“Ogni volta che devo alzarmi dalla sedia è una piccola umiliazione, traballo, e devo cambiarmi le mutande due volte al giorno, è vita? Ho pianificato la mia morte, prima mangerò e berrò un buon vino, poi la dose fatale”: parla Diego Dalla Palma
- Postato il 7 novembre 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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“Ho già organizzato la mia morte con avvocato e un notaio. Sarò da solo, in un luogo del cuore, all’estero. L’ultimo mese è tutto deciso”. Non usa perifrasi Diego Dalla Palma raccontando di aver organizzato nei dettagli il suo trapasso e lo fa con una lucidità a tratti sconcertante, in un’intervista al Corriere della Sera alla vigilia dell’uscita di Alfabeto emotivo, il suo nuovo libro per Baldini+Castoldi. Che definisce “appunti di chi si accinge a lasciare la vita”. Non è la prima volta che parla della morte e del suo desiderio di pianificare il suo addio alla vita, ma questa volta svela ogni dettaglio del suo “piano”.
Diego Dalla Palma ha pianificato la sua morte. Alla vigilia dei suoi 75 anni, che compirà tra qualche settimana, confessa di non voler affrontare il numero 80: “Comincio a sentire che alzarmi dalla sedia, al cinema o a teatro, diventa una piccola umiliazione: traballo. Devo cambiare le mutande due volte al giorno. La mente non è più quella di prima. È vita?”. E rivela che la sua vera vittoria sarà solo “se potrò andarmene a modo mio. Ho un orgoglio: non voglio dipendere da Curia, Stato, politici, correnti”. Ecco perché ha pianificato tutto, con l’aiuto di un avvocato e di un notaio, oltre che di un medico che ha preparato un composto: “Sarò da solo, in un luogo del cuore, all’estero. L’ultimo mese è tutto deciso. Prima trascorrerò un momento meraviglioso: mangerò bene, un buon vino. Non mi ubriaco mai, ma so che dopo, per andarsene, ci vuole niente. Ho architettato una situazione non teatrale, non plateale: riservata, tranquilla. Me ne andrò gioiosamente. Quello che mi è stato preparato è velocissimo: due, tre minuti”. Ma prima di farlo, non avviserà nessuno perché, dice, “sarebbe un’ulteriore richiesta di accettazione. Ho già perdonato tutti. Anche i due compagni che ho amato e che oggi non permettono nemmeno che li nomini. Capisce? In ogni caso io, qui, non ho più né fidanzati, né fratelli, né figli”.
Il sesso e l’orgia con diciannove persone. Nella lunga intervista c’è poi spazio per tanti temi, dalla sua carriera ai grandi incontri, compreso quello con Giorgio Armani (“Mai visto uno così anaffettivo e distaccato”). Ma un tema chiave è il sesso, a cui ammette di aver dato “un’importanza eccessiva”, come racconta lui stesso nel suo libro. “L’ho fatto ovunque: cabine telefoniche, bagni pubblici, parchi, cantieri dismessi, postriboli, cinema porno. Ma anche dopo i rapporti più fantasiosi, sentivo il bisogno di ripararmi sotto un portico a sentire la pioggia, o guardare le stelle”. Poi nell’intervista al Corriere entra nei dettagli, rivelando ad esempio di aver partecipato ad un’orgia con diciannove persone in un abbaino a Venezia, Campo San Luca. “Nove donne (tre etero), dieci uomini (cinque etero). Un amico, Marcello — bellissimo, ebbe una relazione con Zeffirelli — organizzò la serata in un bar. “Staremo stretti”, mi disse. “Meglio, risposi”. La vigna stretta dà uva più dolce”.
Quando venne accoltellato da un fidanzato. Era un amante del rischio e proprio il sesso, ammette, lo ha portato a sfiorare la morte. Come quando, in casa a Milano, fu aggredito per rapina da un caraibico con cui avevo una relazione: “Mi ficcò un coltello in gola, vagai per la città in tuta sporco di sangue. Rimasi tre giorni incosciente. Mi era stato presentato da una persona della televisione, ancora oggi famosissima e amatissima. Che poi negò. Però ebbi il coraggio di denunciare”.
L’odio per la tv (dove però ha cominciato). A proposito della tv, il rapporto col piccolo schermo è di amore e odio. Ha cominciato a lavorare come costumista alla Rai di Milano e ricorda con affetto l’indimenticabile Corrado: “Ebbi con lui un rapporto di grande sentimento; capiva che mi deridevano, mi portava al bar con la mano sulla spalla”. Oggi invece la detesta a tal punto da dire che finché si lascerà ingannare dalle sue lusinghe “vorrà dire che sono un coglione”. Ad esempio, si pente di molte cose ha fatto, come l’opinionista. Oggi non solo non ci va più ma snocciola una lista di conduttori “da cui non metterò piede. L’ho mandata anche alla mia addetta stampa. Molti sono solo i sosia delle loro miserie”. A domanda diretta su chi evita, la risposta è altrettanto diretta: “Monica Setta, Pierluigi Diaco… Da loro mai. (sbirciamo: ci sono anche Vespa, Fazio e Paola Ferrari, comunque)”.
Quando si ritrovò con 37 euro in tasca. Un altro passaggio chiave dell’intervista, sono le montagne russe del successo. Grazie al suo lavoro ha girato il mondo, è diventato famoso e un’icona di stile. Questo gli ha permesso di guadagnare tanto ma anche di perdere tutto: “Le mie finanze sono state un elettrocardiogramma. Punte altissime, cadute rovinose. Ho sempre comprato case, anche bellissime. Ma una volta, quindici anni fa, mi trovai davanti all’Esselunga di via Piave con 37 euro in tasca: Equitalia, per la disonestà di qualcuno, mi aveva portato via tutto”.
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