L'aggressione di piazza Gae Aulenti e non solo: cosa succede alla gestione della sicurezza a Milano

  • Postato il 3 novembre 2025
  • Di Il Foglio
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L'aggressione di piazza Gae Aulenti e non solo: cosa succede alla gestione della sicurezza a Milano

"Milano non è Gotham City", disse con stizza Beppe Sala quattro anni fa, quasi una copia del “noi non siamo a Fortapash” che Ennio Fantastichini nei panni di un sindaco poco trasparente gridava nel film dedicato a Giancarlo Siani. Era la risposta di Sala al suo sfidante, Luca Bernardo, che era arrivato a parlare di Milano come la “città più pericolosa d’Italia”. Eravamo in campagna elettorale, un momento in cui capita che i toni si accendano. Ma il problema è quando non si placano una volta finita la competizione. Perché prima o poi si verifica qualcosa che li riaccende e si torna a riflettere, o meglio a scontrarsi, su quanto Milano sia sicura, o forse quanto sia insicura. Quanto acceduto stamattina è il detonatore ideale per questo tipo querelle: un’aggressione in piazza Gae Aulenti da parte di un uomo che, a volto scoperto, ha accoltellato la 43enne Anna Laura Valsecchi che si stava recando al lavoro. La vittima è stata colpita con un fendente sul fianco sinistro, tra la milza e il polmone, con un coltello da cucina e grazie all’operazione nell’ospedale Niguarda si trova fuori pericolo. Ad accrescere lo sgomento è il luogo che non è uno qualsiasi ma il centro di Porta Nuova, il nuovo quartiere tutto grattacieli sede della finanza e del glamour cittadino. Si può dire che è stato colpito uno dei simboli della nuova Milano. 

I numeri delle denunce: Milano supera Napoli e Palermo

Accanto a questo fatto di cronaca nera ci sono i numeri del Sole24 Ore, che proprio oggi assegnano alla città la maglia nera nella non ambita classifica della criminalità. I dati, forniti dal ministero degli Interni, dicono che ogni 100 mila abitanti ci sono 7mila denunce di illeciti, cifra record in Italia: giusto per avere un paragone con altre città difficili, a Napoli sono 4.479, a Palermo 3.936. In totale ci sono state 225.786 denunce di reato in 12 mesi, in media 618 al giorno. Altri poco invidiabili primati nazionali riguardano le denunce per furti (3711 ogni 100 mila abitanti) e per le rapine (137 ogni 100 mila). 

I dati Istat: in dieci anni reati in calo anche a Milano

Vista così sembra che ci sia bisogno davvero di Batman e Robin o qualcosa del genere per riportare ordine. Se però si valuta il report nella completezza, ci si può fare un’idea diversa della situazione criminalità che, nonostante la ripresa post pandemia, resta molto lontana dai volumi di reati registrati tra il 2006 (290.652 illeciti) e il 2014 (258.559). Secondo un'altra rilevazione elaborata dall’Istat, nel giro di dieci anni gli omicidi si sono quasi dimezzati: erano 30 nel 2014, 16 nel 2024. Così anche le minacce sono passate da 4.239 a 3.528, le rapine da 4.590 a 4.170, i furti da 163 a 124. E ancora Milano, assieme a Roma, raccoglie un quinto delle denunce di tutta Italia, a significare una maggiore una fiducia nelle istituzioni. C’è poi da ragionare sulle percentuali dei reati calcolati sulla popolazione, che possono essere veritiere per i centri piccoli ma non per Milano, in cui i circa 1.400.000 abitanti sono solo sulla carta: tra cosiddetti city users, coloro che vivono nell’hinterland ma lavorano all’ombra della Madonnina, una popolazione studentesca di oltre 200 mila persone in buona parte fuorisede, gli stranieri che rappresentano il 20 per cento dei milanesi (e il 55 per cento degli arrestati), i turisti che sono sempre in crescita, si può dire che quelli che vivono davvero in città sono tra i 2.500.000 e 3 milioni. Di conseguenza, anche le statistiche andrebbero aggiornate. E questo è il quadro per quanto riguarda le realtà da codice penale.

Come funziona la sicurezza a Milano

Sul versante della repressione, il modello inaugurato lo scorso dicembre dal ministro Piantedosi si basa sulle zone rosse, aree critiche che sono presidiate con cura dalle forze dell’ordine e in cui è possibile emettere il Daspo urbano, la possibilità di allontanare persone moleste o con precedenti per reati come spaccio e furto. La prima prova dello scorso Capodanno in Piazza Duomo è stata fallimentare: le violenze sulle donne si sono ripetute come l’anno prima, anche se in dimensioni molto più contenute. Il governo ha deciso di andare avanti e adesso sono otto le zone rosse in città, valide fino al 31 marzo 2026. Si prosegue con i presidi mobili anche in Stazione Centrale, altro sito critico, dove unità della polizia e carabinieri si muoveranno di concerto per garantire sicurezza al maggior scalo cittadino. Anche il comune sta facendo la sua parte: la polizia municipale conta 3.200 unità, nel 2022 erano 2.800. Nel 2025 sono stati assunti 410 agenti e ufficiali e altri 86 agenti stanno seguendo il corso. Sono in strada ogni giorno, in media, 230 pattuglie (composte da due agenti), più le Unità operative e specialistiche e 20 la notte composte da tre agenti.  

E’ sufficiente questo apparato? Sì e no, secondo un ex responsabile della sicurezza che invita a prendere con le molle le statistiche sui reati. In primo luogo sono spesso riportati quelli denunciati, come oggi sul Sole 24 ore. E ciò significa che in parte poi i reati si non rivelano tali. Secondo, mancano le denunce di chi non crede che la giustizia possa dargli soddisfazione. Terzo la sicurezza è da sempre un valore percepito e mai reale, ancora oggi ci sono coloro che rimpiangono la Milano della loro giovinezza dimenticando che negli ‘60 e ‘70 imperversavano le bande dei banditi e che negli anni di piombo si arrivava a contare 150 morti l’anno. Per cui si deve concludere che la sicurezza reale è sempre rappresentata in modo approssimativo, che Milano è una città con un livello di sicurezza non diverso da quello di altre metropoli europee. Pur con alcune criticità, perché le rapine in strada, i borseggi e le violenze sessuali sono in aumento. Un dato, quest’ultimo, che le autorità è bene che considerino nella loro gravità in vista delle Olimpiadi invernali che si terranno tra tre mesi.

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Il Foglio

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