Sestri Ponente tra grande distribuzione e industria, l’allarme di Cna: “Temperare le ricadute sul territorio”

  • Postato il 14 marzo 2025
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Esselunga Sestri Ponente

Genova. “Nessuna azione di governo mirata a temperare per quanto possibile le ricadute su Sestri Ponente”. Ad affermarlo è Antonello Calautti (CNA Turismo e Commercio), titolare insieme ai fratelli del bar pasticceria Caffè Tentazioni, da oltre 30 anni presente al centro di via Sestri. “A questo si uniscono i progetti per l’insediamento di grandi centri commerciali, che rischiano di abbattersi sul commercio e l’artigianato come il colpo definitivo. È un problema sociale ed economico – continua l’imprenditore -. Sociale, perché occorre sempre mantenere un equilibrio tra gli interventi di sviluppo e il tessuto vivo dei nostri quartieri, fatto di famiglie e attività diffuse”. “Economico – aggiunge Paolo Lualdi (CNA Agroalimentare), co-titolare insieme ai suoi familiari del negozio di pasta fresca e gastronomia Reggio dal 1920 – perché non si può parlare di supermercato (GDO-Grande distribuzione organizzata) se lo spazio di insediamento conta una superficie di oltre tremila metri quadri e include: panificazione, pasta-fresca, pasticceria, bar, ristorazione, fast food, e via dicendo. Le attività già in sofferenza non potranno che vedere peggiorata, se non definitivamente compromessa, la loro situazione.”

Francesco Barbero (CNA Federmoda), titolare dello storico laboratorio di pelletteria Agostino Vignolo & C dal 1914, situato a poche centinaia di metri dal cantiere navale sottolinea: “In merito all’impatto di Fincantieri sarebbe bastata una migliore gestione dell’integrazione dello stabilimento con il quartiere che lo ospita – spiega -. Ricordo alla fine degli anni 90, quando ci fu il passaggio di Elsag Bailey in Finmeccanica, allora ci fu maggiore attenzione al tessuto imprenditoriale del territorio, con soluzioni mirate a trainarne lo sviluppo. Non si tratta di ripetere le stesse formule, ma di riporre la stessa attenzione nel governare questi processi. La delocalizzazione e la ricerca di manovalanza a basso costo portano la progressiva chiusura delle attività e degrado in un quartiere che grazie alla presenza industriale ha sempre invece creato benessere diffuso.

Gli artigiani e i commercianti di CNA chiedono che lo sviluppo del loro quartiere venga programmato tenendo conto della policentricità che caratterizza da sempre la città di Genova. “È un quartiere che vorrebbe continuare a vivere. Ci sentiamo abbandonati in una periferia degradata, quando Sestri Ponente non è mai stata tale, ma un centro commerciale e produttivo a dimensione diffusa”. “Chi fa impresa come noi – aggiunge Antonello Calautti – crea lavoro e formazione. Nel raggio di 50 metri dal mio bar pasticceria, che conta 15 dipendenti specializzati, tra panifici, ristoranti, bar e negozi, occupiamo più di 80 dipendenti. E senza superare il raggio di 50 metri. Sono persone, ora tutti a rischio. Non occorrono centri GDO per creare occupazione. Chi governa non può continuare a ignorare queste contraddizioni”.

Barbara Banchero (segretario Cna Genova): “È sempre difficile governare i processi di trasformazione ed è ancora più difficile quando tali processi accadono, come nel caso del quartiere di Sestri Ponente, con molta rapidità. Tuttavia, di fronte a problemi così eterogenei, come quelli espressi oggi dai membri delle nuove presidenze CNA, occorre coinvolgere fortemente le imprese in modo da trovare soluzioni condivise che possano, pur in un processo di cambiamento ineludibile, costruire una strategia che punti allo sviluppo delle attività con evidenti ricadute sul territorio”

Autore
Genova24

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