8 Marzo, Ilaria Pizzuti: «Nessuno ha il diritto di farci sentire sbagliate»

  • Postato il 8 marzo 2025
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8 Marzo, Ilaria Pizzuti: «Nessuno ha il diritto di farci sentire sbagliate»

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La 25enne Ilaria Pizzuti, cosentina e campionessa internazionale di kick boxing, racconta le violenze subite dal suo maestro e il coraggio ritrovato di denunciare


COSENZA – Ilaria Pizzuti, 25 anni, cosentina, è una pluricampionessa italiana e internazionale di kick boxing. Una carriera la sua, nonostante la giovane età, costellata di successi e in continua ascesa, che l’ha portata a competere sui ring più prestigiosi del mondo. Ma la partita più importante Ilaria l’ha vinta pochi giorni fa su un altro “ring”, ovvero quando, in un’aula di tribunale, un giudice ha pronunciato la sentenza di condanna di primo grado a 6 anni, in abbreviato, nei confronti del suo primo maestro, G. C., per violenza sessuale su minore.
Era soltanto una bambina, infatti, quando quella che per lei sarebbe dovuta essere una guida, un riferimento nella sua vita, si è trasformata nel suo peggiore incubo. Tutto ha inizio all’età di 13 anni. Già da quando ne aveva appena 5 e mezzo, Ilaria capisce che lo sport, in particolare quello da combattimento, sarebbe diventato la sua vita. Crescendo, pian piano matura in lei la voglia di competere a livello agonistico, in altre parole sogna di diventare una campionessa e, per raggiungere il suo obiettivo, si sottopone ad allenamenti sempre più frequenti e intensi. Ed è proprio nell’età dell’adolescenza, a 13 anni appunto, che nota un cambio di atteggiamento da parte del suo maestro di pugilato. Una figura, fino a quel momento, quasi “paterna”, fidata, oltre che un amico di famiglia che, però, comincia ad approcciarsi a lei in maniera sempre più fisica, a cercare insistentemente il contatto. Ilaria se ne accorge ma, vista la sua giovane età, non riesce a leggere bene i suoi sentimenti, a decifrare quella rabbia mista a vergogna che prova ogni volta che lui le si avvicina, ogni volta di più. Fino a che, durante un allenamento extra in cui si ritrovano da soli in palestra, la situazione degenera. Pochi giorni dopo arriva la gara con la nazionale, a Darmstadt. La competizione non va come sperato, il maestro la rimprovera e lei reagisce rispondendogli in malo modo. Comincia da lì una spirale di ritorsioni e manipolazione psicologica: per punire il suo essere “disobbediente”, viene spesso relegata in panchina, senza essere considerata. Il coach la punge nel suo punto debole, non poter giocare. «Provavo sensazioni contrastanti: da una parte ero arrabbiata e delusa, dall’altra provavo un forte senso di colpa, mi chiedevo se avessi sbagliato davvero io in qualcosa», racconta Ilaria a L’Altravoce-Il Quotidiano.
La giovane atleta tiene tutto dentro, fino all’età di 18 anni quando, dopo un crescendo di scontri e vessazioni, decide di lasciare la palestra e trova la forza – anche grazie al supporto determinante dei suoi genitori e del suo avvocato Maria Domenica Maiuri – di denunciare l’uomo. «Sapevo di non essere l’unica – continua Ilaria – e che la mia denuncia avrebbe innescato una reazione “a catena”. Ma non mi sento un eroe, ho fatto solo la cosa giusta». Una vicenda che, tuttavia, le ha lasciato cicatrici profonde che devono ancora rimarginarsi completamente: «A distanza di tempo, devo ancora elaborare quello che mi è accaduto, è come se mi sentissi “dissociata” dalla situazione e continuassi a provare quel senso di colpa». Lo sport è stato la sua ancora di salvezza, «la via di fuga che mi aiutava a distogliere lo sguardo dai problemi. Era l’unica cosa bella di quel periodo nero», confessa.
«Ho capito che, nel momento in cui una persona dice di volerti bene, ti farà sentire a tuo agio, ti comprenderà e ti ascolterà. Non ti farà vivere in uno stato perenne di angoscia, non abuserà psicologicamente e fisicamente di te, non ti manipolerà, non ti ricatterà. Nessuno ha il diritto di farci sentire sbagliate e, quando questo succede, non bisogna vergognarsi, bisogna parlarne. Abbiate la forza di denunciare, di dire di no – è l’appello che Ilaria vuole lanciare a tutte le donne anche attraverso i suoi canali social –. Io ce l’ho fatta. Per me e per tutte le persone che potrebbero trovarsi in una situazione come la mia».

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