A Genova grandi opere in ritardo, assist per Salis ma la Superba finirà sott’acqua

  • Postato il 15 giugno 2025
  • Politica
  • Di Blitz
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Mentre la bella sindaca di Genova Silvia Salis incomincia a girare per la città come una regina, circondata dalla sua corte, prevalentemente femminile, una grande frenata rischia di compromettere lo sviluppo della Superba, proprio nel suo passaggio al femminile, dopo i roboanti anni del sindaco Marco Bucci e dei suoi epigoni.

E questo potrebbe proprio fare il gioco della ex presidente del Coni, diventata sindaca di Genova, la sedicesima nel Dopoguerra.

È di questi giorni la notizia che la Superdiga che si sta instancabilmente costruendo al largo di 500 metri da quella esistente, realizzata a fine ‘800, è gravemente in ritardo. Solo i lavoro di appilamento della base di questa opera, sessanta metri sotto il livello del mare, per una lunghezza di sette chilometri, sono in ritardo di un anno e mezzo.

I cassoni che, nel numero di 90, alti trentacinque metri, larghi quaranta, dovrebbero essere posati su questa base, sono soltanto nove, dopo due anni di lavori e il traguardo della fine del 2026 si allontana pericolosamente.

In ritardo la super diga di Genova

A Genova grandi opere in ritardo, assist per Salis ma la Superba finirà sott’acqua  Nella foto Genova da Castelletto
A Genova grandi opere in ritardo, assist per Salis ma la Superba finirà sott’acqua – Blitzquotidiano.it (foto di Sergio Gandus)

Sono stati trovati i siti dove costruire questi colossi, ma l’operazione è troppo lunga per r rispettare i tempi previsti e un po’ troppo ottimisticamente lanciati da Marco Bucci, che è il commissario straordinario dell’opera, oltre ad essere il presidente della Regione Liguria.

Inoltre lo scavallamento in avanti produrrà effetti sui finanziamenti che in parte consistente sono garantiti dal PNRR: in tutto oltre sei milioni di euro.

In queste condizioni l’opera, che ha non solo l’obiettivo di consentire l’arrivo a Genova delle mega navi del futuro, lunghe oltre quattrocento metri, necessarie ai nuovi traffici mondiali, ma anche quello di difendere la città dall’inevitabile alzamento marino, che è già cominciato e che nei prossimi anni potrebbe raggiungere un livello superiore a due metri.

I rischi per Sottoripa

Questo rischio mette a repentaglio le banchine di Ponente della città, dove si lavora allo scarico delle merci, ma anche il Porto Antico, dove attraccano le meganavi da crociera, i traghetti e dove Renzo Piano nel 1992 del Cinquecentenario Colombiano ha creato la nuova area turistico storica di accoglienza, dall’Acquario, tra le prime attrazioni in Italia per numero di visitatori, ma anche al resto di un disegno artistico-architettonico, che ha cambiato l’affaccio di Genova sul mare.

Finirebbero sott’acqua non solo l’Acquario stesso, il Bigo, ma le palazzine restaurate, i Magazzini del Cotone, il porto turistico annesso e l’acqua potrebbe arrivare fino alla zona che ha un nome ora coincidente con un possibile destino: Sottoripa.

È l’area storica che segna il confine più basso dei caruggi in una, appunto, ripa con portici e botteghe storiche al di sopra delle quali si dipana la ragnatele dei vicoli che sono in salita rispetto a questa frontiera, dove si racchiude la storia embrionale della città.

Non a caso Genova è nata nella sua prima origine proprio intorno al monte del Castello, sopra la ripa dove c’è stato il primo insediamento urbano, sopra alle prime banchine, quelle medievali.

Il riparo delle nuova superdiga sarebbe quindi essenziale anche come protezione di questa area profonda per storia e orografia stessa. Senza contare che pezzi della vecchia diga dovrebbero essere mantenuti, anche se in una minima parte, come reperti storici, testimoni dell’epoca che ha visto il passaggio del trasporto marittimo, dalla vela al motore .

L’altra operazione che sta rischiando un ritardo imprevisto nella lunghezza dei tempi è il Terzo Valico, il collegamento veloce ferroviario tra Genova e Milano, che implica la costruzione di una mega galleria di 37 chilometri nell’Appennino, tra Genova e Novi Ligure.

Questa ciclopica costruzione, che la città attende da oltre un secolo, per dare uno sfogo al trasporto dal porto, oggi interamente concentrato sulle autostrade (da qui il loro logoramento e pure il crollo del ponte Morandi esattamente sette anni fa) è arrivata a un passo dalla sua realizzazione che era stata promessa dal governo Meloni per la fine del 2026.

Ma oggi un un imprevisto tecnico insuperabile al momento (che Blitzquotidiano ha raccontato per primo oltre un anno fa) ha provocato il blocco dei lavori, fermi nel punto decisivo appunto da un anno.

