Pneumatici: indici di carico e codici di velocità, cosa significano
- Postato il 27 ottobre 2025
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- Di Virgilio.it
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Ogni pneumatico porta con sé una quantità sorprendente di informazioni. Sul fianco della gomma, accanto a numeri e lettere che indicano la misura, si trovano due sigle che racchiudono la sintesi della sua capacità meccanica e prestazionale: l’indice di carico e il codice di velocità. Si tratta di due parametri per la sicurezza, la conformità legale e la durata dello pneumatico stesso. Comprenderli significa sapere fino a che punto una gomma può essere sollecitata e fino a quale velocità può operare senza rischi strutturali.
Il sistema di codifica nasce da una serie di norme tecniche condivise a livello internazionale, recepite nell’Unione europea attraverso i regolamenti ECE/ONU e armonizzate dai costruttori di pneumatici. Le norme sono state pensate per creare un linguaggio universale, in grado di garantire che qualunque pneumatico venduto in Europa rispetti gli stessi criteri di resistenza al carico, prestazione dinamica e durabilità. L’obiettivo è duplice: tutelare il consumatore e impedire che un prodotto non conforme venga montato su un veicolo progettato per caratteristiche completamente diverse.
Cosa indica l’indice di carico e come viene calcolato
L’indice di carico, rappresentato da un numero che segue la misura dello pneumatico, indica il peso massimo che quella gomma può sopportare alla pressione di esercizio nominale indicata dal costruttore. Non si tratta di un valore espresso in chilogrammi: è un codice numerico che corrisponde a una tabella standard di conversione. Ad esempio, un indice di 91 corrisponde a 615 chilogrammi per ruota, mentre un 94 equivale a 670 chilogrammi. Più alto è il numero, maggiore sarà la portata massima.
Questo valore si riferisce sempre a un singolo pneumatico, quindi un’auto dotata di quattro gomme con indice 91 potrà sostenere teoricamente un carico complessivo di circa 2.460 chilogrammi, tenendo però conto che la ripartizione dei pesi fra asse anteriore e posteriore non è mai perfettamente simmetrica.
Il codice di velocità: la soglia di sicurezza in movimento
Il codice di velocità è una lettera che segue l’indice di carico e definisce la velocità massima alla quale lo pneumatico può viaggiare sostenendo quel carico senza rischiare deformazioni o cedimenti. Le lettere partono da valori bassi come N (fino a 140 km/h) e arrivano a sigle più elevate come V (240 km/h), W (270 km/h) o Y (300 km/h). Ogni codice è il risultato di test effettuati in laboratorio e su pista, dove lo pneumatico viene sottoposto a condizioni di rotolamento prolungato, aumento termico e carico crescente fino a determinare il punto di stabilità e sicurezza.
La coppia tra indice di carico e codice di velocità forma quella che i tecnici chiamano service description, una specie di carta d’identità tecnica che accompagna ogni gomma omologata e che garantisce all’utente la compatibilità dello pneumatico con il proprio veicolo.
L’equilibrio tra peso, velocità e prestazioni
Dietro a questi valori si nasconde un complesso equilibrio ingegneristico. Il carico e la velocità sono due fattori che interagiscono fra loro in modo diretto: maggiore è la massa sopportata, minore sarà la velocità alla quale la gomma può operare in sicurezza. Viceversa, a velocità elevate si riduce il margine di tolleranza del carico.
Ogni costruttore lavora quindi per ottenere il miglior compromesso possibile fra robustezza strutturale e capacità dinamica, tenendo conto della flessione laterale, della dissipazione termica e della resistenza al rotolamento. L’insieme di questi parametri determina anche l’efficienza energetica e la durata dello pneumatico, due aspetti centrali in un’epoca in cui le vetture elettriche e ibride richiedono gomme capaci di gestire pesi maggiori e coppie istantanee più elevate.
Le regole del Codice della Strada e i controlli su strada
La normativa italiana, in linea con quella europea, stabilisce che gli pneumatici montati su un veicolo devono avere indice di carico e codice di velocità uguali o superiori a quelli indicati sulla carta di circolazione. Montare gomme con valori inferiori significa rendere il veicolo non conforme e potenzialmente pericoloso. Durante i controlli su strada o al momento della revisione periodica, un’incongruenza nei codici può comportare la bocciatura immediata del mezzo o la contestazione della sanzione amministrativa. Le forze dell’ordine e i centri revisione hanno accesso diretto ai database ministeriali e verificano la corrispondenza tra le sigle stampate sul fianco e i valori riportati a libretto.
La deroga invernale e l’uso stagionale degli pneumatici
C’è però un’eccezione che molti automobilisti conoscono: la deroga invernale. In Italia, come in gran parte dell’Unione europea, è consentito montare pneumatici invernali (M+S o 3PMSF) con un codice di velocità inferiore rispetto a quello previsto per gli pneumatici estivi, a condizione che sulla vettura sia esposto un adesivo ben visibile che riporti la velocità massima consentita da quelle gomme.
Si tratta di una deroga temporanea valida durante il periodo invernale definito dalle ordinanze ministeriali, generalmente compreso tra il 15 novembre e il 15 aprile. La ratio è semplice: gli pneumatici invernali sono progettati per temperature più basse e aderenze superiori su neve o ghiaccio e raramente vengono utilizzati a velocità elevate. L’utilizzo di quelle stesse gomme oltre la stagione consentita o senza la segnalazione può comportare sanzioni e problemi assicurativi in caso di incidente.
I rischi di uno pneumatico non conforme
L’importanza di rispettare i codici omologati non è solo formale. Dal punto di vista tecnico, uno pneumatico sottodimensionato per carico o velocità può surriscaldarsi più rapidamente, deformarsi in modo anomalo e aumentare il rischio di scoppio improvviso, soprattutto durante i viaggi autostradali estivi o in presenza di carichi pesanti.
Allo stesso modo, un codice di velocità eccessivo rispetto alle reali esigenze del veicolo può tradursi in una spesa inutile, perché le gomme con rating più alto sono spesso più rigide e costose, e quindi meno confortevoli. La capacità di scegliere bene sta proprio nel trovare l’equilibrio tra prestazioni, comfort e sicurezza, sempre restando nei limiti legali.
Un altro aspetto è la responsabilità assicurativa. In caso di incidente, se l’auto monta pneumatici con indici inferiori rispetto a quelli omologati, la compagnia può esercitare il diritto di rivalsa con la richiesta di restituzione parziale o totale dell’indennizzo. Le perizie post-incidente tengono conto anche di questo elemento, e negli ultimi anni la digitalizzazione dei dati di targa e pneumatico ha reso le verifiche più rapide.
L’etichetta europea e il nuovo standard di trasparenza
Oltre ai codici di carico e velocità, gli pneumatici moderni riportano un’ampia serie di marcature complementari: l’indicazione del tipo di costruzione, il codice DOT che identifica la settimana e l’anno di produzione, i simboli che attestano l’omologazione europea e l’etichetta europea degli pneumatici introdotta dal Regolamento UE 2020/740.
Questa etichetta, che riprende il linguaggio delle classi energetiche degli elettrodomestici, fornisce tre parametri aggiuntivi: efficienza energetica, aderenza sul bagnato e rumore di rotolamento esterno. Pur non sostituendo gli indici di carico e velocità, l’etichetta aiuta il consumatore a scegliere in modo più consapevole tra prestazioni di sicurezza e impatto ambientale. Da qualche anno ogni etichetta è infine associata a un QR code che permette di accedere al database europeo EPREL, dove verificare i dati dichiarati dal produttore e confrontarli con altri modelli.