A Ferrara ci sono due grandi mostre su Alphonse Mucha e Giovanni Boldini
- Postato il 14 aprile 2025
- Arte Moderna
- Di Artribune
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A Ferrara, Palazzo dei Diamanti propone per questa stagione due nuove grandi mostre. La prima vede protagonista Alphonse Mucha (Ivančice, 1860 – Praga, 1939) con oltre 150opere tra dipinti, disegni, fotografie, manifesti, oggetti che ne descrivono l’intera vicenda biografica e artistica. L’altra è un progetto su Giovanni Boldini (Ferrara, 1842 – Parigi, 1931) con un focus sul tema del ritratto femminile della donna moderna. Quest’ultima conta 40 opere tra dipinti ad olio, pastelli, acquerelli, disegni e incisioni selezionati fra quelli custoditi nel Museo a lui intitolato.
Alphonse Mucha in mostra a Palazzo dei Diamanti a Ferrara
Le opere di Mucha incarnano lo spirito dell’Art Nouveau, dove a dominare sono l’eleganza e il suo stile inconfondibile nel rappresentare le donne. Attraenti, seducenti, eleganti, energiche, emancipate e creatrici del proprio destino. Figure dai capelli folti e dagli sguardi affascinanti, che incarnano la bellezza femminile.
Questo appare evidente nella serie de Le stagionie in Gismonda del 1894. Un lavoro, quest’ultimo, che mette al centro una figura alta e slanciata, adorna di un abito raffinato, elegante nelle sue decorazioni. Ne risalta dunque la forma statuaria. L’artista utilizza componenti naturali, come le foglie di palma che questa tiene nella mano sinistra, che si combinano con i temi decorativi sullo sfondo e con l’abito stesso. Le cromie morbide, attenuate, oro, blu e verde, suscitano un senso di appartenenza, un’atmosfera di lusso.

La “Medea” di Alphonse Mucha
Un’opera particolare di Mucha è Médée del 1898. La litografia fu realizzata dall’artista per l’omonima opera teatrale. La sua protagonista domina la scena; i suoi occhi sono spiritati, folli, atterriti. Sembrano attirare lo sguardo dell’osservatore verso la mano che impugna la spada insanguinata, responsabile dello strazio, della strage appena compiuta. Nella conformazione della testa, è stato notato un riferimento alla Medusa del Caravaggio del 1598. Ma con una differenza. E non da poco. Mucha ha inserito una sorta di sciarpa che copre le labbra di Medea. Sono chiuse. Soffocando sul nascere l’urlo che le sale dalla gola. Come se non ci fossero parole per dire del suo crimine. Non può esprimere ciò che ha fatto. Lo indica con la spada. Non c’è la bocca deformata del Merisi.
Le quattro stagioni di Alphonse Mucha
Come accennato sopra, Mucha realizza anche diverse sequenze con le quattro stagioni. Per lui la primavera esprime innocenza, l’estate passione, l’autunno generosità e l’inverno una fredda timidezza. Tutte insieme riescono a raccontare l’armonioso ciclo della natura. Tra queste, l’Estate è una conferma dell’estetica di Mucha: linee fluide eleganti morbide piene di vita riescono a catturare l’atmosfera calda vibrante gioiosa della bella stagione.





Giovanni Boldini in mostra a Palazzo dei Diamanti a Ferrara
Le donne – con la loro eleganza, la loro sorridente malizia, la femminilità marcata, con le tonalità diafane che mettono in risalto il volto il collo la schiena le scollature ardite – sono anche le protagoniste delle opere Giovanni Boldini. Egli seppe rendere, come pochi altri, la realtà, il carattere e lo status dei suoi modelli, consegnandoli alla storia come icone di un’epoca. Specialmente dopo il suo trasferimento a Parigi nel 1871.
Nella mostra è stata inserita la Signora in rosa del 1916. La materia pittorica è plasmata con pennellate decise, che restituiscono la preziosità dell’abito che indossa, l’elegante postura curvilinea del corpo, l’atteggiamento disinvolto. Come se non fosse in posa e fosse invece colta di sorpresa.
C’è anche Fuoco d’artificio, tela che risale al 1890 circa. Capelli verticalizzati, intensi occhi scuri, labbra scarlatte e guance rosate che ravvivano il pallore del volto rendono la donna quasi un’apparizione, qualcosa di irreale e al tempo stesso umana e coinvolgente. Il nome dell’opera deriva dalle pennellate allungate vibranti, “scoppiettanti, pieni di slancio, di esuberanza” che Boldini utilizza per smaterializzare l’abito della sua modella. In mostra c’è anche l’Autoritratto che dipinse nel 1911, appartenente ad una fase matura della sua produzione. L’artista si presenta nel momento in cui si volta, come richiamato da qualcuno in visita nell’atelier. Nei particolari evidenziati non ci sono i fattori per individuare la sua professione, se si escludono le lenti degli occhiali che ci osservano con attenzione. L’intensità del volto del pittore che emerge da una elegante varietà di neri e di bruni, tradisce l’ammirazione ancora viva per la grande pittura spagnola e olandese del Seicento.
Fausto Politino
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