Abu Dhabi Biennial: arte pubblica nella città più intellettuale degli Emirati Arabi Uniti
- Postato il 18 aprile 2025
- Arti Visive
- Di Artribune
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Nei giorni caldi di Art Dubai (18-20 aprile 2025) si contende la scena culturale mediorientale la prima edizione della Public Art Abu Dhabi Biennial che, inaugurata a novembre 2024, entra ora nella seconda fase della sua programmazione, con nuove opere di arte pubblica da vedere fino al 30 aprile 2025. Non si tratta, però, di una competizione, quanto piuttosto di una non dichiarata collaborazione che dimostra la natura opposta, ma complementare, delle due città principali degli Emirati Arabi Uniti.

Dubai e Abu Dhabi: le due città degli Emirati Arabi Uniti opposte ma complementari
Mentre Dubai, nota per il lusso sfrenato, conferma la sua identità commerciale per l’alto numero di gallerie qui presenti, la capitale, Abu Dhabi, anche se è emersa successivamente, rivela una struttura più istituzionale: in questi giorni di preview della fiera d’arte contemporanea più importante del Medio Oriente, l’anima più intellettuale dell’art system, il curatore, è, infatti, passato di qui.

La prima edizione della Public Art Abu Dhabi Biennial
Anche dal punto di vista turistico, Abu Dhabi si sta sviluppando con un’offerta diversificata, un po’ per tutte le tasche, in un senso più inclusivo, che si riflette nelle politiche culturali della capitale. Come in questo caso la Public Art Abu Dhabi Biennial. Voluta dal Dipartimento Cultura e Turismo di Abu Dhabi, “è parte di un’iniziativa più ampia, fatta di commissioni di arte pubblica in questa città, ma anche in altre città”, ci dice la sua direttrice Clémence Bergal, spiegandoci come l’Emirato di Abu Dhabi sia il più grande dei sette e arrivi fino al confine con l’Arabia Saudita, con la quale c’è una sana competizione e un obiettivo comune: costruire una memoria collettiva legata all’arte. Ogni anno il Dipartimento investe oltre 35 milioni di dollari USA, per sostenere le industrie creative dell’Emirato attraverso l’arte pubblica.
La mission della prima Biennale di Arte Pubblica di Abu Dhabi
“L’obiettivo è integrare l’arte pubblica nelle città e anche in diversi ambienti, urbani, sociali o desertici per migliorare le infrastrutture pubbliche, migliorare i quartieri”, continua Bergal che, per realizzarlo, ha ideato questo format che invita ogni due anni artisti del posto e internazionali a lavorare con lo spazio pubblico della città e a collaborare con le comunità di Abu Dhabi, formate per l’80% da lavoratori immigrati provenienti da tutta l’area mediorientale e da vari paesi asiatici (soprattutto India, Pakistan, Bangladesh). “Lavoriamo con tutti i cittadini di Abu Dhabi, con i dipartimenti di ricerca, e invitiamo i nostri curatori a fare altrettanto nelle nostre iniziative”. Con lo stesso spirito, ma solo in versione notturna essendo opere di light art, si è svolta l’anno scorso Manar Abu Dhabi, la seconda biennale di Abu Dhabi che si alterna con quella di arte pubblica. “Manar significa luce, in arabo, ed è un misto di natura, acqua, arte e luce insieme. L’idea è di passare da diverse isole, perché Abu Dhabi ha circa 200 isole”.



















Il tema della Public Art Abu Dhabi Biennial: Public Matter
Si svolge, invece, sull’isola principale la Public Art Abu Dhabi Biennial che presenta più di 70 artisti, tra cui artisti emiratini, residenti negli Emirati Arabi Uniti e internazionali, e altrettante opere, 40 delle quali sono nuove commissioni. “Qualcuna di loro forse rimarrà in modo permanente, ma è ancora in discussione”. I percorsi sono otto, concentrati nel centro città e nell’Oasi patrimonio Unesco di Al Ain, legati dal filo conduttore di questa prima edizione, Public Matter, che esplora il concetto di pubblico nel contesto unico di Abu Dhabi, concentrandosi su quattro elementi chiave: ambiente, comunità, urbanistica e componente indigena. Il tema indaga come le condizioni ambientali modellino gli spazi di incontro e le interazioni, e come gli spazi pubblici possano collegare il passato e il presente della città, migliorando il coinvolgimento della comunità e la pedonalizzazione.

I percorsi: dalla Corniche al Terminal Autobs
I percorsi della Biennale sono progettati per incoraggiare il pubblico a passeggiare a piedi o in auto e a riscoprire i luoghi iconici di Abu Dhabi in modi nuovi. C’è quello della Corniche, con la scultura dell’emiratina Farah Al Qasimi che omaggia la tradizione delle perle, la seconda ricchezza del Paese dopo il petrolio, con un’installazione di cinque grandi conchiglie sul lungomare che emettono un coro di voci sintetiche simili al vento; c’è quello dei Parchi Pubblici che attraversa l’Urban Park, il Formal Park, il Lake Park, il Recreation Park e l’Heritage Park con opere di artisti internazionali come Paweł Althamer, Allora & Calzadilla, Kader Attia: in uno di questi spazi verdi l’artista nato a Roma da genitori iracheni, Athar Jaber, riflette sul concetto di assenza nella figura scolpita in un blocco di pietra attraversabile; c’è quello del terminal degli autobus (da qui si può partire alla volta di Dubai in una sola ora e 10 minuti), con il tronco del brasiliano Henrique Oliveira che riflette, invece, sulla repentina espansione urbanistica di Abu Dhabi e sulla conseguente resilienza della natura.

I percorsi: dal Carpet Souq all’Oasi di Al Ain
Protagonista del percorso del Carpet Souq è il monumentale tappeto in erba sintetica di Christopher Joshua Benton, artista con studio ad Abu Dhabi, nato dalla partecipazione della comunità di venditori indiani, afghani e pakistani del vicino mercato; mentre il Teatro Nazionale è completamente immerso nel suono e nelle luci dell’installazione dell’emiratina Afra Al Dhaheri, il percorso della Cultural Fondation, storica istituzione nel cuore della Downtown, è un’occasione per scoprire il nuovo corso dell’egiziano Wael Shawky, presentato in anteprima alla Biennale di Venezia dell’anno scorso: non ci sono più le sue leggendarie marionette, ma attori in carne e ossa che nei movimenti le imitano. Infine il Percorso di Al Ain, città a 2 ore di auto dalla capitale che conserva la vera essenza dell’eredità culturale degli Emirati Arabi: qui la sua Oasi di 1200 ettari con un sistema di irrigazione supportato da palme millenarie, è patrimonio Unesco dal 2011. Il sito comprende anche il Parco Archeologico di Hili e il Forte di Al Jahili. Proprio qui campeggia una delle ultime opere arrivate: Desert Readings dell’artista emiratina Latia Saeed che riflette sull’architettura sostenibile negli Emirati Arabi con la sua scultura in cemento fatto con la sabbia del deserto e acqua del mare.
Claudia Giraud
L’articolo "Abu Dhabi Biennial: arte pubblica nella città più intellettuale degli Emirati Arabi Uniti" è apparso per la prima volta su Artribune®.