L'io è il grande problema del Real Madrid
- Postato il 18 aprile 2025
- Di Il Foglio
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L'io è il grande problema del Real Madrid
Credo che alla base del fallimento (che parolone!) del Real Madrid in Champions League vi sia un problema enorme che assale la nostra società: l’io, il pronome assassino. Viviamo sommersi nell’ego, abbagliati dalle nostre impareggiabili qualità, per nulla curiosi di scoprire che oltre a noi c’è dell’altro, di gran lunga più interessante. Viviamo senza accorgerci del senso del ridicolo che ci circonda, giudicati da tutti come malati, malati di noi. Ogni squadra è un micro mondo, dove si ripetono gli schemi della società (altro che 4-4-2!). A volte respingono l’andazzo circostante, a volte invece lo accolgono e lo riproducono.
L’Inter vince perché ha un allenatore che non parla mai in prima persona, non dice “il mio calcio”, non fa il fenomeno. I suoi giocatori sono stelle una a una, dal portiere al centravanti, ma nessuna brilla solo per sé. Tutti lavorano in funzione dell’altro, costruendo il successo come un castello di carta, dove se cade l’asso, cadono tutti. Nel Real Madrid, nonostante Ancelotti, uomo di somma saggezza, così altruista nel rispetto delle persone da sembrare uno stregone del buon senso, la squadra si muove senza rispettare il principio della solidarietà. Un compagno è in ritardo? Corro io per te. Il difensore è in affanno? Torno indietro a dare una mano. Concetti semplicissimi che però sono alla base di tutte le vittorie di gruppo.
Nel Real ognuno si muove per conto suo, cercando una strada alternativa e personale per affermarsi, dimenticando che facendo in questo modo deformano la realtà, danneggiandosi. Il Madrid è infatti la più forte squadra del mondo, con giocatori infiniti in grado di battere chiunque. E invece perde, modificando una storia che altrimenti sarebbe segnata solo da inevitabili trionfi. Con l’arrivo di Mbappè, si è come dischiuso un problema forse nascosto, coperto dalla bravura di Ancelotti a trattare con il genere umano. Ma l’avvento del francese ha scoperto il pentolone, dove bollivano rivalità ormai stracotte. Il Real non gioca, si assenta, non vive, si spegne. Attende addormentato che qualcuno lo svegli. Nessuno si guarda, si cerca, si piace, si ama. Vinicius, da solo, era mezzo attacco, partendo da posizioni ibride si palesava come un genio-folletto. Insieme a Mbappè si è quasi intristito, parendo molto più vecchio della sua ancor giovane età.
Dicono che Ancelotti sia sull’orlo del licenziamento, trattato come un umarell davanti al Bernabeu. La parola spetta al presidente, uno che parla spesso con lo specchio dandosi ragione. Un professionista del decisionismo, ossessionato dall’io: il pronome assassino che rimbalza sulla testa degli uomini come un pidocchio del pensiero (cit.)
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