A un milione di papa boys tutto è permesso: lo trovo un po’ inquietante

  • Postato il 6 agosto 2025
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  • Di Il Fatto Quotidiano
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La contestazione da noi è arrivata con un anno di ritardo rispetto al Maggio Francese, accompagnata dalla stagione delle stragi di stato, da Piazza Fontana nel Sessantanove a Bologna nell’Ottanta e dal terrorismo rosso: gli opposti estremismi che spinsero gran parte dell’elettorato verso il centro “moderato”. I giovani contestatori volevano cambiare il mondo, e un pochino lo hanno cambiato. I cambiamenti di “ieri”, però, diventano establishment una volta realizzati, anche se solo in parte, e le ondate di giovani, generazione dopo generazione, sono per definizione “contro” il nuovo, diventato vecchio, che le ha precedute. Se non fosse così non ci sarebbe progresso.

La nostalgia per i tempi in cui “contestavo” rimane e guardo con grande simpatia i giovani che, oggi, sono “contro il sistema“. Ci sono, però, grandi differenza nell’essere “contro”, rispetto a 60 anni fa, almeno per una parte di giovani. La sensibilità verso l’ambiente, molto sentita da una porzione significativa di giovani, non esisteva, allora. Le “lotte” erano contro le guerre e le ingiustizie, e riguardavano temi sociali ed economici. Il fatto che il benessere di cui stavamo fruendo, pur protestando, avrebbe eroso il capitale naturale non ci passava neanche per la mente: erano “diritti” che ci dovevamo conquistare, incuranti delle conseguenze ambientali.

Il mestiere che ho avuto la fortuna di fare (il biologo ed ecologo marino) e il privilegio di insegnare all’università, mi hanno tenuto costantemente a contatto con i giovani, a cui insegnavo, e con i problemi relativi all’ambiente, che studiavo. Preso atto del disinteresse politico sui temi ambientali, sia a destra sia a sinistra, ho cercato di stimolarlo, prima di tutto con la ricerca scientifica e, poi, con attività di supporto ai decisori, soprattutto a livello europeo, lavorando con centinaia di colleghi impegnati nella ricerca ecologica e nel suo trasferimento alla politica. Con scarsi risultati di sostanza.

Formalmente abbiamo ricevuto grandi soddisfazioni, a partire dalla Convenzione di Rio de Janeiro sulla biodiversità, per non parlare dell’inserimento di biodiversità ed ecosistemi nell’articolo 9 della Costituzione, e di tutte le Conferenze delle Parti che hanno avvertito della necessità di cambiare strada. Fino al Next Generation EU e al New Green Deal che dovrebbero realizzare politiche di sostenibilità. Ma poi, nei fatti, le parole restano vuote e tutto continua come se niente fosse. Come si rapportano i giovani a tutto questo?

Generalizzando in modo grossolano, si possono dividere in tre categorie. Ci sono gli integrati, dediti a tifo sportivo, social, videogiochi e reality. Gli impegnati politicamente sono una minoranza, ma rumorosa. Le manifestazioni politiche mobilitavano moltissimi giovani impegnati, ma erano ancora di più gli integrati che non partecipavano. Gli impegnati possono essere di destra o di sinistra, ma avete mai visto un impegnato di centro? Il centro è la norma, la destra e la sinistra deviano dalla norma e, senza deviazione dalla norma, il progresso non è possibile. Non dico che ogni deviazione sia progresso, ma i giovani devianti sono il motore dell’innovazione.

In questi giorni tantissimi giovani, dicono un milione, sono andati a Roma a un raduno per il Giubileo, come i papa boys ai tempi di Giovanni Paolo II. Questi rappresentano la terza categoria, i religiosi che, ai tempi della contestazione, quasi non esistevano. Ho letto resoconti entusiastici di quel raduno che, in effetti, mi ha ricordato Woodstock e lo slogan Peace and Love, con il Papa al posto di Roger Daltrey e Jimi Hendrix.

Il Giubileo promette la remissione dei peccati attraverso la confessione (pare ci fossero mille sacerdoti a celebrare confessioni) e il passaggio attraverso la porta santa. Da quel che mi è parso di capire questi giovani non chiedono rispetto per la natura, come chiese Francesco con Laudato Si’, predicando la conversione ecologica. Chiedono, genericamente, pace e amore. Ricordano Tajani. I convertiti all’ecologia, invece, sono trattati come ecoterroristi, i gretini, e sono criminalizzati anche quando, con azioni non violente, chiedono che dalle parole si passi ai fatti.

Francesco è presto dimenticato, e si torna al misticismo e alle invocazioni divine. Povero John Lennon che, in Imagine, immagina un mondo senza religione. Chi professa una fede, per definizione, non ha dubbi e pensa di essere nel giusto. Chi ha dubbi è un relativista.

L’accusa di ideologismo, spesso rivolta a chi si oppone al sistema, non viene rivolta a chi professa la fede in una divinità, rinunciando al dubbio. Ne troviamo esempi in tutte le divisioni tra cristiani, ebrei, musulmani, ognuno con le proprie incrollabili certezze e un malcelato disprezzo per i “senza dio” da una parte, e per chi crede in un falso dio dall’altra.

L’Italia è stata per decenni governata da “moderati” che si professavano democratici e cristiani e, negli anni Duemila, Comunione e Liberazione esercitò un potere in diverse regioni, culminato con l’incarcerazione del Celeste Formigoni che, ora, si ripresenta nell’agone politico. Gli attuali detentori dei potere baciano rosari e si professano cristiani, ma promulgano leggi contro il dissenso giovanile. Vanno bene i giovani che chiedono la remissione dei peccati con la confessione e il passaggio attraverso la Porta Santa e che, genericamente, chiedono pace e amore, in nome del loro Dio. Trovo tutto questo un pochino inquietante e, tornando a Imagine, forse non sono il solo.

Qualcuno ha notato le montagne di rifiuti, la paralisi dei trasporti pubblici e l’occupazione di suolo pubblico. Se lo si fa in nome dell’ambiente è ecoterrorismo, ma se si fa in nome di Dio… tutto è permesso. A patto che non si chieda la conversione ecologica. Quella no.

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Il Fatto Quotidiano

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