Si tratta della famosa bolla di gas che blocca lo sfondamento dell’ultimo pezzo della galleria per una lunghezza di un chilometro e mezzo nell’entroterra di Voltaggio, provincia di Alessandria; nella Val Lemme.

Fin’ora non sono ancora ripartiti i lavori per sfondare questo diaframma, che impedisce il completamento di uno scavo che è il più grande in Italia, in un cantiere che oggi impegna oltre cinquemila lavoratori, il cui capofila  è l’ex Impregilo Salini, oggi Webuild.

Il governo, attraverso il genovese Edoardo Rixi, vice ministro delle Infrastrutture, e i tecnici, attraverso il commissario dell’opera Mauceri, ha garantito di avere trovato le soluzioni. Si tratta di infilare nella montagna dei tubi capaci di aspirare il gas pericoloso (e neppure sfruttabile una volta estratto) e di portarlo all’esterno permettendo finalmente agli operai e ai mezzi di scavo tradizionali di “sfondare” l’ultimo miglio.

Ma questa operazione non è ancora cominciata. Dovrebbe essere realizzata, secondo le previsioni, a luglio. Su tutta la vicenda è calato un silenzio pieno ovviamente di sospetti.

Intanto la data del 2026 è diventata come una barzelletta e ora si parla addirittura del 2030. Infatti, terminato lo scavo, sarà il momento di piazzare i binari nelle due canne della galleria, attrezzare tutta la linea e collaudarla.

Operazioni che sono certamente più veloci di uno scavo diventato complicato e non solo per il gas, ma anche per la sorprendente orografia della montagna intrisa di amianto e molto più “pesante” del previsto, al punto di seppellire quasi le talpe che scavavano e che sono bestie di 300 metri di lunghezza.

Si dice che queste difficoltà siano state provocate anche da una correzione del percorso in fase progettuale che ha fatto incontrare questa zona così densa di ostacoli. Ma non basta.

La linea ultra veloce Genova-Milano prevede anche la realizzazione del quadruplicamento della tratta tra Tortona e Milano per impedire che i treni che sbucano dalla supergalleria debbano essere messi in coda al traffico abituale che scorre verso il capoluogo lombardo e che è densissimo soprattutto da Pavia. Questa opera molto più rapida dello scavo è stata progettata, ma non è ancora finanziata. E, quindi, il supertreno lo sarà solo fino a Novi Ligure e non oltre, “tagliando” i tempi intorno all’ora di percorso (oggi si tratta di un’ora e mezza) e non ancora fino ai trenta, quaranta minuti del progetto iniziale, studiato a Genova da uomini di buona volontà nel lontano 1988.

Fu allora che l’operazione partì con la costituzione del Cociv, il consorzio di progettazione e costruzione, che tutt’ora con azionisti ben diversi dal tempo iniziale, cerca di concludere l’opera.

Sono passati più di quaranta anni e il traguardo si allontana ancora. Si spera solo che non si arrivi ai cinquanta anni di tempo per la costruzione che sarebbe un record elefantiaco.

Il combinato disposto dei due “grandi ritardi” della diga e della linea ferroviaria cambiano un po’ le prospettive di sviluppo della città, almeno come era stato concepito, soprattutto da Marco Bucci, il sindaco che aveva dato un grande impulso a queste due grandi opere, collegandole ad altre che stanno marciando (o dovrebbero marciare) in città, tra tunnel subportuali, Skymetro, cioè metropolitana di superficie nella Valbisagno, funivie di collegamento tra il porto antico e le alture di Genova.

E così la sindaca trionfante alle elezioni si trova davanti un modello di città più consono al suo programma concentrato sui bisogni dei cittadini della Genova anno 2025, la più vecchia d’Europa, fragile, bisognosa di assistenza, fatta di famiglie prevalentemente composte da una sola persona ( il 45 per cento) un po’ ripiegata su se stessa.

La costruzione di infrastrutture sociali, il mantra di Salis, si sovrappone a quella di infrastrutture materiali che sono in ritardo e difficili e sempre più complicate nella loro prospettiva di sviluppo, con i tempi che corrono e che condizionano i traffici mondiali.

Anche per questo l’ex campionessa olimpica, che sognava di fare il sindaco fino da bambina, ora ha un terreno più facile davanti a se e alla sua compagine di centro sinistra extralarge.

I dissidi interni possibili in una coalizione che va da Renzi a Conte si dipanano da soli, se la grande questione ambientale , di nuove cementificazioni della città, di grandi opere, si risolve così.

E allora vai con i piani di grande pedonalizzazione della città, di un concetto di cultura più intellettuale e meno sparato sui Grandi Eventi, sui tappeti rossi, di integrazioni sociali più sostenute da apparati comunali dedicati. Ed ecco la Genova diversa che il nuovo ciclo deve affrontare con le capacità che deve dimostrare. Ben inteso.

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Autore
Blitz

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