Mamdani vince e tra i politici italiani è subito derby. Vannacci: “E’ la resa dell’Occidente”. Fratoianni esagera: “Ha vinto con il nostro programma”
- Postato il 5 novembre 2025
- Politica
- Di Il Fatto Quotidiano
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Da una parte la demonizzazione. Dall’altra la santificazione, il trionfo da remoto con relativo accostamento a se stessi e alla propria visione del mondo. La classe politica italiana reagisce alla elezione di Zohran Mamdani a sindaco di New York con i consueto dis-equilibrio, la consueta tendenza a esasperare i toni dal suo punto di osservazione assai poco privilegiato: quello della provincia dell’impero.
Perfetta incarnazione dei tempi che stiamo vivendo, Roberto Vannacci ha salutato il voto nella Grande Mela con i contenuti e i toni che sono propri. “24 anni dopo l’11 settembre, New York ha un sindaco musulmano – ha scritto sui social l’ex generale dell’esercito campione di preferenze alle europee con la Lega -. Così l’occidente celebra la propria resa culturale chiamandola progresso”.
Sempre sullo stesso fronte Claudio Borghi, senatore della Lega dall’inesauribile vena comica, per quanto spesso involontaria, fotografa il risultato da un altro punto di vista: “Ma davvero c’è chi pensava di vedere un repubblicano a New York? – domanda su X – Ma lì è come la zona 1 di Milano. Voterebbero anche l’Ayatollah Khamenei per sentirsi buoni. Il tutto mentre frustano le sette filippine assunte in nero che gli stanno caricando il suv in partenza per St. Moritz”, scrive ancora Borghi spostando non senza una qualche ragione l’attenzione sulla gauche caviar italiana.
Se a destra si demonizza, la sinistra regala soddisfazioni praticando lo sport nazionale: il salto triplo carpiato sul carro del vincitore. Mamdani “ha vinto perché ha proposto l’università e i trasporti gratuiti, prezzi degli affitti bloccati e l’aumento delle tasse per i miliardari”, ha esordito attenendosi in un primo momento ai fatti Nicola Fratoianni. Ma l’equilibrio dura poco perché subito dopo l’esponente di Alternativa Verdi-Sinistra esonda puntando il faro su se stesso e sul suo partito: “È il nostro programma. E la vittoria di Zohran significa che si può fare, negli Usa come in Italia. Siamo in campo per questo”.
A sinistra-sinistra, poi, c’è chi immagina persino un accenno di rivoluzione: “La Mela è Rossa. A New York vince la sinistra socialista e democratica”, esultano Maurizio Acerbo, segretario nazionale del partito della Rifondazione Comunista, e Anna Camposampiero, responsabile esteri. Mamdani “parla il linguaggio della pace, della giustizia sociale, del salario minimo e della lotta contro la povertà“. “Rifondazione Comunista – concludono – non può che augurarsi che questa vittoria segni l’inizio dell’ascesa di una vera sinistra in Usa, quella di Sanders, di Ocasio Cortez, di tante altre e altri che non condividono le folli idee fasciste e imperialiste finora dominanti”.
Al centro, quello di Italia Viva e dintorni, invece Mamdani piace poco. Com’è ovvio che sia. “Mamdani mi sembra più o meno l’altra faccia di Trump – sibila Ivan Scalfarotto, responsabile esteri del partito di Matteo Renzi -. Rappresenta un altro aspetto di quella estrema polarizzazione che attraversa gli Stati Uniti, e che sta provocando il più lungo shut down della storia. Ci sono due fazioni che non si parlano, che non hanno terreni comuni e che tendono a identificarsi nelle loro posizioni più estreme e identitarie. “Se poi pensiamo che, nello stesso giorno, in Virginia e New Jersey i dem hanno eletto due moderate – ha aggiunto Scalfarotto -, c’è da pensare che i Democratici non abbiano ancora elaborato una strategia precisa per organizzare una opposizione vera a Trump”. Eh, mica come il centrosinistra italiano che sta rendendo durissima la vita a Giorgia Meloni che dopo tre anni di governo ha ancora percentuali di gradimento attorno al 30%.
La confusione è alta. E a riportare tutti con i piedi per terra è l’ultimo da cui meno te lo aspetteresti: un radicale. “La vittoria di Zohran Mamdani è una bellissima notizia perché arriva dal cuore degli Usa trumpiani, che con l’attuale amministrazione stanno subendo una torsione autoritaria, razzista e illiberale mai vista prima – afferma il segretario di Più Europa Riccardo Magi -. Bene anche le vittorie delle candidate democratiche nel New Jersey e in Virginia. La strada per battere il trumpismo è ancora lunga, negli Stati Uniti così come nel resto del mondo. Intanto ci godiamo questa bella vittoria di un candidato a New York che rappresenta più di altri la libertà e i diritti”.
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