Trump su Gaza conferma il cessate il fuoco: «Gestiremo la situazione con durezza ma correttamente»
- Postato il 20 ottobre 2025
- Di Panorama
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Domenica sera, a bordo dell’Air Force One, un giornalista ha chiesto al presidente degli Stati Uniti Donald Trump se il cessate il fuoco a Gaza fosse ancora in vigore. La risposta del capo della Casa Bianca è stata netta: «Sì, lo è».«Vogliamo essere certi che tutto sarà molto pacifico con Hamas e, come sapete, sono stati piuttosto turbolenti» ha aggiunto Trump, ribadendo che «hanno sparato un po’, e pensiamo che forse la leadership non sia coinvolta. Sai, ci sono dei ribelli all’interno. Ma in ogni caso, la situazione sarà gestita correttamente. Sarà gestita con durezza, ma correttamente».Le parole del presidente sono giunte dopo che Hamas aveva violato la tregua lanciando un missile anticarro contro un veicolo del genio delle IDF, uccidendo due soldati israeliani. L’attacco, avvenuto in piena zona di cessate il fuoco, ha provocato sdegno a Gerusalemme e a Washington, che hanno ribadito la necessità di una risposta ferma ma proporzionata.
In reazione immediata alla violazione, il primo ministro Benjamin Netanyahu ha ordinato alle IDF di sospendere temporaneamente gli aiuti umanitari destinati alla Striscia di Gaza, decisione poi parzialmente riconsiderata poche ore dopo. Israele ha infatti annunciato la ripresa graduale della fornitura di assistenza, motivando la scelta con la necessità di evitare un collasso umanitario e mantenere aperta la via diplomatica costruita faticosamente con la mediazione americana ed egiziana. Nel frattempo, Hamas ha rilasciato i venti ostaggi ancora in vita conformemente agli accordi previsti dal piano di pace elaborato dall’amministrazione Trump. Tuttavia, il movimento islamista ha continuato a tergiversare sulla restituzione dei corpi degli ostaggi deceduti, sostenendo di non sapere dove si trovino molti di essi.vIl direttore del Centro palestinese per gli studi strategici, Mohammad al-Masri, ha espresso una dura condanna per le recenti esecuzioni sommarie compiute da Hamas nella Striscia di Gaza, definendole «un crimine grave che danneggia i valori nazionali e morali e macchia la lotta palestinese agli occhi della comunità internazionale».
In un’intervista alla stazione radio «Voice of Palestine» dell’Autorità Nazionale Palestinese, al-Masri ha chiarito che non si tratta di un episodio isolato ma di una serie di uccisioni perpetrate contro famiglie arabe di Gaza, tra cui le famiglie Doghmush, al-Majaida e al-Masri. Secondo il ricercatore, Hamas utilizza questi metodi «per imporre con la forza il proprio potere sui residenti e instillare la paura che impedisce loro di esprimere liberamente le proprie opinioni».«Le modalità di esecuzione – in strada e senza processo – rappresentano una grave violazione della legge» ha proseguito al-Masri. «È un comportamento che ricorda quello dell’ISIS, dove non esiste alcun processo giudiziario né possibilità di difesa per le vittime». Commentando le parole di un alto funzionario di Hamas, secondo cui il movimento sarebbe indebolito ma non disposto a cedere il potere, al-Masri ha osservato che «questa mentalità riflette un approccio autoritario più che un autentico spirito di partenariato nazionale». Una posizione che, ha aggiunto, «danneggia la reputazione internazionale della causa palestinese e alimenta l’immagine di una Gaza governata con il terrore e non con la rappresentanza popolare». Sul fronte diplomatico, il genero e consigliere del presidente americano, Jared Kushner, ha dichiarato in un’intervista al programma «60 Minutes» della CBS che «Israele deve iniziare ad aiutare i palestinesi e contribuire a migliorare la loro qualità di vita se vuole integrarsi pienamente in Medio Oriente».
Kushner è atteso oggi in Israele insieme all’inviato speciale per il Medio Oriente Steve Witkoff. I due saranno raggiunti martedì dal vicepresidente JD Vance per una serie di incontri con Netanyahu e con alti funzionari israeliani, con l’obiettivo di consolidare la tregua e definire la fase due del piano di stabilizzazione. «Il messaggio più importante che abbiamo cercato di trasmettere alla leadership israeliana» ha spiegato Kushner «è che, ora che la guerra è finita, se si vuole integrare Israele nel Medio Oriente più ampio, bisogna trovare un modo per aiutare il popolo palestinese a prosperare e a migliorare». Accanto a Witkoff, il consigliere americano ha illustrato i pilastri della strategia post-bellica: sicurezza condivisa, sviluppo economico e opportunità per entrambe le popolazioni. «Stiamo appena iniziando a trasmettere questo messaggio a Israele» ha aggiunto, sottolineando che la priorità è «creare una situazione di sicurezza comune e di crescita economica che permetta a israeliani e palestinesi di vivere fianco a fianco in modo duraturo».Rispondendo a una domanda su un eventuale percorso verso la creazione di uno Stato palestinese, Kushner ha concluso: «Lasceremo che siano i palestinesi a decidere autonomamente come chiamarlo nel tempo». Con queste parole, la Casa Bianca conferma la linea di continuità del cosiddetto “piano Trump per Gaza”: un approccio che combina deterrenza militare e incentivi economici, nel tentativo di trasformare la fragile tregua in un equilibrio duraturo. Ma le perplessità non mancano e non solo in Israele.