A rischio il processo sulla strage di Brescia: trasferito il presidente della della Corte d’Assise

  • Postato il 14 luglio 2025
  • Giustizia
  • Di Il Fatto Quotidiano
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È a rischio il processo per la strage di piazza della Loggia in corso davanti alla Corte d’Assise di Brescia. Alla sbarra c’è Roberto Zorzi, accusato di essere uno degli esecutori materiali dell’attentato neo fascista del 28 maggio 1974. Dopo la condanna in aprile di Marco Toffaloni, il procedimento con Zorzi come imputato rischia invece uno stop, dovuto al trasferimento al settore civile del tribunale di Brescia del presidente della Corte d’Assise Roberto Spanò, che avverrà ufficialmente il prossimo 8 settembre.

La scelta del magistrato, il cui nome è legato ai principali casi di cronaca giudiziaria bresciana sin dagli anni Novanta, è arrivata dopo che il Csm nei giorni scorsi ha avviato la pratica per trasferire il sostituto procuratore Roberta Panico per incompatibilità. La pm della direzione distrettuale antimafia a Brescia è infatti la moglie di Spanò. L’incompatibilità era stata sollevata di fronte al Consiglio superiore della magistratura dalla presidente della Seconda sezione penale Cristina Amalia Ardenghi nel 2023, dopo che da 17 anni la coppia lavora nello stesso tribunale senza mai essersi incrociati in aula per un processo.

Con il trasferimento di Spanò al tribunale civile, decade l’incompatibilità con la moglie in Procura. L’istituto infatti mira a garantire l’indipendenza e l’imparzialità della magistratura evitando situazioni in cui legami familiari, personali o professionali possano influenzare l’esercizio delle funzioni giurisdizionali. La prima commissione del Csm ha già proposto l’archiviazione della pratica, disponendo l’applicazione di Spanò ai “processi penali – che sta presiedendo – prossimi alla decisione”. Mercoledì 16 luglio il plenum del Csm deciderà sulla definitiva chiusura del caso. Non è chiaro cosa ne sarà del processo sulla strage di Brescia che rischia di dover ripartire da capo con il cambio di presidente. Con 22 testimoni ascoltati su 139 non può essere infatti ritenuto un procedimento “prossimo alla decisione”.

“Nel corso dei 17 anni di convivenza all’interno del medesimo Palazzo di Giustizia non sono mai insorte criticità da parte dell’utenza, ossia da parte di coloro che, almeno astrattamente, avrebbero potuto avere interesse a segnalare eventuali profili di incompatibilità”, scrivono i due magistrati, nella memoria depositata al Csm contro la pratica di incompatibilità. “I dati statistici – hanno scritto Spanó e Panico – hanno dimostrato che, a far data dall’anno 2018, solo 3 processi su 1830 (di cui uno monocratico) sono transitati dalla prima alla seconda sezione penale in ragione dell’incompatibilità”. E ancora: “Abbiano sempre agito con trasparenza alla luce del sole, senza mai nascondere nulla. Abbiano esplicitato senza ritardo sin dall’insorgere il nostro legame affettivo. Non siamo mai stati ricusati, né in ragione del rapporto di coniugio, né per altri motivi. Mai si sono verificate interferenze tra le reciproche attività lavorative”.

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Il Fatto Quotidiano

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