Trump e Zelensky: ecco cosa si sono detti al telefono (secondo i più importanti media mondiali)
- Postato il 17 agosto 2025
- Di Panorama
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Un’ora di colloquio, definito da fonti vicine ai leader «non semplice». Donald Trump ha chiamato Volodymyr Zelensky dall’Air Force One, sulla rotta di ritorno dall’Alaska dopo il faccia a faccia con Vladimir Putin. L’obiettivo: aggiornare il presidente ucraino sugli esiti del summit. Il risultato, però, è stato tutt’altro che rassicurante.
Il punto più delicato riguarda il cessate il fuoco. Trump, che fino al giorno prima si diceva pronto a imporre una tregua immediata, ha sposato la linea del Cremlino: nessuna sospensione delle ostilità senza un’intesa politica più ampia. E in un’intervista a Fox News ha sottolineato: «La Russia è una grande potenza, l’Ucraina no».
«Putin può prendersi tutto il Donbass»
Axios riferisce che Trump avrebbe riportato a Zelensky le parole di Putin: Mosca, se volesse, sarebbe in grado di conquistare l’intero Donbass. Kiev ha bollato l’affermazione come una menzogna, ma il messaggio ha acuito le tensioni.
Sul terreno, la guerra d’attrito continua a logorare entrambi i fronti. La Russia, pur vantando avanzamenti, resta intrappolata in un conflitto che da tre anni consuma vite e risorse in proporzioni enormi.
Le condizioni di Mosca
Secondo indiscrezioni raccolte dal Financial Times e da Reuters, Putin avrebbe chiesto il riconoscimento dell’intero Donetsk e del Luhansk, anche nelle zone non ancora occupate. In cambio, il Cremlino congelerebbe la guerra sulle linee attuali nelle regioni di Kherson e Zaporizhzhia, promettendo di non espandere ulteriormente le operazioni.
Ma le richieste russe vanno oltre la mappa del conflitto. Mosca insiste sul veto all’ingresso dell’Ucraina nella Nato, sulla smilitarizzazione del Paese, sul riconoscimento del russo come lingua ufficiale e sulla protezione delle chiese ortodosse legate al Patriarcato di Mosca. Condizioni che Zelensky ha respinto.
Garanzie di sicurezza sul modello Nato
Nella parte finale della telefonata, alla quale hanno partecipato anche leader europei e vertici Nato e Ue, si è discusso di possibili garanzie di sicurezza per Kiev. L’ipotesi sul tavolo prevede un meccanismo simile all’articolo 5 dell’Alleanza atlantica – che sancisce la difesa collettiva – senza però un impegno diretto della Nato.
Secondo la Cnn, un funzionario europeo ha confermato che Washington sarebbe ora più disponibile a discutere un sistema di protezione multilaterale. Una svolta, se si considera la cautela mostrata finora da Trump.
L’apertura a truppe occidentali
Un ulteriore sviluppo, rivelato dal Wall Street Journal, riguarda la disponibilità di Putin a tollerare una presenza militare occidentale in Ucraina sotto forma di «forza di rassicurazione» guidata dagli europei. Trump avrebbe accolto l’idea, pur escludendo l’invio di soldati americani.
La premier italiana Giorgia Meloni, in una nota ufficiale, ha rivendicato il ruolo di Roma: «Trump ha ripreso la proposta italiana di garanzie di sicurezza ispirate all’articolo 5. Solo un sistema robusto potrà evitare nuove aggressioni russe».
Prossima tappa: la Casa Bianca
Trump e Zelensky si incontreranno lunedì a Washington. Per il leader ucraino sarà l’occasione di chiedere conto del repentino cambio di linea americana. Sul tavolo, intanto, resta un negoziato che appare sempre più complesso: tra le ambizioni territoriali di Mosca, le esitazioni americane e la richiesta europea di garanzie concrete.