A Palermo una storica cartoleria diventa centro culturale. Nascono le Officine Bellotti

Era meta abituale di famiglie, studenti, professionisti di ogni settore, artisti, architetti: per decenni la ditta De Magistris-Bellotti è stata a Palermo il tempio più istituzionale della carta e delle migliori cartiere d’Italia, tra infinite gamme di colori, texture e grammature, e poi ogni sorta di cancelleria, strumenti per il disegno tecnico, agende, arredi e accessori di pregio per uffici, cartelle e ventiquattrore realizzate con i migliori pellami. Approdata nel capoluogo siciliano all’inizio del secolo scorso, in uno spazio lungo la via Roma – elegante arteria del centro storico, un tempo dalla forte vocazione commerciale – l’azienda milanese De Magistris affida la direzione a un suo dipendente, Vincenzo Bellotti, il quale negli Anni Venti rileva il marchio e acquista dei nuovi locali in Via Gagini, poco distante dall’originaria sede, inglobando via via l’ex saponificio Senes e alcuni blocchi dell’adiacente ex convento dei Domenicani; qui concentra il negozio, gli uffici, i depositi e il nuovo business della tipografia e legatoria.
Così nasce la De Magistris-Bellotti. Un’icona consumatasi nel corso di un secolo: superata la feroce parentesi bellica, partecipò al clima effervescente del boom economico, prosperando e rafforzando il proprio status, fino ai primi scricchiolii avvertiti tra gli Anni Ottanta e Novanta. La discesa fu però progressiva e l’esito inevitabile: tra le nuove crisi finanziarie su scala globale e i radicali mutamenti dovuti all’esplosione dell’e-commerce, le attività cessarono nel 2012. 

officine bellotti ingresso in via gagini con vetrine su strtada A Palermo una storica cartoleria diventa centro culturale. Nascono le Officine Bellotti
Officine Bellotti, ingresso in via Gagini con vetrine su strtada

L’intervista a Manuela Plaja di Officine Bellotti

Ancora forte è l’eco di questo pezzo di storia locale, tra i simboli perduti di una borghesia operosa che nel corso del Novecento fu per Palermo motore economico e culturale. La memoria dell’autorevole marchio è rimasta congelata per anni tra le insegne dismesse, le saracinesche chiuse e i locali in stato d’abbandono; un’eco che oggi torna in forma nuova, grazie al lavoro di riqualificazione compiuto all’interno del grande complesso di via Gagini. Nel 2022, in uno degli ambienti già a norma, presi in affitto e ristrutturati, si inaugurava Radici. Piccolo Museo della Natura, centro polifunzionale a vocazione ecologica, tutto dedicato ai bambini. Due anni dopo, nell’estate del 2024, si aprivano le porte delle Officine Bellotti: una partenza ufficiosa, nell’attesa di concludere i lunghi iter burocratici e di avviare la programmazione. È la primavera del 2025 che segna l’opening ufficiale di questo luminoso e articolato spazio, esemplare di archeologia industriale recuperato con equilibrio, grazie all’efficace e discreto intervento di restauro. A raccontarci il nuovo corso è oggi Manuela Plaja, palermitana, tra i soci che hanno raccolto la sfida e costruito una realtà così innovativa per Palermo.

manuela plaja 2 A Palermo una storica cartoleria diventa centro culturale. Nascono le Officine Bellotti
Manuela Plaja – Officine Bellotti



Che spazio sono le Officine Bellotti? Con quale vocazione nascono?
Si tratta di uno spazio polivalente in cui ogni stanza, ogni sala, ha caratteristiche diverse e si presta dunque, in modo duttile, a esigenze progettuali diverse. Al centro c’è la progettazione di attività culturali.

