Ruffini al Leoncavallo, con l’orecchino
- Postato il 26 agosto 2025
- Di Il Foglio
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Ruffini al Leoncavallo, con l’orecchino
Il Leoncavallo sarà pure un “luogo di cultura”, come dice su Facebook Ernesto Maria Ruffini, nipote del cardinale, figlio del ministro dc, ex capo dell’Agenzia delle Entrate e ora novello Ulivista con stemma da centro riformista. E sarà anche vero, come dice sempre lui, che di questi centri sociali ne servirebbero di più. Chissà. Ma il Leoncavallo, oltre che un centro sociale, è anche un centro di evasione fiscale, come hanno raccontato inchieste di stampa in questi giorni. E che l’ex direttore dell’Agenzia delle Entrate si schieri per difenderlo fa un po’ sorridere. Da mesi, dentro l’alleanza progressista, si ripete che ci vuole “più centro”. Ci vogliono più moderati. Chi parla al ceto riflessivo che non ama né Ilaria Salis né Elly Schlein? Chi può farlo? Ci vorrebbe un nuovo Romano Prodi. E infatti, anche per rispondere a questa domanda, Ruffini ha fondato un’associazione che si chiama “più uno”, ha scritto un libro sull’uguaglianza e si è dato un simbolo che ricorda in grafica e colori proprio l’Ulivo di Prodi.
Ruffini è dunque l’uomo del centro, a sinistra. Ed è qui che la questione Leoncavallo diventa grottesca. Perché il centrista che sogna di rifondare l’Ulivo e intanto si mette l’orecchino del centrosociale sembra uscito da un caso clinico di Oliver Sacks. Se l’obiettivo è raccogliere quei voti che il centrosinistra non prende con Mimmo Lucano e Laura Boldrini, forse bisognerebbe dire altro. Non solo perché il nipote del cardinale che vuole più centri sociali ricorda il signor Burns dei Simpson quando si mette il cappellino da baseball per sembrare giovane. Ma perché così non si prendono né i voti dei leoncavallini, né quelli dei moderati che non amano né i centri sociali, né il teppismo, né soprattutto chi non paga le tasse.