Silvia Salis, il bilancio dei primi 100 giorni da sindaca: cosa ha fatto e cosa aveva promesso
- Postato il 8 settembre 2025
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- Di Genova24
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Genova. È già tempo di bilanci per Silvia Salis e la sua giunta. Il 6 settembre sono scaduti i proverbiali primi cento giorni dall’insediamento della nuova sindaca e oggi a Palazzo Tursi il centrodestra convoca una conferenza stampa con un sottotitolo che ne anticipa i contenuti: “Bugie, più tasse, meno servizi, dossier abbandonati e mancate promesse”. In attesa dell’analisi dell’opposizione, proviamo anche noi a fare il punto sui primi tre mesi (e poco più) di amministrazione, nel modo più oggettivo possibile.
Silvia Salis ha mantenuto le promesse?
Anzitutto rispondiamo a una domanda: Silvia Salis ha mantenuto le promesse sulle cose da fare nei primi 100 giorni? Nell’intervista rilasciata a Genova24 il 20 maggio, cinque giorni prima delle elezioni, l’allora candidata sindaca aveva dichiarato tre priorità: cancellare la riforma dei Municipi della giunta Bucci e tornare al decentramento, garantire un salario minimo di 9 euro l’ora per gli appalti comunali e la riforma del welfare a partire dai servizi per la fascia 0-6 anni.
Per ora la giunta Salis ha realizzato compiutamente un obiettivo su tre. Con una delibera approvata a luglio è stata introdotta una norma per premiare le aziende che si impegnano a riconoscere un salario di almeno 9 euro l’ora ai lavoratori degli appalti comunali. La modifica del regolamento sul decentramento amministrativo richiederà tempi molto più lunghi di quelli promessi, ma una prima mossa simbolica è stata fatta: 285mila euro in conto capitale a ciascuno dei nove Municipi per piccoli interventi di manutenzione straordinaria, risorse che prima erano gestite solo dal Comune. Mentre gli interventi strutturali sul welfare, almeno per ora, sono rimasti sulla carta.
La “grana” Amt e le misure impopolari per far quadrare il bilancio
Il provvedimento più controverso è stato senza dubbio l’aumento dell’aliquota Imu sulle case in affitto a canone concordato in occasione dell’assestamento di bilancio. Una manovra presentata come “necessaria” per far quadrare i conti dell’amministrazione e garantire servizi pubblici essenziali. La decisione è valsa a Salis non solo le feroci accuse dell’opposizione, ma anche l’antipatia contemporanea dei piccoli proprietari – che non erano stati avvisati della novità – e degli inquilini. Poi, a margine di un consiglio comunale infuocato, la sindaca ha promesso alle associazioni una rimodulazione dell’imposta verso il basso nella manovra del 2026.
Gran parte delle energie della giunta appena insediata sono state assorbite dalla crisi di liquidità di Amt, una doccia fredda arrivata a fine giugno con un documento del collegio sindacale che lanciava l’allarme sulla situazione economica dell’azienda, ancora prima che Salis avviasse l’annunciata “operazione verità” sulle casse di Tursi e delle sue partecipate. Tra le cause del dissesto i mancati ricavi da bigliettazione. A scongiurare il peggio una serie di misure tra cui anticipi di finanziamenti garantiti da Regione Liguria e Città metropolitana.
Il 23 luglio l’intero consiglio di amministrazione presieduto da Ilaria Gavuglio ha rimesso il mandato nelle mani dei soci, il 28 agosto sono stati nominati i nuovi vertici a partire dal presidente Federico Berruti. Entro metà ottobre è atteso il piano per garantire stabilità finanziaria all’azienda nei prossimi tre anni. È probabile che le gratuità introdotte da Bucci vengano perlomeno rimodulate, sebbene Salis avesse promesso di mantenerle.
Dalle grandi opere all’ex Ilva, le questioni più spinose per la giunta Salis
Altri dossier roventi per Silvia Salis e i suoi assessori sono stati quelli delle grandi opere. In campagna elettorale erano stati tutti chiari su due punti in particolare: no Skymetro, no funivia sul Lagaccio.
Per la metropolitana in Valbisagno, l’amministrazione ha provato a ottenere una proroga (già chiesta dalla giunta Piciocchi) per non perdere il finanziamento da 398 milioni, ma l’8 luglio il ministero ha chiuso le porte in faccia a Terrile e Ferrante, negando pure ogni discussione su progetti alternativi. Poi il secondo incontro tra Salvini e la sindaca il 6 agosto e un piccolo punto segnato a favore: Genova non deve restituire i soldi già spesi per la progettazione, pari a 4 milioni di euro. Nel frattempo è spuntata l’idea di un prolungamento della metro in sotterranea da proporre nel 2026 (in realtà Salis aveva parlato di un tracciato a raso) ed è stato annunciato un accordo col Politecnico di Milano per studiare la mobilità in Valbisagno e potenziare gli assi di forza.
