La corsa dei Paesi asiatici da Trump per evitare i dazi

  • Postato il 17 aprile 2025
  • Di Agi.it
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La corsa dei Paesi asiatici da Trump per evitare i dazi

AGI - Vietnam, Giappone, Taiwan. Le principali economie esportatrici dell'Asia sono state le prime a correre a Washington per negoziare un compromesso sui dazi doganali statunitensi, approfittando della sospensione parziale di 90 giorni. Principale obiettivo delle misure di Trump, con dazi tra il 30 e il 50%, i Paesi, soprattutto quelli del sud est asiatico, cercano di fare fronte comune, in attesa anche di una strategia chiara da parte della Cina. Il presidente cinese, Xi Jinping, in piena guerra dazi con gli Usa, è appena arrivato oggi in Cambogia, dopo le tappe del Vietnam e della Malesia, nel tentativo di rafforzare i legami commerciali regionali e di compensare l'impatto delle ingenti tariffe imposte dagli Usa. Ieri intanto una delegazione dal Giappone è stata ricevuta alla Casa Bianca. Ma le discussioni sono iniziate anche per Taiwan, Corea del Sud, Indonesia e Singapore.

Vietnam

Non appena gli ingenti aumenti delle tariffe doganali sono stati "sospesi", il 10 aprile, Hanoi ha annunciato l'apertura dei negoziati. Il vice primo ministro Ho Duc Phoc, incaricato di questi colloqui, è a Washington da diversi giorni, dove ha incontrato il rappresentante commerciale degli Stati Uniti, Jamieson Greer. Il Vietnam, minacciato da sovrapprezzi del 46%, ha assicurato di voler acquistare più prodotti americani, tra cui equipaggiamenti per la difesa. Washington inoltre sospetta che il Paese, importante centro manifatturiero, stia aiutando la Cina a eludere i dazi doganali americani. Il Vietnam ha il quarto surplus commerciale più grande con gli Stati Uniti, pari a 123,5 miliardi di dollari nel 2024. Seguono Taiwan (73,9 miliardi di dollari), Giappone (68,5 miliardi di dollari), Corea del Sud (66 miliardi di dollari), India (45,7 miliardi di dollari) e Thailandia (45,6 miliardi di dollari).

Giappone

Il negoziatore giapponese Ryosei Akazawa ha incontrato a Washington il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, Jamieson Greer e il segretario al Tesoro Scott Bessent, senza tuttavia fare alcun progresso immediato. Un nuovo incontro è previsto per la fine di aprile e Akazawa ha assicurato che gli Stati Uniti puntano a un accordo "entro 90 giorni". "I prossimi colloqui non saranno facili, ma il presidente Trump ha espresso la sua volontà di dare la massima priorità ai negoziati con il Giappone", ha insistito il primo ministro Shigeru Ishiba, dicendosi pronto a incontrare personalmente Donald Trump. Il Giappone, stretto alleato di Washington e principale fonte di investimenti esteri negli Stati Uniti, rischia una sovrattassa doganale generale del 24%, che si aggiunge alle tasse automobilistiche del 25% già in vigore. Lo scorso anno, le automobili hanno rappresentato circa il 28% delle esportazioni giapponesi verso gli Stati Uniti.

Taiwan

Taipei ha dichiarato di aver tenuto le prime discussioni in videoconferenza con "importanti funzionari statunitensi" l'11 aprile. Il presidente taiwanese Lai Ching-te ha affermato che l'isola, che sta cercando di proteggere i suoi esportatori da tariffe che possono arrivare fino al 32 percento, è "sulla prima lista di negoziazione del governo degli Stati Uniti". Washington è il principale garante della sicurezza di Taiwan, sulla quale Pechino rivendica la sovranità, e Donald Trump collega volentieri questo sostegno militare americano a questioni commerciali, come quelle con il Giappone e la Corea del Sud. Circa il 60% delle esportazioni taiwanesi verso gli Stati Uniti è costituito da tecnologie informatiche, principalmente semiconduttori, che finora sono stati risparmiati, ma che presto potrebbero essere tassati. I sovrapprezzi sono già applicati agli smartphone, ai computer e ai dispositivi elettronici prodotti in tutta l'Asia. Sotto pressione, TSMC, il principale produttore taiwanese dei chip più sofisticati, ha svelato il piano di investire altri 100 miliardi di dollari negli Stati Uniti. "Ci impegneremo per raggiungere tariffe eque e competitive per il nostro settore", ha affermato Kuo Jyh-huei, Ministro dell'Economia.

Corea del Sud

Seul ha annunciato ulteriori massicci pacchetti di aiuti pari a 4,9 miliardi di dollari per l'industria dei semiconduttori e 2 miliardi di dollari per le case automobilistiche. Ma il Paese conta anche sul dialogo: il ministro delle Finanze Choi Sang-mok sarà ricevuto la prossima settimana dal suo omologo Scott Bessent. "Trump punta a costruire fabbriche negli Stati Uniti, a creare posti di lavoro. Per la Corea, questo significa che dobbiamo espandere il nostro commercio incentrato sugli Stati Uniti e ridurre la nostra dipendenza dalle esportazioni verso la Cina", avverte Kim Dae-jong della Sejong University di Seul. Le aziende di semiconduttori potrebbero essere costrette a delocalizzare negli Stati Uniti, ha detto all'AFP. Secondo lui, "il governo deve andare oltre la retorica politica e presentare una tabella di marcia concreta" e "rafforzare la cooperazione internazionale".

Indonesia

Minacciata da sovrapprezzi del 32%, l'Indonesia ha inviato negli Stati Uniti dal 16 al 23 aprile una delegazione guidata dal ministro dell'Economia Airlangga Hartarto. Giacarta sta valutando di incrementare le importazioni indonesiane di prodotti statunitensi, in particolare gas naturale liquefatto e petrolio, per ridurre il suo surplus commerciale di 17,9 miliardi di dollari con gli Stati Uniti. -

Singapore

Gan Kim Yong, vice primo ministro e ministro del Commercio di Singapore, ha dichiarato di aver parlato con Jamieson Greer il 15 aprile per "spiegare lo status unico delle piccole imprese. 

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Agi.it

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