Le traiettorie dell’anima

  • Postato il 8 ottobre 2025
  • Di Il Foglio
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Le traiettorie dell’anima

Quant’è difficile fare silenzio al giorno d’oggi, l’epoca dei social. Ci caschiamo tutti, quando scorrendo sotto a un qualche post strillato su Instagram allunghiamo il dito per commentare, aggiungendo qualche byte al freddo frastuono della rete. Quant’è difficile fare silenzio senza entrare più in chiesa, o senza prendersi la briga di salire in cima a una montagna, perché la città con la sua foga ci toglie le energie e la voglia di rispettare la nostra esigenza di pensare un po’ a noi stessi e alla nostra anima. Forse il Covid era servito almeno a questo: sul mondo e sulle nostre vite era calato un profondo silenzio, e ci toccava cercare se al fondo di esso ci fosse qualcosa, pena impazzire (e tanti infatti sono impazziti). Ma quel tempo obtorto collo nostro e quello spiraglio sul cuore sono ormai scomparsi sotto al tappeto della routine.

 

Per questo può essere di qualche interesse prendere in mano il nuovo libro pubblicato da Lindau Le traiettorie dell’anima. Il silenzio di Dio e degli innocenti, frutto del dialogo tra Anna Vinci e padre Bruno Bignami. Lei (tra le altre cose) biografa di Tina Anselmi, lui (tra le altre cose) postulatore della causa di beatificazione di don Primo Mazzolari; fra i due è nata un’amicizia sulla scorta di un libro su Anselmi curato proprio da Anna Vinci. E con la loro amicizia è nata negli anni anche l’idea di questo libro scritto a quattro mani: un volumetto abbastanza agile, un botta e risposta in cui, mutuando i termini dalla pallavolo, Anna Vinci alza e padre Bignami schiaccia.

Ogni capitoletto ha per titolo una singola, grande parola, alcune delle quali di questi tempi risuonano di rado all’orecchio, come “Amicizia”, “Sentinella”, “Rito”, “Vocazione”. Alle inquietudini di Vinci, donna di grande sensibilità, coraggiosa nel manifestare le proprie ferite ed esperta anche del lato oscuro del paese (quello in cui non puoi non imbatterti se ti addentri dietro Tina Anselmi nella selva oscura della P2 e dintorni), padre Bignami tenta di rispondere più che a colpi di predica, mostrando col dito: i personaggi di Camus e di Dostoevskij, Giobbe, e soprattutto Cristo in croce. E ci aiuta a ricordare, con le parole di don Primo Mazzolari, che “il cristiano è un uomo di pace, non un uomo in pace”; e che “Non so perché sia così comune l’idea che vocazione voglia dire qualche cosa che debba scorrere liscio e blando, senza intoppi o arresti. Non è una strada fatta, la vocazione, ma una strada da farsi, e col piccone”. Soprattutto, in un’epoca in cui si cade spesso nell’illusione che la salvezza ce la si possa procurare da soli, ribadisce che il cambiamento in noi è possibile solo in virtù di “un incontro gratuito, un gesto di amore riconosciuto. Si è accolti e amati; allora si restituisce nella logica del dono”. Una lettura per abitare il silenzio.

    

Anna Vinci e Bruno Bignami
Le traiettorie dell’anima
Lindau, 120 pp., 16 euro

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Autore
Il Foglio

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