Milano, l’inchiesta urbanistica svela chat segrete: pressioni, il caso Leoncavallo e il futuro di San Siro

  • Postato il 17 agosto 2025
  • Di Panorama
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Le carte dell’inchiesta urbanistica di Milano non raccontano soltanto pratiche edilizie e ordinanze, ma riportano anche chat e scambi riservati che svelano le pressioni attorno a Palazzo Marino e l’abitudine, tra assessori e dirigenti, di chiamare il sindaco «il Capo». In una di queste, nel luglio 2022, Luca Mangia (general manager di Coima) scrive al suo superiore Manfredi Catella proponendo di «intervenire direttamente su Sala» per sbloccare una pratica sugli scali ferroviari. Un tassello che, insieme al dossier Leoncavallo, alla svolta sul Piano di governo del territorio e al futuro dello stadio di San Siro, compone il mosaico di una città governata tra pressioni urbanistiche, linee politiche, tatticismi e cautele.

Il caso Leoncavallo e l’ipotesi Cascina Nosedo

Il tema del Leoncavallo compare già nel novembre 2021, quando il direttore generale Christian Malangone scrive all’assessore alla Rigenerazione urbana, Giancarlo Tancredi, dell’ipotesi di un accordo con i Cabassi, i proprietari dell’area, seguito dalla prefettura. Nel 2022 Tancredi mette a verbale la sua linea: «Avevamo scartato l’opzione riconoscimento diretto di interesse pubblico da parte della giunta per il Leoncavallo. La vedo impraticabile. Farei bando come per Macao. Certo per il Leonka è un rischio». Ma già allora si ragiona su un’alternativa più protetta: l’asservimento urbanistico, un vincolo che avrebbe consentito di bandire l’immobile con indirizzi fissati dal Comune. «Io proporrei asservimento e gara», scrive l’assessore, «che d’altra parte dovrà riconoscere l’immobile come servizio».

Dopo la condanna del novembre 2024 che obbliga il Viminale a risarcire oltre tre milioni ai Cabassi per il mancato sgombero, la trattativa parallela si fa serrata. Tancredi avverte Malangone che le possibili opzioni – ricorso, accordo, sgombero – circolano già con troppa precisione, temendo una fuga di notizie. A dicembre, dopo aver visitato il Leoncavallo durante la rassegna «Terra trema», scrive che la struttura «è molto diversa da quella di anni fa» e propone apertamente una ricollocazione: «Io gli darei una cascina. E Cascina Nosedo, da tempo per noi fuori controllo, è perfetta. Ho detto al capo che cerco una cascina». Quando Malangone gli ricorda i progetti rimasti bloccati in quell’area, Tancredi insiste: «Risolviamo un problema. E Leonka al Corvetto, responsabilizzato e regolarizzato, è cosa interessante». Qualche giorno più tardi aggiunge: «Ho chiesto a Farina (Daniele storico leader del Leonka, ndr) di darci feedback entro venerdì. Vorrei poi chiedere incontro al prefetto entro Natale. Se il capo è d’accordo». È il segno di un percorso diverso da quello di Macao che, dopo dieci anni all’ex Macello di viale Molise, è stato sgomberato il 25 novembre 2022. Lì non ci furono trattative parallele: l’area era destinata alla maxi-riqualificazione «Scalo Porta Vittoria – Macello» e l’intervento del Comune e della polizia locale fu netto, senza ricollocazioni. Per il Leoncavallo, invece, le chat mostrano un canale diretto e privilegiato con le istituzioni, pronto a cucire una soluzione su misura.

Il fronte del Piano di governo del territorio

Un altro filone riguarda il Piano di governo del territorio. Tutto parte il 6 novembre 2023, quando la Procura apre un fascicolo sulle trasformazioni di piazza Aspromonte. Già mesi prima, il 25 maggio, Tancredi scriveva a Sala: «Procura anche stamattina da noi… e tutto ruota intorno ad Aspromonte. Ora chiedono perché gli abbiamo fatto monetizzare oneri/standard. Un grande problema, perché è difficile spiegare la totale regolarità di tutto. Uffici depressi». È il clima che accompagna poi l’apertura formale dell’inchiesta. A dicembre del 2023 Tancredi scrive a Sala: «Sul Pgt il confronto con Regina De Albertis e imprenditori è al momento teso. Io rimarrei fermo su una linea orientata al sociale (casa, ecc.) e a dare segnali forti alla Procura». Il sindaco non solo lo incoraggia, ma lo sostiene apertamente: «Tieni duro. La De Albertis è già in campagna elettorale». La rottura esplode il 20 dicembre, quando la presidente di Assimpredil Ance attacca dalle colonne del Corriere: «Visioni antiche, così si frena lo sviluppo». Poche ore dopo Tancredi scrive che intende replicare e riceve dal «capo» un via libera secco: «Devi farlo». L’assessore, il giorno dopo, firma la replica ufficiale: «I costruttori fanno le vittime dopo anni di crescita. No a nuovi grattacieli». Le chat mostrano anche la cautela del sindaco sulla gestione dei rapporti con la stampa. A fine gennaio 2024, quando Tancredi propone un’intervista per spiegare la linea del Comune, Sala lo frena: «Meglio una lettera piuttosto che un’intervista. Proprio perché, se ti fanno la domanda sul blocco delle pratiche e la domanda ci sta, tu rischi di rispondere in modo impacciato».

Messaggi a scomparsa e clima di allarme

Ed è proprio in quei giorni, il 4 marzo 2024, che compare un dettaglio rivelatore. In piena bufera giudiziaria, con l’inchiesta urbanistica che scuote Palazzo Marino e i riflettori puntati su ogni scelta, il telefono del sindaco registra un aggiornamento: i messaggi Whatsapp impostati per scomparire dopo sette giorni. Una misura di cautela che può sembrare banale ma che racconta il clima di allarme di quelle settimane. Pochi giorni dopo, il 9 aprile, un laconico «Ok risolto» chiude uno scambio tra Sala e il suo assessore: due parole che segnano la necessità di gestire le emergenze senza lasciare troppe tracce.

Il fronte di San Siro e il nodo alienazioni

Il terzo fronte è quello di San Siro. L’11 novembre 2024, durante una seduta infuocata del Consiglio comunale, la dirigente Simona Collarini scrive in chat con Tancredi e Malangone: «Ma fanno tutti finta di non sapere che hanno votato la vendita anni fa?». Sono le ore in cui Sala parla in aula, tra fischi e contestazioni dei comitati. «Che fatica ascoltare tutte queste bugie. Non mi abituerò mai», aggiunge Collarini. Malangone risponde «Esatto». Tancredi domanda se anche la «Gfu» (Grande funzione urbana) fosse già stata approvata: «Certooo», replica la dirigente, ricordando anche la previsione di indici edilizi e grandi strutture di vendita.

In realtà San Siro non risulta «già venduto»: è stato inserito nel Piano delle alienazioni 2019, ma ogni cessione richiede una delibera specifica del Consiglio e resta in vigore la delibera del 2000 che vieta la vendita dello stadio finché ospiterà eventi pubblici come le partite di Inter e Milan.

Autore
Panorama

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