La storia spoliata, la vergogna del trasferimento dell’Archivio di Stato di Messina

  • Postato il 8 novembre 2025
  • Editoriale
  • Di Paese Italia Press
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di Mimma Cucinotta

Messina, 8 nov. 2025 – C’è un limite oltre il quale il silenzio delle istituzioni potrebbe divenire complicità.
E quel limite, a Messina, apparirebbe finora superato nel modo più grave e inaccettabile con la spoliazione dell’Archivio di Stato, afferente il Ministero della Cultura, avviata nell’ottobre 2025 nel più totale disinteresse pubblico.
Un atto che non è solo amministrativo, ma dissacrante, perché colpisce l’essenza stessa della città, ne devasta la memoria, e insulta la storia d’Italia nella sua interezza.

Non si tratta di un tecnicismo o di un trasferimento temporaneo. Si tratta della rimozione fisica e simbolica della storicità di Messina, del suo patrimonio archivistico imponente e secolare, delle tracce della propria identità culturale.
È un evento illegittimo nel merito e pessimo nella sostanza, un gesto burocratico che produce un danno culturale irreversibile, un’operazione che non ha né giustificazione logistica né fondamento morale.

Questo che segue è uno dei casi appurati personalmente del danno estremo prodotto alla città e alla conservazione della storia italiana nella sua complessità.

Nell’ambito di una ricerca scientifica da me avviata, di carattere storico e identitario, ho presentato tramite posta elettronica certificata una richiesta all’Archivio di Stato di Messina, finalizzata a recuperare documentazione riguardante un militare messinese italiano internato nei campi nazisti dopo l’8 settembre 1943.

Alla attenzione della Direzione dell’Archivio di Stato di Messina
Via Giuseppe La Farina, 293 – Messina

Oggetto: Richiesta urgente fascicolo intestato a un internato militare italiano

La sottoscritta Mimma Cucinotta, giornalista, nell’ambito di una ricerca scientifica, richiede con carattere d’urgenza il fascicolo intestato a un soldato italiano appartenente agli Internati Militari Italiani deportato nei territori della Germania nazista dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943.
Si chiede copia integrale del fascicolo, comprensiva del foglio matricolare relativo al suddetto militare.

31 ottobre 2025 – dott.ssa Mimma Cucinotta

Il riscontro del 4 novembre 2025 dell’Archivio è stato lapidario:

“A seguito del trasloco presso altra sede, tutte le attività di Sala di Studio (ricerca in sede, servizio di reference, consultazione, visite guidate) sono temporaneamente sospese. Ci scusiamo per il disagio.”

Questo è il risultato di una richiesta di conoscenza, di verità, di storia: un “ci scusiamo per il disagio”.
Il disagio, però, non è momentaneo. È storico, culturale e sociale.
Non poter accedere a documenti riguardanti gli Internati Militari Italiani, uomini che scelsero di non piegarsi al fascismo e finirono nei lager tedeschi, è un insulto alla ricerca, alla memoria e al dolore stesso della nostra nazione. Peraltro appartenente ad una parte di storia poco conosciuta.

Il soldato internato, catturato all’indomani dell’armistizio e deportato nei campi di lavoro forzato nazisti, sopravvissuto ma devastato nella mente e nell’anima, non è solo un nome, è una pagina di storia italiana e messinese.
Fratello di un professore anch’egli internato e liberato per puro miracolo nel 1945, rappresenta l’intera generazione dei giovani italiani che pagarono con la prigionia la loro dignità.
Oggi, il mancato reperimento dei documenti che raccontano queste vicende, a causa del trasferimento improvviso e immotivato dell’Archivio di Stato di Messina, rappresenta una perdita incalcolabile, una lesione alla ricerca scientifica e alla memoria di tutti.

Oltre all’ennesima violazione di una città martoriata, Messina ha già subito abbastanza.
Il terremoto del 1908 cancellò vite, architetture, archivi e speranze.
Il bombardamento del 1943 distrusse oltre centomila pezzi documentari, fondi notarili, atti del Consolato del Mare, carte dell’Intendenza borbonica. Secoli di storia volatilizzati tra le fiamme.

E oggi, come in un tragico paradosso, arriva una terza distruzione, questa volta non naturale né bellica, ma burocratica, ministeriale, scientificamente pianificata e spietata.
Una deportazione degli archivi, un esilio della memoria, che toglie alla città il diritto di custodire se stessa.

Non si tratta solo di documenti. Si tratta di un patto di civiltà che viene spezzato.
Quando la storia di un popolo viene spostata altrove, la sua storia diventa orfana, e l’identità si dissolve nella nebbia dell’oblio.

La spoliazione dell’ottobre 2025 è una ferita aperta e intollerabile. Un atto Dissacrante.
Il trasferimento improvviso dell’imponente patrimonio archivistico di Messina a Catania, senza preavviso né trasparenza, costituisce un atto di prevaricazione culturale e una dissacrazione della storia dei messinesi e degli italiani.

È l’ennesimo schiaffo a una città di eccellenze, di scienziati, di artisti, di porti e commerci, che nei secoli è stata sistematicamente depredata mentre le istituzioni restano mute.
Questo non è solo un errore. È una colpa morale.
Chi sottrae un archivio, sottrae la storia. Chi sottrae la storia, deruba il futuro.

Messina non si archivia.
Messina non è un faldone da trasferire, non è una pratica da archiviare.
È una città che ha saputo risorgere dalle macerie e che non può accettare che la sua storia venga imballata in scatoloni e spedita altrove.

Restituire l’Archivio di Stato a Messina non è una richiesta: è un dovere dello Stato.
È un atto di giustizia verso la città, verso i suoi cittadini e verso la storia d’Italia intera.

Perché dove si toglie la storia, si uccide il passato , il presente e il futuro.
E Messina, ancora una volta, chiede e pretende soltanto di non essere dimenticata. @Riproduzione Riservata

Mimma Cucinotta

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