A Lendinara un bosco spontaneo dentro l’ex zuccherificio rischia di sparire per far posto a nuovi edifici

  • Postato il 28 ottobre 2025
  • Ambiente
  • Di Il Fatto Quotidiano
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A Lendinara, comune in provincia di Rovigo, c’è un bosco spontaneo che rischia di essere abbattuto. Per lasciare il posto a nuovi edifici. La zona? A contatto con l’abitato. Insomma un cuscinetto naturale da conservare per alcune associazioni ambientaliste e anche secondo le opposizioni in consiglio comunale. Meglio, da valorizzare. Il bosco è cresciuto all’interno dello storico zuccherificio, inaugurato nel 1900 e chiuso definitivamente il 1983. L’area a sud della ferrovia Verona-Legnago-Rovigo e a est della strada provinciale 17 che porta a San Bellino, si estende su circa 199mila metri quadrati dei quali oltre 167mila quelli nei quali si trovano i resti della struttura industriale e il bosco. Che si sviluppa, circondato da un’ampia fascia alberata nel settore più esteso centro meridionale, su almeno 8 ettari.

La vendita all’asta e la variante in Consiglio comunale

Nel 2010 la proprietà è messa all’asta dal Tribunale di Rovigo. Dopo diversi tentativi, la vendita arriva a luglio 2022: se l’aggiudica un imprenditore del vicentino. Commentando la notizia il sindaco Luigi Viaro – che nel 2019 avrebbe voluto trasformare l’area verde “in una grande area residenziale” – sostiene che “il Consiglio comunale sarà presto chiamato a dire la sua dal punto di vista dell’utilizzo urbanistico”. A dicembre 2024 il consigliere d’opposizione Moreno Ferrari confessa: “Siamo preoccupati perché un industriale che si occupa di chimica compra un’area a ridosso del centro cittadino e non si sa cosa vuole farne”. L’adozione della variante n. 7 al Piano degli Interventi del Comune deliberata dal consiglio comunale il 28 luglio 2025 fa chiarezza, almeno per certi versi.

I 39mila metri quadri di “superficie coperta”

Nella Relazione illustrativa si spiega che nell’ambito ex zuccherificio “si prevede un adeguamento normativo volto a disciplinare in maniera più puntuale la riqualificazione dell’area”. Riqualificazione che nelle Norme tecniche operative si spiega, attraverso un accordo tra il privato proprietario dell’area e il Comune, permetterà “la realizzazione di una superficie coperta logistica massima di 39.000 mq”. E si specifica che dovrà essere “subordinata alla realizzazione di opere di mitigazione, standard urbanistici, opere viabilistiche e altre opere pubbliche a titolo perequativo”. In più punti compare il riferimento alla circostanza che parte dell’area “è assoggettata a vincolo boschivo” e quindi “è vietata qualsiasi riduzione della superficie forestale salvo espressa autorizzazione dell’autorità forestale competente per territorio”.

La protesta delle associazioni

Ma dal momento che la variante apre le porte ad una edificazione e quindi all’abbattimento del bosco, sei associazioni ambientaliste del territorio rodigino – Italia Nostra, Legambiente, LIPU, WWF Rovigo, Il Tarassaco e Movimento Azzurro – inviano le loro osservazioni a Comune, Regione Veneto e Soprintendenza di Verona, Rovigo e Vicenza chiedendo se “sono state inoltrate alla Regione Veneto dai proponenti le richieste di riduzione di superficie forestale, e se tale riduzione è stata approvata, e con quali eventuali prescrizioni”. Ma anche se “negli atti autorizzativi relativi alla richiesta di trasformazione dell’area (…) si tiene conto della valenza storico architettonica dei fabbricati dell’Ex Zuccherificio, il primo in Polesine”. Per Fabio Bellettato, presidente Italia Nostra Rovigo, “un più che ragguardevole esempio di archeologia industriale sulla cui tutela, e quindi la valutazione dell’apposizione di un vincolo culturale, abbiamo chiesto l’intervento della Soprintendenza”.

Dai tigli agli aironi, cosa è a rischio

Quindi la variante non metterebbe a repentaglio non solo il bosco, ma anche un esempio di archeologia industriale, riconosciuto come elemento di interesse artistico, storico, architettonico e paesaggistico nel Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale di Rovigo. “Ai tigli, in alcuni casi ultra-centenari, che delimitavano uno spazio aperto del complesso industriale, si sono aggiunti delle querce, dei frassini e degli olmi”, spiega a ilfattoquotidiano.it Eddi Boschetti, presidente di WWF Rovigo. Aggiungendo che “il sito ospita una garzaia attiva, ovvero una colonia di uccelli acquatici, che nidificano in ambienti umidi e boscati. Secondo l’Atlante delle Garzaie del Triveneto, sono presenti l’airone cenerino, la garzetta e l’airone guardabuoi”.

Quel vincolo regionale del 2019 (ignorato)

Un luogo del quale la natura si è riappropriata, incrementandone i caratteri. Un ecosistema complesso con una superficie boscata a tutti gli effetti, riconosciuta a settembre 2019 dall’Unità Organizzativa Forestale della Regione Veneto, che ha notificato il provvedimento anche al Comune, assoggettandolo a vincolo che ne vieta l’eliminazione, anche parziale, se non previo provvedimento autorizzativo della Regione. Peccato che il vincolo sia stato inserito dal Comune solo a luglio 2025. “È incredibile pensare che, nelle cinque varianti urbanistiche portate in Consiglio comunale, nessuno della maggioranza si sia preoccupato di aggiornare gli atti e tutelare l’area”, ha sottolineato ad ottobre scorso Stefano Borile, consigliere di minoranza di Atene nel Polesine.

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Il Fatto Quotidiano

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