La Serie A ribaltata: comanda Napoli, le squadre del Nord inseguono

  • Postato il 5 giugno 2025
  • Di Panorama
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Come è cambiata la vita in una settimana o poco più. Comanda Napoli, le grandi squadre del Nord inseguono e per la prima volta non sono i dominus del calciomercato. Inter, Milan e Juventus hanno meno soldi dei campani, meno certezze e molti più problemi quasi sempre lasciati in eredità dal finale di una stagione che ha coronato l’inseguimento napoletano al quarto scudetto della storia e condannato l’Inter alla gogna degli zero titoli. Con tutto quello che ne consegue,

Una novità assoluta nella traiettoria del nostro calcio, abituato ad essere comandato dalle tre grandi potenze sull’asse Milano-Torino. Qui sono finiti 82 dei 123 scudetti dal 1898 e qui si sono storicamente concentrate potenza e ricchezza con il Sud costretto a inseguire in costante affanno, tra pochi alti e molti bassi con in mezzo traversate del deserto lunghe decenni senza vittorie. Ora tutto pare cambiato e la notizia è che sta avvenendo in maniera rapida, quasi violenza. E che solo alla vigilia dell’ultima giornata che ha consegnato il titolo al Napoli non era pensabile che potesse accadere.

De Laurentiis comanda il mercato: Napoli ricco e ambizioso

Il nuovo centro del calcio italiano porta il nome di Aurelio De Laurentiis. Ha speso 150 milioni di euro un’estate fa per dare ad Antonio Conte gli uomini utili a fare l’impresa. E quando, a scudetto vinto, sembrava in un angolo rassegnato a perdere il tecnico della riscossa per vederlo volare nella solita, odiata, Torino, ha trovato le risorse per trattenerlo. E’ stato l’innesco della rivoluzione: ora Napoli comanda e le altre inseguono a distanza.

ADL ha garantito investimenti per altri 300 milioni di euro per andare all’assalto dell’Europa, annunciato il centrocampista belga De Bruyne (colpo epocale sotto il Vesuvio), sfidato le big su quasi tutti gli obiettivi di mercato e avviato un ciclo che si annuncia vincente. Avrà qualche asprezza di carattere e non sempre si fa amare dagli stessi napoletani, ma sta scrivendo un capitolo di storia fin qui inesplorato perché anche ai tempi di Ferlaino e dei due scudetti di Maradona a tenere il pallino erano sempre le squadre del Nord.

Inter e Milan in affanno: pesa la politica dei fondi americani

Milano è in affanno e osserva da lontano, con le idee confuse e il peso di una strategia che non consente di spendere subito per provare a contrastare i nuovi padroni della Serie A. L’Inter è uscita dallo tsunami della finale della Champions League con le ossa rotte, non solo metaforicamente. Aveva la rosa più forte, il tecnico di più lunga data e il vento alle spalle e ha perso tutto. Non solo campionato e coppe, chiudendo con la bacheca vuota, ma anche Inzaghi volato in Arabia Saudita e tutte le certezze, svanite in un colpo solo. Cosa sarebbe stato anche solo riuscendo a coronare il controsorpasso a Conte nella volata di maggio? Non esiste controprova ma la sensazione è che gli equilibri non si sarebbero modificati.

Il paradosso è che il club con il fatturato più alto (supererà i 550 milioni di euro a fine giugno) e il palmares più ricco dell’ultimo lustro, vice campione d’Europa due volte in tre anni e con un gioco ammirato molto più all’estero che in Italia ora fatica a disegnare il proprio futuro. Insegue allenatori esordienti o quasi, certamente senza esperienza ad alto livello. Farà un mercato per la prima volta dopo diverse estati senza l’incubo del saldo zero ma anche senza investire massicciamente mentre a Napoli spendono e spandono.

Così vuole il fondo Oaktree, subentrato agli Zhang nel maggio 2024 e ora in cabina di regia: spese contenute, concentrate su giovani da valorizzare e basta parametri zero avanti con l’età. Sull’altra sponde del Naviglio la situazione è diversamente aggrovigliata dopo una stagione di fallimenti fragorosi dal punto di vista sportiva che hanno partorito il capolavoro al contrario della mancata qualificazione alla Champions League.

Gerry Cardinale sembra aver fatto tesoro degli errori e ha dotato il Milan di una nuova struttura manageriale, inserendo un direttore sportivo dopo due anni di cogestione: Igli Tare ha strappato subito alla concorrenza Max Allegri e da qui si riparte ma tutto il resto del progetto rimane da scrivere. Ci saranno grandi sacrifici sul mercato nonostante l’ad Giorgio Furlani, messo all’indice dal popolo rossonero come responsabile degli ultimi disastri, avesse garantito il contrario. Tra campioni in scadenza (Maignan e Theo Hernandez), uomini mercato con la valigia in mano (Reijnders) e altri sempre in bilico (Leao), il rischio è che la rifondazione faccia rima con ridimensionamento e che dagli Stati Uniti l’ordine sia di guardare al bilancio prima di tutto, tenendo le ambizioni di campo su un piano inferiore.

L’Anno Zero della Juventus come in un giorno della marmotta

E poi c’è la Juventus che è dentro un lungo momento di riposizionamento, costantemente alla ricerca di se stessa e del filo della vittoria perso nell’inverno dello scandalo plusvalenze e dell’allontanamento di Andrea Agnelli dalla Continassa. Come in un eterno giorno della marmotta, John Elkann vara piani strategici dopo piani strategici, brucia miliardi e uomini, vive continui anni zero. La qualificazione alla Champions League strappata con sudore all’ultimo minuto dell’ultima giornata ha salvato la stagione almeno dal punto di vista economico, altrimenti sarebbe stato un disastro dover lavorare senza i ricchi introiti dell’Europa che conta.

Però le buone notizie sono finite lì. La cacciata di Giuntoli dopo due anni (su cinque di contratto) è l’ammissione esplicita degli errori del passato, la scelta di Damien Comolli – manager francese con nessuna conoscenza del calcio italiano – una scommessa affascinante ma rischiosa. Torino pensava di poter riabbracciare Conte dopo il tradimento del 2014 e dovuto ingoiare il boccone amaro della scelta dell’ex capitano rimasto a Napoli, trovandosi con il traghettatore in panchina a giocarsi anche il futuro.

Un pasticcio sullo sfondo del quale ci sono i massicci investimenti di un anno fa, un mercato da quasi 300 milioni di euro targato Giuntoli, da smaltire facendo di conto per trovare il denaro che serve per l’ennesima rifondazione tecnica. Non sarà facile e, soprattutto, non sarà veloce. Intanto Napoli comanda e il Nord insegue: una prima volta nella storia del nostro calcio.

Autore
Panorama

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