Teatro della Tosse, una prima nazionale nei tre spettacoli della rassegna Resistere e creare
- Postato il 12 novembre 2025
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- Di Genova24
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Genova. Il 19 e 20 novembre la danza di Resistere e creare prosegue al Teatro della Tosse con tre spettacoli, tra cui una prima nazionale.
Il 19 novembre nel foyer Tonino Conte dalle h. 18.30 ingresso per 8 spettatori ogni 30 minuti FLUX – Full experience di Fattoria Vittadini, uno spettacolo immersivo, in cui virtuale e performance live collaborano alla creazione di un immaginario condiviso ispirato al concetto arcaico dell’animale guida attraverso l’uso delle nuove tecnologie.
Il 19 e 20 novembre alle 20:30 nella sala Trionfo in prima nazionale QUIVER, nuovo progetto artistico della Compagnia Sanpapié, con la regia e coreografia di Lara Guidetti, che ha come obiettivo la creazione di una compagnia italo-turca formata da giovani danzatori e performer di diversa nazionalità. Un’esperienza transdisciplinare, un’oscillazione tra danza, azione, parola e presenza, un campo di tensione tra festa e protesta, tra attesa e azione, tra torpore e risveglio.
Il 20 novembre alle 21:30 alla Claque I’M NOT A HERO, un lavoro di e con Kevin Blaser e Faustino Blanchut che affronta il tema dell’eroismo e delle sue manifestazioni contemporanee in una performance collettiva tra corpi parole e pubblico, in cui riconoscere i propri vizi e le proprie virtù.
Nella giornata di mercoledì 19 una promo: al botteghino sarà possibile acquistare un biglietto cumulativo a 18 euro per assistere a tutti e tre gli spettacoli.
Flux
Un progetto che mette in dialogo passato e futuro, tradizione e innovazione: da una parte, le nuove tecnologie e l’ambito del digitale, che ridefinisce i confini della drammaturgia e dell’esecuzione scenica e, dall’altra, una sperimentazione artistica che si giova di memorie ancestrali e tradizioni millenarie, come lo sciamanesimo e le ritualitàL’uso delle nuove tecnologie e del visore permette allo spettatore di essere al centro dell’azione scenica ispirata al concetto arcaico dell’animale guida., tenendo come riferimento il viaggio sciamanico e le tradizioni dei popoli Cheyenne, tribù delle Grandi Pianure con una ricchissima tradizione spirituale.
Un sogno lucido, un viaggio nel mondo sotterraneo alla ricerca del proprio animale- spirito guida: una creatura specifica per ognuno di noi, in grado di connettersi con la parte più profonda della nostra anima e con cui avvertiamo un legame a livello spirituale.
Flux full experience prende ispirazione da Fluxus, movimento e rete internazionale di artisti degli anni 60′ che gettò le basi per un’attitudine artistica amorfa, fluida, dove musica, danza, poesia, teatro e arti visive, si incontravano senza gerarchie.
Questi principi hanno ispirato l’indagine e la ricerca di un’installazione danzata che attraverso l’uso delle nuove tecnologie offre allo spettatore un’esperienza ibrida a 360°, nell’ambiente digitale prima e nello spazio reale poi.
L’esperienza per lo spettatore è duplice: indossando il visore VR è immerso in uno spazio virtuale a 360° in cui la vista, l’udito e persino il senso del movimento sono stimolati. Tolto il visore, si trova nello spazio fisico in cui agisce la performer live.
L’integrazione delle nuove tecnologie nel processo creativo di Flux Full experience, avvenuto grazie alla collaborazione con gli indirizzi accademici di Fumetto e 3D animation della Scuola Mohole di Milano, rappresenta uno degli aspetti più affascinanti del progetto. L’utilizzo del digitale e dei visori ha permesso di esplorare nuove modalità narrative e scenografiche, trasformando lo spazio scenico in un ambiente immaginifico in cui la tecnologia è diventata parte integrante della performance, non solo un mezzo, ma un vero e proprio co-autore dell’opera artistica.
