Sciopero magistrati, il ministero ora chiede ai giudici i verbali delle udienze di rinvio. L’Anm: “Preoccupati, ingerenza inammissibile”

  • Postato il 15 marzo 2025
  • Politica
  • Di Il Fatto Quotidiano
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“Una indebita ingerenza nei confronti dei colleghi che hanno esercitato un diritto costituzionale“. Così la Giunta nazionale dell’Associazione nazionale magistrati definisce la richiesta, arrivata nei giorni scorsi dal ministero della Giustizia, di conoscere il testo dei verbali di rinvio delle udienze dei giudici del Tribunale di Napoli Nord che hanno aderito allo sciopero del 27 febbraio contro la separazione delle carriere. Un’iniziativa ispirata da un articolo del quotidiano Il Tempo, in cui si raccontava come un giudice di quel Tribunale, nel decreto di rinvio dell’udienza, avesse inserito il comunicato emesso dall’Anm sulla condanna del sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro, invece di quello – più sobrio e generico – preparato dall’associazione per la giornata di astensione. La nota sul caso Delmastro, intitolata “Per avere un giudice terzo non occorre andare a Berlino”, parlava comunque della riforma: “Per dimostrare l’inutilità della separazione delle carriere, basta osservare la vicenda processuale che si è conclusa con la condanna in primo grado del sottosegretario” nonostante la richiesta di assoluzione del pm, scriveva l’associazione.

Così, il dicastero guidato da Carlo Nordio è ha chiesto di sapere cosa contenessero tutti i verbali di rinvio redatti in quell’ufficio, senza però disporre un’apposita ispezione. L’istanza è stata inviata alla presidente della Corte d’Appello di Napoli, Maria Rosaria Covelli, molto vicina al ministro e fino all’anno scorso a capo del suo ispettorato. Covelli l’ha trasmessa al presidente del Tribunale di Napoli Nord, Luigi Picardi, che a sua volta ha chiesto a tutti i suoi giudici di condividere i rispettivi verbali. Di fronte alla reazione stranita dei colleghi, Picardi ha chiarito in un secondo momento che la ragione della richiesta era proprio l’episodio relativo al comunicato su Delmastro. La vicenda ha provocato la reazione della Giunta Anm di Napoli, secondo cui l’iniziativa “appare singolare e rischia di risultare come un’inammissibile forma di sindacato sulle modalità di adesione allo sciopero dei magistrati. La giunta, pertanto”, si legge in una nota, “esprime forte preoccupazione e disapprova qualsiasi iniziativa tesa, anche solo in apparenza, a sindacare il diritto di ciascun magistrato di aderire allo sciopero, esercitato nel rispetto del codice di autoregolamentazione e con le modalità di comunicazione ritenute più opportune”. Sul caso è intervenuta anche la Giunta esecutiva centrale dell’Associazione, esprimendo “vicinanza ai colleghi del Tribunale di Napoli Nord oggetto della richiesta ministeriale e vivo apprezzamento per la tempestiva iniziativa adottata dalla Giunta di Napoli”.

La tensione tra Anm e ministero sullo sciopero, peraltrro, era già stata accesa da un’altra strana iniziativa di via Arenula: il 21 febbraio, cioè sei giorni prima della manifestazione, la dirigente Carmela Squicciarini aveva firmato una nota inviata ai presidenti e ai procuratori generali delle Corti d’Appello, in cui si chiedeva di indicare “i dati quantitativi, anche in termini percentuali, relativi all’astensione proclamata per il giorno 27 febbraio”. L’inedita richiesta del dato percentuale è stata interpretata dai magistrati come un tentativo di ottenere numeri utili per smentire il risultato comunicato dall’Anm, cioè un’adesione intorno all’80%. Una smentita che però il governo non ha potuto fare, perché quella percentuale rispondeva alla realtà.

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Il Fatto Quotidiano

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