Quando e come le avete rilevate?
Circa 15 anni fa ho fondato, insieme al musicista Lucio Garau e al musicologo Gabriele Garilli, discendente della famiglia Bellotti, l’Associazione culturale Her(t)z, con cui nel 2017 abbiamo progettato una manifestazione di musica contemporanea. Grazie a Gabriele abbiamo potuto realizzarla proprio in uno dei depositi Bellotti: era uno spazio in buone condizioni, però poco funzionale, posto di fronte agli edifici principali, molto più consoni all’attività musicale, ma ormai da decenni in stato di totale abbandono.
Così siamo entrati in comproprietà con gli eredi, su una superficie indivisa ben più ampia di quella oggi gestita dalle Officine Bellotti. Abbiamo poi scambiato le zone di facile recupero e già in regola, quindi di maggior valore, con la ex-tipografia e con parte di magazzini e uffici, ovvero la parte per noi più interessante, anche se la più impegnativa: erano ampi, idonei alla creazione di un teatro, di sale espositive e di ambienti per la progettazione e la produzione in diversi settori professionali, da mettere in comunicazione.

L’impegno economico sarà stato importante, uno sforzo – immagino – pari alla motivazione. 
Abbiamo impiegato tutti i nostri risparmi, destinando quel poco di risorse in più che l’essere già nell’età dei lutti ha purtroppo concesso. E abbiamo stipulato un mutuo non ancora estinto. L’unico contributo pubblico che eravamo sicuri di ottenere non è arrivato a causa dello storno dei fondi pubblici conseguente alla pandemia. Tuttavia, dopo anni di attività culturale a Palermo, fin dai primi Novanta, il problema della carenza di spazi adeguati per la ricerca e lo scambio fra diversi settori creativi era sentito da noi come una dolorosa costante. Questo ci ha dato la spinta per affrontare il recupero della ex De Magistris-Bellotti. Spazi storici, pieni di fascino e inusuali nel sud Italia.

I nuovi spazi delle Officine Bellotti

Dal punto di vista della riqualificazione, tra memoria del luogo e innovazione, che tipo di intervento è stato realizzato?
Malgrado l’abbandono prolungato, malgrado il degrado, entrare in questi spazi ha significato sentirne la voce e le potenzialità. L’ipotesi di stravolgerne o variarne la struttura non è mai stata presa in considerazione. Con l’Ingegnere Giorgio Ferrara, direttore dei lavori, abbiamo deciso come affrontare, riducendole al minimo, le variazioni necessarie a realizzare impianti a norma, a rendere ancor più agevole la comunicazione tra le diverse zone e l’accesso alle uscite di emergenza, ad aumentare il numero dei bagni ed eliminare eventuali barriere architettoniche. Ogni variazione è stata realizzata in modo quasi impercettibile.
In quello che era l’ex negozio di accessori si trova oggi l’ingresso, con piccole sale espositive e uffici, da cui si accede alla corte con giardino: qui si trova l’edificio su due livelli che ospitava la tipografia e la legatoria, e che prima dell’arrivo di Bellotti era la sede di un saponificio. Al pianterreno si articolano altri uffici, un’aula formazione, la sala teatro e la caffetteria, mentre al primo piano si trovano le ampie sale espositive. All’ammezzato c’è infine un grazioso terrazzino interno. Dall’ingresso si raggiungono anche gli ex magazzini della cartoleria, dove abbiamo lasciato integra la struttura con i vecchi scaffali per le merci e poi con quelli destinati ai grandi fogli di carta per gli artisti: è uno spazio suggestivo, ideale per interventi artistici site-specific. 

Come avete ripensato ambienti e atmosfere?
Per la definizione dei pavimenti, e in generale per la parte estetica, il progetto e la realizzazione sono stati dell’architetto italo-norvegese Vincenzo Marchese. Sua, per esempio, la scelta del binario luminoso all’ingresso di via Gagini: l’illuminazione segue le asimmetrie degli archi e trasforma in coerenza e fascino l’irregolarità della struttura. Sua la realizzazione del bancone in legno della grande caffetteria e dei suoi arredi, semplici e senza tempo, quindi sospesi tra memoria e innovazione. Ma le vere innovazioni sono nelle scelte tecnologiche. Soprattutto in teatro, dove l’impianto di amplificazione a numerosi canali rende possibile anche la diffusione della musica acusmatica.