Quiver
Il progetto ha come obiettivo la creazione di una compagnia italo-turca formata da giovani danzatori e performer di diversa nazionalità attraverso residenze tra i due Paesi fino a questo debutto in prima nazionale.
Quiver è un’esperienza transdisciplinare che oscilla tra danza, azione, parola e presenza. È un campo di tensione tra festa e protesta, tra torpore e risveglio, tra inerzia e desiderio. È il punto in cui il corpo trema perché non può più restare fermo: un’urgenza che si oppone alla quiete, una scossa che riattiva la coscienza. Quattro corpi abitano uno spazio sospeso, un ventre che non è solo luogo fisico ma condizione esistenziale.
Se nella storia di Pinocchio il ventre della balena è il luogo della trasformazione, il passaggio necessario per diventare un bambino vero, in Quiver questa narrazione viene rovesciata: non c’è una balena che accoglie per poi restituire, non c’è una prova iniziatica, non c’è redenzione.
Il ventre non è un attraversamento, ma un contenitore stagnante. La pancia del Serpente, organismo che inghiotte e trattiene, è simbolo di un sapere che ha smesso di interrogarsi. Non divora per fame, ma per inerzia: accumula senza trasformare, conserva senza desiderare. In questo ventre stagnante, il corpo diventa esso stesso scintilla, genera la propria combustione, produce il proprio risveglio. In un mondo in cui le merci sono libere e gli individui no, Quiver si fa contro-movimento.
La danza si trasforma in atto di insubordinazione sensibile, linguaggio che resiste alla mercificazione del gesto e del pensiero. Il desiderio non è un bisogno da colmare, ma una forza da esercitare, una presenza che si rinnova nell’azione. Desiderare, qui, significa resistere: non attendere, ma reclamare spazio, suono, relazione. Il Mediterraneo, mare di miti, culture e rivolte, è la matrice di questo fremito. Il progetto nasce da una collaborazione tra la compagnia e l’Improdancefestival di Istanbul, giovane realtà che riunisce luoghi, artisti e linguaggi. Dopo oltre un anno di tentativi, i danzatori selezionati su audizione non hanno potuto raggiungere l’Italia per motivi burocratici. Ma il serpente, ormai sveglio, ha trovato nuova forma in un nucleo di giovani artisti interculturale. Tra gestualità popolari, testi poetici e astrazione, Quiver intreccia ritmi, tensioni e memorie, costruendo un corpo collettivo che vibra di differenze. Quiver è il fremito che scatena il corpo, la fiamma che sale, il gesto che non rimbalza, il rito, il fuoco, la lotta e il gioco.
È il corpo che si fa linguaggio, senza chiedere il permesso di soggiorno.
Giovedi 20 novembre, dopo lo spettacolo, Teste Danzanti – conversazioni aperte con gli artisti e il pubblico. Conduce Federica Scaglione. Interviene Lara Guidetti | Sanpapiè.
I’m not a Hero
Un pubblico in cerchio, due corpi che si schiacciano, due storie che si sfiorano, il tutto che annega in una pozzanghera di buone intenzioni.
“Non sono un eroe” è una frase che tutti abbiamo usato, almeno una volta; una scusa dietro la quale ci si nasconde per non esporsi, per non essere vulnerabili o per giustificarsi del non saper uscire dal conforto dell’anonimato.
Partendo dal presupposto che essere un eroe o un’eroina oggi consista proprio nell’atto di uscire dalla propria zona di comfort per agire nelle situazioni quotidiane in cui l’altro avrebbe bisogno di un aiuto, Kevin Blaser e Faustino Blanchut – autori e performer in scena – si interrogano su quali siano le forze che lavorano in senso opposto.
Una performance collettiva cui partecipano corpi parole e pubblico in cui sarà inevitabile riconoscere i propri vizi e le proprie virtu’
“Il progetto nasce dall’esigenza di indagare la relazione tra l’eroico ed il gretto, tra l’ideale ed il banale – spiega Kevin Blaser -. Dove ci posizioniamo quando le scelte più nobili sembrano già farci cadere in un infinito turbinio di difficoltà? Vale la pena tentare di diventare l’eroe che vorremmo divenire o forse è meglio lasciarlo fare a qualcun altro?”