L'omicidio del Pigneto: "un salto di qualità della mafia cinese a Roma"
- Postato il 16 aprile 2025
- Di Agi.it
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L'omicidio del Pigneto: "un salto di qualità della mafia cinese a Roma"
AGI - "Un omicidio di questo tipo non può che rappresentare un salto di qualità della mafia cinese nella città di Roma. Innanzitutto, perché raramente in questi anni abbiamo visto sparare e poi perché per le modalità con cui questo agguato è avvenuto, lasciano immaginare il fatto che sia intervenuto un killer professionista che ha rispettato con grande freddezza tutte le regole del buon sicario e poi ancora per il peso che questo personaggio sembra avere negli equilibri criminali cinesi, non soltanto nella città di Roma, ma da quello che si capisce anche in relazione alla grande capitale italiana della Cina che è Prato"". A fare una prima analisi del duplice omicidio che ha coinvolto due cittadini cinesi è Danilo Chirico fondatore di daSud, associazione che da 20 anni si occupa di raccontare le mafie, con un focus su Roma. L'AGI in una conversazione con Chirico cerca di capire quale sia il radicamento della mafia cinese nel contesto romano e in quali circostanze è maturato il delitto del Pigneto.
Quali sono le attività che interessano i clan cinesi?
Il business con cui abbiamo a che fare è un business miliardario perché ha a che fare con tutto il prontomoda, con la logistica, soltanto per fare riferimento alle attività, "legali", anche se poi anche quelle legali, pienamente legali, non sono, perché sappiamo di grandi sfruttamenti di lavoratori, di mancanza di rispetto totale di ogni regola, etc... E poi ci sono i business, quelli propriamente illegali. Quindi soprattutto il sesso, il gioco d'azzardo e poi una cosa che è la droga. Come tutte le mafie, anche la mafia cinese ha questo affare gigantesco soprattutto per quello che riguarda le droghe sintetiche.
Come si rapporta con le mafie italiane?
Quello che la mette in relazione più da vicino con le mafie italiane è il riciclaggio del denaro sporco, perché come è emerso da diversi inchieste, stiamo parlando di un'organizzazione che è capace di mettersi al servizio delle mafie italiane per riciclare il denaro prodotto illegalmente dalle mafie italiane con questi punti di raccolta che si trovano nella zona di Piazza Vittorio. Proprio lì, sono la maggior parte degli esercizi commerciali cinesi che hanno la possibilità, grazie alle loro ramificazioni internazionali, di spostare seppure solo nominalmente, quindi con meno rischi, il denaro italiano per acquistare la droga dall'altra parte del mondo.
Cosa dimostra questa esecuzione in piena regola?
Che si sta facendo un passo avanti molto forte, c'è la dimostrazione del fatto che se devono intervenire sanno intervenire come una mafia tradizionale anche sul nostro territorio e mi sembra che questa cosa lascia intravedere la possibilità di una reazione. Perché, se è vero com'è vero, che questo uomo che è stato ucciso era il braccio destro di quello che è considerato uno dei capi, immagino che questa uccisione o abbia a che vedere con una riorganizzazione interna oppure stiamo assistendo all'inizio di una guerra interna. Ma è troppo presto per dirlo, però sulla base dell'esperienza possiamo immaginare questi scenari.
DaSud ha disegnato la mappa dei clan presenti nella Capitale. Quanto la mafia cinese quanto è radicata?
La mafia cinese è molto radicata, ha sempre fatto i suoi affari provando a non entrare in conflitto con le mafie italiane, ma si è messa al servizio delle mafie italiane. Quindi è stata una mafia che si è organizzata, che ha gestito in autonomia i suoi affari, che si è messa in relazione ai clan italiani anche per non pestarsi i piedi. D'altra parte, come diceva l'ex procuratore Pignatone, 'Roma è una città aperta a tutti i clan, c'è spazio per tutti'.
Sono le zone della periferia est di Roma dove ci sono le loro basi logistiche ufficiali. Poi a volte queste cose spesso corrispondono, perché in alcuni casi i traffici illegali sono una parte del traffico legale o comunque, diciamo, le basi legali vengono utilizzate anche per svolgere i traffici legali, è la cosa più comoda. E quindi direi che la zona di Roma Est, a cavallo del raccordo, e poi nella zona del centro la di Piazza Vittorio. Queste sono le due zone in cui tradizionalmente sono presenti le organizzazioni e anche la comunità cinese. Ovviamente le due cose in qualche modo si sovrappongono dal punto di vista geografico.
Come associazione più di una volta avete chiesto l'istituzione di un osservatorio sulle mafie al comune di Roma. Si è attivato nel municipio VII. Ribadite la richiesta?
Assolutamente. Abbiamo fatto assumere un impegno istituzionale del sindaco. Quindi stiamo parlando di prima delle elezioni, un impegno che era stato sottoscritto anche dal sindaco Gualtieri. Abbiamo chiesto una serie di impegni, tra cui una commissione consiliare sulla legalità e le mafie, così come avviene in tutte le principali città italiane: Milano, Torino, Bologna, Napoli, Bari, Firenze. E un osservatorio che tenesse insieme il mondo delle istituzioni con il mondo più vasto del terzo settore, piuttosto che dell'imprenditoria, delle organizzazioni del commercio eccetera, proprio a significare il fatto che c'era una città che complessivamente si prendesse cura di questa cosa. Non perché si dovesse lanciare un allarme particolare, ma perché tanti indicatori ci dicono che la presenza delle mafie nel nostro territorio è una presenza delle mafie molto forte e molto radicata. L'episodio della mafia cinese è solo uno, ci sono stati soltanto nelle ultime settimane un'inchiesta per esempio che ci ha raccontato che esiste una sorta di organizzazione unitaria di tutte le più importanti piazze di spaccio della città.
Non credo che dovremmo essere così ingenui da pensare che quello che è avvenuto a Ostia con gli incendi ripetuti dei lidi si tratti soltanto di episodi dovuti all'iniziativa di un singolo. Ce lo dice la logica, ce lo dice anche la storia di quanti e quali siano gli interessi su quel litorale. Sarebbe utile che tutte le classi dirigenti diffuse, a partire dal comune di Roma, dalla Regione Lazio, la Città Metropolitana si prendessero cura di questa cosa perché iniziare a parlare di un fenomeno, spiegarlo, raccontarlo, rassicurare gli operatori economici ai cittadini, spiegare quello che sta succedendo sono cose che fanno bene alla città, fanno bene all'economia, fanno bene allo sviluppo del territorio. Purtroppo in tutti questi anni questa cosa non ha preso ancora piede. Anche nel VII municipio dove peraltro noi altri avevamo collaborato all'istituzione di questo osservatorio ma che ancora di fatto non si è mai riunito per una serie di cavilli burocratici.
Mantenete la speranza?
Se ci fosse una volontà politica forte sarebbe un segnale importante per tutta la città e sarebbe la risposta migliore anche alla voglia che le mafie hanno di entrare sempre con maggiore determinazione nel tessuto economico e sociale della città. Sono passati tre anni e mezzo ormai e non vorrei essere pessimista, ma non mi sembra che sia nell'aria.
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