Il progetto è completo o c’è ancora qualche spazio da riconvertire?
Stiamo studiando attualmente come recuperare l’edificio adiacente alla ex-tipografia per trasformarlo in foresteria. Un obiettivo che è sempre stato parte essenziale del nostro progetto. Anche questo è un luogo bello e particolare, adiacente al giardino, silenzioso, con alcuni spazi esterni rivolti verso l’edificio dei Domenicani. Per questa fase, dal punto di vista economico meno impegnativa rispetto a quanto già realizzato, speriamo di attrarre investimenti privati e di poter accedere a bandi pubblici.

Officine Bellotti, ex magazzini, scaffalature per carte d'artista. Ph. Gabriele Lentini, 2018
Officine Bellotti, ex magazzini, scaffalature per carte d’artista. Ph. Gabriele Lentini, 2018

Officine Bellotti: attività ed economie

Raccontami meglio di voi soci: che formazione avete?
Gabriele Garilli è musicologo e docente presso il Conservatorio di Palermo. Ha collaborato nella fase iniziale al progetto delle Officine Bellotti, ma da qualche anno ha deciso di uscirne per dedicarsi maggiormente allo studio e all’insegnamento della Storia della Musica. Lucio Garau è interprete e compositore e svolge attività di ricerca in diversi settori quali l’organologia, l’etnomusicologia, la riproduzione tecnica del suono e l’approfondimento della musica acusmatica. È direttore artistico degli Amici della Musica di Cagliari e del MiniM ensemble. Poco dopo la fondazione della società Officine Bellotti è entrata a farne parte Rossella Giordano, organizzatrice e operatrice culturale da moltissimi anni. Nel 1991 ha fondato con me Sintesi Cultura, la società con cui abbiamo prodotto numerose importanti manifestazioni di musica e arte contemporanea: tra queste, per citarne solo una, la mostra di Christian Boltanski al Monte dei Pegni di Palazzo Branciforte, prima della chiusura per i restauri di Gae Aulenti.
E infine io, che mi sono laureata in musicologia, approfondendo soprattutto la conoscenza della musica del Novecento. Ho immediatamente tradotto la mia passione per le arti in impegno organizzativo per il loro sostegno e la loro diffusione. E spero, con le Officine Bellotti, di poter offrire alla creatività un’occasione, piccola ma efficace, per fare rete.

Pensate di arruolare nel team dei curatori / direttori artistici?
Al momento stiamo lavorando su progetti da noi elaborati negli ultimi due anni, ma tra alcuni mesi vogliamo creare una squadra, in cui i confini tra le diverse specializzazioni risultino almeno un po’ sfumati, così da condividere trasversalità e multimedialità. Appunto, fare squadra.

All’interno, oltre ai progetti artistici da voi coordinati, quali attività si svolgono?
Oltre che con la caffetteria aperta da poche settimane, la nostra attività si sostiene grazie agli affitti degli spazi. Quindi ci sono altre attività non gestite da noi, come quella dell’ente di formazione Hermes finalizzata all’esame di abilitazione per avvocati. E a giugno uscirà su Amazon Prime la prima stagione di una serie interamente realizzata qui dallo Studio di animazione Megadrago. Qualche tempo fa abbiamo ospitato parte della produzione (sartoria, trucco e parrucco, uffici) della serie Il Gattopardo. Il teatro viene affittato per congressi, seminari e altre iniziative; in questo momento ospita le prove del prossimo concerto dell’Orchestra Nazionale Barocca.

officine bellotti veduta della mostra di antonio micciche stagioni di caccia 2025 ph fausto brigantino A Palermo una storica cartoleria diventa centro culturale. Nascono le Officine Bellotti
Officine Bellotti, veduta della mostra di Antonio Miccichè “Stagioni di caccia”, 2025. Ph. Fausto Brigantino


