La fine del Novecento e le nuove sfide globali
- Postato il 5 maggio 2025
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- Di Quotidiano del Sud
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Il Quotidiano del Sud
La fine del Novecento e le nuove sfide globali
Il Novecento, secolo di luci e ombre, ha lasciato il posto a nuove sfide globali. Solidarietà, sostenibilità e un rinnovato ruolo dell’Onu sono cruciali, con l’Agenda 2030 che chiama in causa soprattutto le regioni come la Calabria.
Il Novecento è finito, dobbiamo prenderne atto. E’ finito non solo cronologicamente, ma ha compiuto in un certo senso la sua missione. E’ stato il secolo più incredibile, più grandioso e più potente della storia. Ma anche il più controverso, il più inquinante e il più bellicoso. Con il Novecento non si chiude solo un secolo e un millennio, ma si chiude un modo di concepire la nostra esistenza sulla Terra, lo stare insieme di noi esseri umani in una coscienza finalmente globale. Ci ritroviamo pertanto a vivere l’alba di un mondo nuovo, e i mondi nuovi dettano nuove regole, impongono nuove sfide, per vincere le quali sono necessarie nuove ambizioni. Quali sono queste nuove sfide e nuove ambizioni?
LE SFIDE GLOBALI: DALLO SVILUPPO SENZA LIMITI ALLO SVILUPPO SOSTENIBILE
Innanzitutto equilibrare il “mito della libertà” (rappresentato iconicamente dalla Statua della Libertà negli Stati Uniti d’America) che si è trasformato però in uno sfrenato individualismo, nel libero arbitrio, nella guerra di tutti contro tutti. L’ambiziosa sfida che ne consegue è pertanto quella di “mitizzare la solidarietà” (umana e istituzionale) magari celebrandola anche con una bella statua sulle sponde mediterranee dell’Europa.
Secondo, equilibrare il “mito dello sviluppo”, che è diventato sviluppo a tutti i costi ed è degenerato nel consumismo, ossia nella ricerca della felicità attraverso l’accumulazione dei beni di consumo. Beni di consumo spesso inutili o inutilizzati. La seconda grande ambiziosa sfida che ne consegue è pertanto quella di promuovere sempre più lo sviluppo sostenibile, uno sviluppo cioè che rispetti gli esseri umani e l’ambiente e non pregiudichi il futuro.
Il terzo è riconsiderare l’ordine internazionale ancora oggi garantito da una sola potenza, per quanto democratica, come gli Stati Uniti d’America. Ordine internazionale minacciato, prima, dalla guerra fredda con l’Urss, ora, dalla guerra finanziaria con la Cina. E’ un equilibrio internazionale precario e ingiusto che non garantisce la pari dignità e la giustizia tra le nazioni. Ne consegue pertanto la necessità di un ruolo sempre più importante dell’ONU, a cui bisognerà cedere nuova sovranità per garantire la pace e la democratizzazione internazionale.
L’AGENDA ONU 2030: UNA SFIDA PRIMARIAMENTE REGIONALE
In altre parole spetta a questo nuovo secolo il raggiungimento dei 17 obiettivi dell’Agenda Onu 2030, e verso questi obiettivi si devono impegnare tutti gli Stati del mondo, e tutte le loro regioni che hanno potestà legislativa.
Prendiamo ad esempio la Regione Calabria e chiediamoci: in che misura l’Agenda 2030 dell’Onu la riguarda? Leggendo i 17 obiettivi ci si accorge che questa sfida è una sfida soprattutto regionale. A proposito ad esempio dell’obiettivo n. 1 (sconfiggere la povertà) viene in mente che, secondo l’Eurostat, la Calabria è la regione più povera d’Europa, in cui circa metà della popolazione (48,6%) vive in una situazione di deprivazione ed è a rischio esclusione sociale.
Così tutti gli altri obiettivi riguardano soprattutto i territori regionali: sconfiggere la fame, garantire salute e benessere, garantire l’istruzione di qualità, la parità di genere, l’acqua pulita e i servizi igienico sanitari, l’energia pulita e accessibile, il lavoro dignitoso e la crescita economica, favorire le imprese, l’innovazione e le infrastrutture, ridurre le disuguaglianze, realizzare città e comunità sostenibili, favorire un consumo e una produzione responsabili, lottare contro il cambiamento climatico, rispettare la vita sott’acqua, rispettare la vita sulla terra, garantire la pace, la giustizia e le istituzioni solide, favorire la partnership per raggiungere gli obiettivi.
LE SFIDE GLOBALI, DALL’UTOPIA ALLA PROTOPIA: IL CAMBIAMENTO PARTE DAL TERRITORIO
Nel nostro Paese, tutti questi obiettivi dell’agenda 2030 sono da perseguire innanzitutto a livello regionale, innanzitutto nelle regioni con molte difficoltà e (altrettanto potenzialità) come la Calabria. E’ un’utopia? No, questa è protopia! Ossia la consapevolezza che il mondo si possa cambiare solo e innanzitutto puntando a cambiare il luogo che si abita.
* Francesco Lo Giudice (Docente a contratto di Sociologia Generale presso Istituto universitario Giorgio Pratesi, già Sindaco della Città di Bisignano)
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