Mag to Mag 2025: cinque voci dell’editoria indipendente che si sono confrontate a Milano
- Postato il 19 settembre 2025
- Editoria
- Di Artribune
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BASE Milano, 13–14 settembre 2025. Nel gate G circolano magazine, fanzine, un lessico pratico: tirature, foliazione, rese, canali. Mag to Mag conferma il suo baricentro operativo – formazione, B2B, workshop – e un’impronta internazionale che porta in città più di ottanta editori, due mostre in collaborazione con IUAV e AIAP, un market a ingresso gratuito. Tra i tavoli si leggono strategie: chi lavora sulla lentezza per dare lunga vita ai contenuti, chi integra passeggiate urbane e rivista, chi racconta il bere attraverso la diplomazia o la religione, chi investe in un formato XL per fare della pagina un oggetto, chi usa la parodia del supermercato per parlare del mercato dell’attenzione. Dentro questa geografia, cinque testate – e i loro ideatori – rendono visibile a Artribune come il “fare rivista” oggi sia metodo oltre che prodotto.
Desired Landscapes, passeggiare per scrivere. Con Natassa Pappa
Ad Atene, Natassa Pappa fonda Desired Landscapes e lo definisce una piccola casa editrice dove la carta convive con camminate, workshop, una libreria-studio. La rivista è tascabile, annuale, costruita su legami persona-luogo, tipografia urbana, materiale d’archivio. Il metodo è dichiarato: “La città è il mio playground: cammino, fotografo, annoto; poi in studio cerco pattern e li traduco in pagina”. La cadenza è una all’anno, raccontata a una comunità che Pappa coltiva tra newsletter, social e gli eventi della sua libreria in centro ad Atene. Il lavoro sulla tipografia a rischio passa per esplorazioni in quartieri meno battuti, osservazione dell’uso quotidiano delle insegne, editing che in pagina diventa narrazione.
VEC, aperiodico e il supermercato come dispositivo
Nato in lockdown “per divertirci” e cresciuto fino al terzo numero, VEC rivendica i propri tre cardini – “Verità, Eleganza, Credibilità” – e un tono autoironico. L’ultimo numero è diretto dalla succursale VEC Alimentari, che appropria l’immaginario del supermercato dentro e fuori pagina. Il collettivo è composto da ottomembri tra Londra e Milano; i pezzi non sono firmati e il colophon è assente per scelta, così da estendere la collaborazione a una rete di amici, illustratori e fotografi. Distribuzione totalmente indipendente: “siamo… punk, anarchici… autodistribuiti: e-commerce nostro e relazioni dirette con librerie”.
Lo–hi, lo “slow journal” di Tomas Falmer e Philip Warkander
Lo–hi nasce come risposta alla velocità dell’industria: un giornale che commissiona senza inseguire la chiusura di calendario, ma il tempo delle storie. I fondatori sono il fotografo Tomas Falmer e lo scrittore Philip Warkander, entrambi con un passato nella moda. Entrambi esplicitano un manifesto sulla qualità dei materiali e sulla durata culturale dei pezzi, con stampa sostenibile in Svezia e una regola netta: “Nulla di quello che facciamo è generato dall’AI”. In fiera Warkander riassume la traiettoria: “Volevamo uno spazio per storie di autenticità legate a luoghi specifici… cose che richiedono tempo”. La policy anti-AI non è slogan ma procedura: “Controlliamo personalmente testi e immagini: l’apporto umano ha un valore che va esplicitato”. Anche i contenuti seguono questa logica: “Sguardo locale, niente cliché”. La biografia editoriale – corrispondenze con designer, incontri in case-studio, guide che nascono da residenze e frequentazioni – restituisce un’idea di rivista come archivio di relazioni.
Tonic, il bere come racconto del mondo. Con Robert Ellison e Benita Finanzio
Tonic è un semestrale che fa convergere bevande, viaggio e cultura. Lo guidano i co-founder Robert Ellison e Benita Finanzio che parlano di una rivista indipendente, con una rete di contributor internazionali e un canale YouTube – Tonic Talks. In conversazione la linea è chiara: “Raccontiamo le storie dietro le bevande: diplomazia, religioni, geografie culturali”. Sulle partnership il principio è difensivo: “Integrità editoriale: niente visione preventiva dei testi ai brand; se l’ospitalità crea conflitto, non pubblichiamo”.
Whatevr, formato XL e “independent luxury”. Con Sébastien Jardini e Jessica Santini
Whatevr Fanzine lavora sul paradosso “independent luxury”: una fanzine semestrale XL circa 280 pagine, multilingue con traduzione inglese, 15.000 copie e distribuzione ultra-selettiva tra librerie, concept e bookshop museali. Il team vede Sébastien Jardini co-founder e photo editor e Jessica Santini co-founder e fashion director. Dai loro discorsi emerge una regola semplice: libertà totale a fotografi e autori affermati per “carpirne l’anima” e supporto agli emergenti; il grande formato è un costo consapevole, sostenuto da una filiera stabile e da una rete retail che garantisce ampia visibilità. Sulla pubblicità, pochi partner coerenti e relazioni di lungo termine, per preservare identità e indipendenza.
Alessia Caliendo
Produzione Alessia Caliendo
Immagini Cucù – Fabrizio Spucches
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