Liam Lawson si mette a nudo: “La F1 è pressione costante, fin da bambino affronti momenti difficili. Bisogna saper cacciare i mali pensieri”
- Postato il 17 maggio 2025
- F1 & Motogp
- Di Il Fatto Quotidiano
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A sette anni giocò a rugby, poi ha scoperto la velocità e non l’ha più abbandonata. La “retrocessione” che lo ha portato dalla Red Bull alla Racing Bulls è stata dura, ma Liam Lawson non vuole arrendersi. Prima del weekend di Imola, all’interno del motorhome del team della bevanda energetica, il pilota neozelandese ha sfogato tutta la sua voglia di rilanciarsi e di prendersi al più presto la prima top-10 della stagione.
Primo GP a Imola da titolare in F1, ma al Santerno aveva già svolto dei test in passato. Pensa sia possibile entrare per la prima volta in top-10 in stagione?
Ogni settimana è diversa, così come ogni stagione. Se guardiamo all’anno scorso, questa pista è stata molto positiva per noi. Ma il passato non è una garanzia. Quest’anno, ad esempio, il nostro rendimento è cambiato di circuiti in circuito. Ci sono state piste dove pensavamo di essere forti e invece non lo eravamo, altre nelle quali è capitato il contrario. La verità è che in una F1 davvero combattuta come questa, soprattutto a centro-gruppo, è difficile fare previsioni. La differenza tra entrare in Q3 o uscire in Q1 può essere questione di un decimo. Ogni dettaglio conta.
Ancora non abbiamo visto il pilota combattivo e a punti della passata stagione, è solo un aspetto mentale o anche una questione di adattamento alla macchina?
Credo che sia un mix di molti fattori. In Formula 1, tutto deve andare per il verso giusto per ottenere un buon risultato. Nelle ultime gare alcune cose hanno funzionato e altre meno, questo ci ha impedito di portare a casa dei punti. È stato frustrante, certo, ma fa parte di questo sport. Ora che siamo in Europa, però, può cambiare tutto.
Quanto è stata importante la famiglia e la sua fidanzata, Hannah Michele St. John, per sostenerla nei momenti difficili di questo inizio di stagione?
Tantissimo. In Formula 1 la pressione è costante. Passiamo molto tempo lavorando e allenandoci per poter dare il massimo, e per questo bisogna sempre far riposare la propria testa, toglierle i mali pensieri. La mia famiglia e la mia fidanzata, soprattutto lei, sono fondamentali in questo, mi aiutano a staccare dalla realtà quando le cose non vanno bene. Posso assicurare che tutto ciò fa una grande differenza per la mia salute mentale.
Ha vissuto momenti difficili nelle categorie inferiori simili a quello di questo inizio di stagione?
Moltissimi, ma penso che tutti, anche quelli che arrivano in alto, abbiano affrontato momenti difficili. Cercare di entrare in Formula 1 è durissimo. Da bambino ci sono stati anni in cui sembrava che non ce l’avrei fatta. Fa parte del percorso di crescita.
Da piccolo il suo idolo era Hamilton, anche Lewis come lei sta vivendo un inizio di Mondiale difficile. Le ha dato supporto dopo il suo passaggio Red Bull-Racing Bulls?
A otto anni Lewis era il mio pilota preferito, ho letto la sua biografia e volevo diventare come lui. Poi, quando si arriva in F1, cambia il punto di vista. Non puoi più mettere un pilota su un piedistallo, perché diventa rivale. Devo dire che ogni volta che ho parlato con lui, è sempre stato gentile. Mi ha detto di farmi forza e di continuare a lottare, apprezzo davvero il suo atteggiamento.
A sette anni ha giocato il rugby, poi ha scoperto la velocità e non l’ha più abbandonata.
L’emozione più grande è la sensazione che provo ogni volta a bordo di un’auto di F1. Per me esistono la velocità e la sensazione che dà la velocità. Essere a pochi centimetri da una vettura avanti a te, mentre guidi a oltre 300 orari, è praticamente indescrivibile, una sensazione pazzesca. Da piccolo, ancor prima di imparare a parlare, facevo i rumori delle auto. Col tempo poi mi sono appassionato a qualsiasi cosa avesse un motore, come anche escavatori e trattori.
In passato ha dichiarato di soffrire di “fomo”, ovvero la paura di stare lontani da familiari e amici.
Nella mia gioventù, per i sacrifici fatti non ho avuto modo di sperimentare un sacco di cose, ma allo stesso modo non ho la sensazione di perdermi qualcosa perché ho tante cose da fare in questo momento nella mia vita. Penso solo che la mia carriera sia iniziata molto prima di tanti altri. Mi concentro sulle cose più stimolanti che mi stanno succedendo.
La Red Bull era così diversa rispetto alla Racing Bulls che sta guidando?
È diversa, anche se per alcuni aspetti è simile. La differenza sta nell’adattamento a piste o curve diverse. La bravura del pilota è sapersi adattare a ogni circuito.
Oggi vive a Montecarlo, dopo quattro anni trascorsi in Inghilterra. Una vita del tutto differente rispetto alla sua Nuova Zelanda.
Sì, anche se non ci penso. Alla fine il tempo per riprendermi tra una gara e l’altra è davvero poco. Nel tempo libero cerco di dedicarmi ai miei hobby.
Quali?
Mio padre Jared ha trasmesso la passione per la musica sia a me sia a mio fratello. Entrambi abbiamo iniziato a suonare la chitarra acustica dopo aver visto lui mentre suonava in una band locale. Non posso farne a meno, di ascoltarla soprattutto. Di recente, poi, mi sono appassionato al golf. Direi che è diventata quasi un’ossessione.
Quali sono i suoi obiettivi per questa stagione e per la tua carriera?
Rilanciarmi, puntando a ottenere buoni risultati gara dopo gara. Lavoro con questo “goal”, senza pormi un obiettivo numerico di gare all’interno della top-10. Nella mia carriera invece continuo a mantenere vivo il mio sogno: quello di essere un futuro campione del mondo di F1.
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