Pedagogia antimafia, l’impegno di Libera per cambiare la Calabria

  • Postato il 18 dicembre 2025
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Pedagogia antimafia, l’impegno di Libera per cambiare la Calabria

Il coordinatore regionale di Libera, all’Università della Calabria per il ciclo di Pedagogia antimafia, racconta l’impegno per il cambiamento. Il coordinatore regionale di Libera dice no all’indifferenza.


RENDE – Contrasto alla mafia, cultura dell’oppressione e tanti altri temi sono stati approfonditi durante un seminario di Pedagogia dell’Antimafia, tenuto all’University Club dell’Unical alla presenza degli studenti e delle studentesse del corso di Scienze dell’Educazione.

L’appuntamento è stato moderato da Giancarlo Costabile, docente di Pedagogia dell’Antimafia al dipartimento di Culture, Educazione e Società, e ha visto la partecipazione di Giuseppe Borrello, referente regionale dell’associazione “Libera”, Ines Crispini, presidente del Comitato Unico di Garanzia dell’Unical e Walter Nocito, docente di Istituzioni di Diritto Pubblico al Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali.

LA FUNZIONE SOCIALE DI LIBERA

Costabile ha aperto il dibattito illustrando la funzione sociale di “Libera”, preziosissimo «punto di riferimento per ogni percorso di riflessione, analisi e resistenza territoriale contro le mafie».

Il professore ha poi ricordato uno dei giorni più importanti nella storia dell’associazione fondata nel 1995 da don Luigi Ciotti, ovvero il 24 dicembre 2019, quando, a seguito del maxi blitz firmato dalla Procura di Catanzaro (allora guidata da Nicola Gratteri) nell’ambito dell’operazione Rinascita-Scott, Giuseppe Borrello organizzò una manifestazione a Vibo Valentia per accompagnare quella nuova ventata di legalità. «La città venne invasa da tantissimi giovani con le bandiere di Libera, tutti accorsi a testimoniare la voglia di cambiamento della Calabria. Tale fiumana arrivò davanti al comando provinciale dei Carabinieri, da dove ringraziò le forze dell’ordine con un applauso liberatorio durato oltre due minuti».

 Merito di “Libera”, perché «portare migliaia di persone in piazza significa essere credibili».

BATTAGLIE DI EMANCIPAZIONE

Successivamente ha preso la parola Ines Crispini, definita da Costabile «un’intellettuale impegnata in battaglie forti, di verità ed emancipazione». La presidente del Comitato Unico di Garanzia dell’Unical – da lei descritto come «organismo di presidio che prova a combattere tutte le forme di violenza e gli abusi di potere individuabili all’interno della comunità universitaria» – ha spaziato fra molteplici argomenti. Dalle disuguaglianze di genere e di classe all’educazione alla giustizia passando per l’attenzione da riservare alle persone più fragili e vulnerabili, per il fondamentale valore dell’equità, alla quale «dobbiamo aspirare in quanto fornisce a ciascuno di noi gli strumenti per la fioritura del proprio sé», e per i problemi legati al patriarcato, un «costrutto culturale secolare» mirato a costringere le donne ad arretrare di fronte al potere maschile.

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NO ALL’INDIFFERENZA

«La formazione e l’educazione sono alla base del contrasto alla cultura mafiosa. Spesso vediamo genitori sempre più amici dei loro figli, mentre noi educatori in realtà saremmo chiamati al gravoso compito di incoraggiare gli adolescenti ad assumersi delle responsabilità e a far comprendere loro la distinzione tra bene e male». Questo invece è uno dei principali messaggi lanciati da Borrello, che nel suo lungo ragionamento ha smontato il falso mito della ricchezza nel mondo mafioso. Quindi si è concentrato sulle conseguenze nefaste dell’indifferenza. Prima di terminare il discorso ha citato una frase del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa con l’obiettivo di rimarcare il cruciale ruolo rivestito dalle istituzioni nella lotta alla criminalità organizzata.

«Lo Stato dia come diritto ciò che le mafie danno come favore».

 ANTIMAFIA ISTITUZIONALE E SOCIALE

L’ultimo intervento quello di Nocito, il quale ha sviscerato i concetti di «antimafia istituzionale» e «antimafia sociale». Inoltre, ha sostenuto come la qualità della democrazia sia determinata anche dall’azione dei mass media. Ed ha posto in risalto l’importanza per i cittadini italiani di partecipare alla vita politica del Paese, a partire dal referendum confermativo sulla giustizia in programma nella primavera del 2026.

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