La mafia a San Siro: così si pagava il pizzo per gestire i parcheggi
- Postato il 6 maggio 2025
- Di Panorama
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Un sistema estorsivo consolidato, spesso praticato con metodi e finalità mafiose. La ricostruzione della gestione dei parcheggi di San Siro che emerge dalle carte dell’inchiesta Doppia Curva fa cadere l’ultimo velo su cosa è accaduto per anni dentro e fuori lo stadio milanese. Un incrocio di affari, accordi, intimidazioni, minacce e connivenze con sullo sfondo il calcio in uno dei teatri più in vista del sistema pallonaro italiano. Tanti soldi in mano a pochi e garantiti da un sistema di protezione ambientale ripagata attraverso il pagamento di quello che il giudice per le indagini preliminari Domenico Santoro, firmatario dell’ordinanza di applicazione delle misure cautelari per sette ultras o soci in affari degli stessi, non ha esitato a definire estorsione aggravata dal metodo mafioso.
Chi voleva gestire i parcheggi di San Siro doveva pagare la Curva Nord, attraverso contributi in contanti o affidandosi a persone segnalate dal direttivo della curva stessa. Un sistema per garantirsi “tranquillità” nella gestione del servizio, una sorta di tassa nemmeno troppo occulta senza la quale il business sarebbe stato impossibile o sarebbe finito in altre mani. Al centro dell’approfondimento, nato come filone dell’inchiesta maggiore che ha decapitato i direttivi della Nord interista e della Sud milanista, permettendo anche di risalire ad autori e mandanti di alcuni gravi fatti di sangue maturati nel mondo ultras, l’imprenditore Gherardo Zaccagni.
E’ lui che, vittima dell’estorsione portata avanti sistematicamente dai capi tifoseria, deve piegarsi alla regola non scritta secondo la quale per lavorare a San Siro bisogna garantirsi la protezione nei confronti della Curva Nord di cui il gip scrive in un passaggio dell’ordinanza: “Considerata la famelica attenzione degli esponenti della curva rispetto ad ogni potenziale ritorno economico di qualsiasi attività connessa allo stadio, la dazione periodica di denaro appare una sorta di corrispettivo per avere Zaccagni occupato, con la propria azienda uno dei campi di azione degli ultras”. Una dazione quantificata in 4mila euro al mese per i nove mesi della stagione sportiva, contributi per le coreografie e l’assunzione come garante di Pino Caminiti e di altri personaggi legati alla Nord.
L’accordo di collaborazione viene trovato in un incontro ristretto presso un ristorante in zona San Siro. A raccontarlo ai magistrati è sempre Zaccagni: “I primi consigli (su cosa fare per poter lavorare nei parcheggi ndr) me li ha dati Mauro Russo. Una delle mie preoccupazioni è stata quella di non aver alcun tipo di ingerenza da parte della curva Nord, in quanto era notorio nell’ambiente che i parcheggi erano in qualche modo appannaggio di esponenti della curva. In questa occasione mi è stato più o meno ventilato il seguente discorso: se volevo gestire i parcheggi dello stadio e non avere fastidi, avrei dovuto assumere qualche persona indicata da loro, cioè dalla curva Nord (…) nonché contribuire in qualche modo alle coreografie dello stadio (…). Russo e Caminiti mi hanno detto che se volevo stare tranquillo dovevo dare una certa somma a Pino e poi lui se la sarebbe vista con la curva. Quando ho chiesto l’ammontare di quanto avrei dovuto dare i due mi hanno detto 4mila euro al mese per nove mesi, cioè per la durata del campionato e questa somma serviva per non avere alcuna ingerenza della curva nella gestione dei parcheggi”.
Il ruolo di Caminiti, in particolare, secondo la ricostruzione della Procura di Milano avallata dal gip Santoro, è centrale a spiegare il funzionamento del sistema comprese le sue derive mafiose. Nei verbali, infatti, l’imprenditore Zaccagni ha spiegato di averlo dovuto assumere per non avere problemi con la Nord e di averlo fatto su indicazione di un altro personaggio – Mauro Russo – perché in grado di garantire serenità ambientale. Lui che aveva rapporti con i capi ultras, ma anche entrature importanti nella dirigenza dell’Inter, “estrema familiarità” con il direttore sportivo Piero Ausilio e con Beppe Marotta. Nessuno dei tesserati nerazzurri risulta iscritto nel registro degli indagati.
Intercettazioni e ricostruzioni documentali agli atti provano la carica intimidatrice di cui i capi della curva sono “portatori”, tanto che quando Caminiti viene allontanato perché emerso il suo coinvolgimento in affari criminali, la pax intorno ai parcheggi viene meno e si registrano episodi spiacevoli come un’irruzione che porta l’imprenditore e l’addetto alla sicurezza dell’Inter, Gianluca Cameruccio, a discutere dell’opportunità di ripristinare il rapporto per porre un argine a derive pericolose e non controllabili.
Nelle pieghe della nuova ordinanza di applicazione delle misure di custodia cautelare anche i rapporti tra i leader della Nord e il vice presidente dell’Inter, Javier Zanetti. Viene ricostruita la partecipazione di Zanetti a un evento organizzato da un conoscente di Antonio Bellocco, capo ultras ucciso da Andrea Beretta lo scorso mese di settembre 2024 a Cernusco sul Naviglio. Si tratta di Davide Scarfone al quale Bellocco garantisce di “fare bella figura” attraverso la presenza dello storico capitano interista il quale, secondo quanto emerge dalla lettura delle carte, sembra mettersi a disposizione confermando il rapporto amicale con i capi della Nord. Zanetti ha recentemente patteggiato una multa da 14.500 euro con la Procura della Figc nell’ambito dell’accordo che ha chiuso la vicenda dal punto di vista della giustizia sportiva. Non risulta indagato dalla Procura di Milano.
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