Dopo un’apertura sottotraccia, quando ancora non era tutto pronto dal punto di vista delle autorizzazioni, siete partiti con la programmazione vera e propria. Quali attività avete avviato e quali contate di sviluppare?
Questi spazi hanno avuto problematiche burocratiche, spesso impreviste, superate le quali abbiamo voluto aprire le porte al pubblico immediatamente, anche senza una programmazione dettagliata dei prossimi concerti e spettacoli multimediali. Sono invece già programmate molte esposizioni. In autunno ospiteremo la personale di un’artista palermitano, Fabio Sciortino: anche lui, come Antonio Miccichèartista con cui abbiamo inaugurato – è assente da Palermo da moltissimi anni. Dal 2 al 12 settembre ospiteremo il regista e drammaturgo polacco Kzystian Lupa, tra le figure più prestigiose del teatro internazionale, per un workshop rivolto ad attori e registi provenienti da Francia, Polonia, Italia. Il workshop, curato da Marzenna Maria Smolenska e con la partecipazione dell’attore Piotr Skiba, sarà arricchito da una arricchirà e da un momento di restituzione pubblica del lavoro svolto.

Tasto dolente: le economie. Quelle per la gestione di un posto così grande e quelle per la programmazione culturale. Come vi state finanziando e che tipo di sostenibilità immaginate per il futuro?
Speriamo in una regolarità degli introiti dall’affitto temporaneo degli spazi, idonei a diverse esigenze. A giugno ospiteremo nuovamente un congresso medico e speriamo nel giro di pochi mesi di ampliare questo tipo di clientela. Abbiamo avviato i contatti con alcune agenzie per l’organizzazione di eventi aziendali. Crescono, seppur lentamente, le richieste per uffici temporanei e corsi di formazione. Continuiamo a sperare nella creazione della foresteria che, oltre a completare il progetto, garantirebbe liquidità.
Per la nostra produzione culturale ci stiamo riattivando per avere contributi e sostegno da parte delle istituzioni pubbliche, sondando anche la possibilità di collaborazione con enti nazionali e sponsor. L’offerta culturale di qualità resta il nostro obiettivo e ciò che ci ha spinto al recupero di questa area di archeologia industriale.

A tal proposito, l’affitto degli spazi copre parte dei costi e costituisce anche un valore per la città. Ma il rischio è quello di diventare un contenitore aperto a chiunque abbia contenuti già finanziati. Le conseguenze possono essere due: accettare anche proposte mediocri e non sviluppare un’identità riconoscibile. Vi siete posti questo problema?
È questa la sfida. Dopo l’enorme lavoro affrontato in questi anni vogliamo rivolgere maggiore concentrazione sul trasmettere e rendere visibile la nostra identità. Noi soci condividiamo una prospettiva da diversi anni, si tratta di riportarla alla luce. E il rischio di diventare contenitori aperti per iniziative culturali non di qualità è mitigato dal fatto che per l’affitto non ci rivolgiamo esclusivamente a questo settore. Alcune esperienze ci hanno già fatto ricredere sull’opportunità, anche economica, di ospitare contenuti poco interessanti dal punto di vista culturale.

Che risposta c’è stata finora, dal pubblico di settore e da quello generico? Senti che questo posto potrà diventare un riferimento, un luogo di socialità?
C’è grande interesse verso questo spazio. La sua peculiarità viene immediatamente percepita dai fruitori della cultura, così come dai turisti o dai passanti, incuriositi dalla prospettiva che offre l’ingresso. Per il momento la risposta è stata incostante, molto diversa da un giorno all’altro. Ma siamo ufficialmente aperti da poche settimane. Contiamo davvero nel fatto di poter diventare un luogo di comunità e di relazione.

Helga Marsala

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L’articolo "A Palermo una storica cartoleria diventa centro culturale. Nascono le Officine Bellotti" è apparso per la prima volta su Artribune®.

Autore
Artribune

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