Ben più complessa, anche dal punto di vista politico, la partita della funivia. Dopo aver promesso che non ci saranno cabine sul Lagaccio, la giunta Salis adesso valuta una “mini funivia“ con partenza da Granarolo per non trovarsi a pagare le penali ed evitare la scure della Corte dei conti. Ma l’idea non piace né ai comitati né ai presidenti dei municipi centrali, con forti perplessità all’interno della stessa maggioranza. Per Tursi la strada è in salita anche nei confronti della Doppelmayr, l’azienda appaltatrice.
E poi il Waterfront di Levante con la patata bollente del Palasport. Il 3 giugno la sindaca è stata costretta a firmare il rogito per il riacquisto dell’arena sportiva da Cds al prezzo di 23 milioni (era stata venduta dal Comune a 14 milioni). Sull’operazione della giunta Bucci-Piciocchi pende anche un fascicolo della Corte dei conti. Agli Europei di scherma l’impianto è diventato un forno perché non funzionava il condizionamento. Ora l’amministrazione ha deciso di sospendere il bando per la gestione perché i costi energetici sono troppo alti. Poi i dettagli rivelati dai media sulla futura galleria commerciale nella parte esterna del Palasport, lo sconforto dei commercianti e la mossa disperata di Tursi che ha provato a mobilitare l’avvocatura.
Altra questione spinosissima, l’ipotesi forno elettrico per l’ex Ilva di Cornigliano emersa a metà luglio dai piani del Governo. Dapprima la sindaca ha espresso preoccupazioni sugli investimenti e sulle effettive ricadute occupazionali e ambientali. Poi, dopo aver chiesto e ottenuto un incontro a Genova col ministro delle Imprese Adolfo Urso, il sostanziale allineamento col governatore Marco Bucci, favorevole all’opzione, e la rottura col fronte dei comitati contrari. Durante la manifestazione del 4 settembre, con un migliaio di persone in piazza a Cornigliano per dire no al nuovo impianto, è spuntato anche uno striscione-vignetta contro Salis.

Era stato promesso un cambio di passo sulle manutenzioni, additate tra i punti critici della gestione precedente. Per dare un segnale, oltre agli incontri periodici sui territori, sono stati stanziati 300mila euro ad Aster per il rifacimento dei marciapiedi. Nel frattempo, durante l’estate la città è stata invasa dalle erbacce: la colpa è stata attribuita alla giunta Piciocchi per aver esaurito anzitempo le risorse destinate agli sfalci. Malumori nei confronti della giunta Salis sono arrivati invece dagli ambientalisti per i nuovi tagli di alberi, in particolare a Brignole.
Inchiesta sulla polizia locale, terremoto al Matitone
Il 17 giugno deflagra un’inchiesta che sconvolge il Matitone: 15 agenti della polizia locale sono indagati per presunti abusi su persone fermate, l’ex assessore Sergio Gambino è accusato di corruzione. Tutti fatti che riguardano la gestione precedente, ma la Salis è coinvolta come possibile parte lesa nella vicenda del dossieraggio per cui il comandante Gianluca Giurato (trasferito ad altra mansione nel giro di pochi giorni) è indagato per rivelazione di segreto d’ufficio. La sindaca promette un cambio di passo per la polizia locale, il coordinamento della sicurezza in centro storico torna a polizia e carabinieri.

Silvia Salis, le prese di posizione su temi nazionali e le sirene su un futuro a Roma
Non sono mancati gli aspetti legati alla politica nazionale. Uno dei primissimi atti della nuova giunta è stato il riconoscimento dei figli di due madri celebrato con una firma pubblica a Palazzo Tursi. E sulla questione internazionale più calda del momento, il conflitto e la crisi umanitaria a Gaza, è stata netta la presa di posizione di Silvia Salis, prima col discorso a Palazzo Tursi in occasione del via libera alla mozione che sospende ogni forma di cooperazione tra il Comune di Genova e lo Stato di Israele, poi con la partecipazione alla fiaccolata di sostegno alla missione umanitaria Global Sumud Flotilla con 40mila persone in corteo.
L’equilibrio interno della coalizione, faticosamente garantito nella formazione di una giunta a trazione femminile, è messo continuamente a dura prova dalle questioni che arrivano sul tavolo. Ed è piatto ricchissimo per la minoranza, sempre pronta a evidenziare le spaccature degli avversari. D’altro canto Silvia Salis ha goduto finora di una straordinaria visibilità nazionale e internazionale (le elezioni genovesi sono finite addirittura sul Times), con voci sempre più insistenti su una sua prossima corsa alle politiche come avversaria di Giorgia Meloni alla guida del campo largo. Lei si è sempre schermita: “Ho davanti cinque anni di mandato, fatemi lavorare a Genova”. Ma intanto Matteo Renzi all’Acquario ha lanciato il “modello Salis” per l’Italia. Sono passati solo 100 giorni, ma l’impressione è che i riflettori su Palazzo Tursi rimarranno accesi a lungo.