L’ingenuità di Di Lorenzo, il cambio (sbagliato) di Conte, la mentalità da big: il Napoli in Champions è solo rimandato

  • Postato il 19 settembre 2025
  • Calcio
  • Di Il Fatto Quotidiano
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Rimandato. Non bocciato, ma rimandato il Napoli all’esame di maturità dell’esordio in Champions con Conte. Perdono due a zero gli azzurri contro il Manchester City all’Etihad Stadium in una gara che però giocano in dieci uomini per settanta minuti. Dopo venti minuti infatti Di Lorenzo viene espulso per fallo da ultimo uomo su Haaland, ravvisato al Var dall’arbitro, riscrivendo di fatto la gara degli azzurri a partire da quella di Kevin De Bruyne. Richiama proprio lui, in casa sua, Conte per riequilibrare la squadra dopo l’espulsione del suo capitano inserendo Mathias Olivera. E dire che la partita era sembrata diversa nelle prime battute, con la prima occasione che era arrivata proprio per il Napoli, con Beukema da calcio d’angolo che aveva impegnato severamente Donnarumma.

E invece dopo ventitré minuti proprio quello che i tifosi di casa avevano coccolato come KK, King Kevin, deve abbandonare il campo per sanare il gap tattico individuato da Conte. Un ritorno a casa che avrebbe immaginato diverso De Bruyne, ma che accetta col piglio del campione non fiatando di fronte alla miseria dei ventitré minuti giocati nel suo stadio, davanti ai tifosi che l’hanno adorato per quasi un decennio. Soffre il Napoli nel primo tempo con Milinkovic-Savic che con diversi interventi importanti salva la porta dalla capitolazione. Addirittura è Politano, nel recupero della prima frazione a salvare in maniera prodigiosa su Reijnders mandando il Napoli a riposo sullo zero a zero.

Conte toglie il migliore dei suoi, Politano appunto, mandando dentro Juan Jesus: sarà un caso, ma un minuto dopo il Napoli subisce il gol con una magia di Foden che trova Haaland in mezzo per battere Milinkovic-Savic. Al 65esimo Doku va uno contro uno e si beve tutta la difesa azzurra portando il City sul due a zero. E così finisce, col City sempre col pallino del gioco in mano e col Napoli che al netto delle difficoltà e dell’impossibilità, di fatto, di dare un copione diverso alla partita, si difende in maniera ordinata provando a cercare eventuali occasioni in contropiede nelle rare volte che gli uomini di Guardiola perdono palla. Eventuali, appunto. Infatti sono pressoché nulle le occasioni di ripartenza degli azzurri. Nulla, di fatto, sono invece le occasioni.

C’è la concentrazione del Napoli, tuttavia: mai fuori dalla partita, al netto della difficoltà estrema di giocarsela in dieci dal ventesimo. C’è la generosità: non molla nessuno, e dunque la possibile imbarcata che sarebbe venuta facile a un Napoli che all’Etihad si sarebbe presentato garibaldino al solito, non arriva. In termini di mentalità, dunque, il Napoli mostra che quel che ha sul petto non è casuale: a Manchester va per vincerla, nella consapevolezza che perdere ci sta.

Da rivedere qualche ingenuità, come appunto quella del suo capitano Di Lorenzo: in scivolata da ultimo uomo, nella consapevolezza di Var e severità arbitrale forse anche no al ventesimo del primo tempo e con tutta la partita ancora davanti. Meglio subire un gol recuperabile in undici che lasciare la squadra all’arrembaggio, inevitabile, altrui. Ma la bocciatura sarebbe troppo severa per gli uomini di Conte che non si disuniscono e concedono al Manchester la vittoria con due giocate, quelle di Foden e quella di Doku, come avviene nei big match. Rimandati dunque gli azzurri, con l’obbligo ora di vincere le gare più abbordabili, che in Champions abbordabili non sono mai.

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