Isola Capo Rizzuto, i dettagli del sequestro da 4,3 milioni a 3 imputati del processo Jonny
- Postato il 9 luglio 2025
- Notizie
- Di Quotidiano del Sud
- 2 Visualizzazioni

Il Quotidiano del Sud
Isola Capo Rizzuto, i dettagli del sequestro da 4,3 milioni a 3 imputati del processo Jonny
Sequestro a tre imputati del processo Jonny ritenuti vicini alla cosca Arena di Isola capo Rizzuto, colpito il gruppo economico del catering
ISOLA CAPO RIZZUTO (CROTONE) – Beni per un valore di 4,3 milioni di euro sequestrati dai finanzieri dello Scico e del Comando provinciale di Catanzaro a tre imputati del processo Jonny. I militari hanno eseguito un provvedimento della Sezione per le misure di prevenzione del Tribunale di Catanzaro, su richiesta della Dda guidata dal procuratore Salvatore Curcio. I beni sono stati tolti ai cugini Antonio e Ferdinando Poerio e ad Angelo Muraca, di Isola Capo Rizzuto, titolari della società di catering Quadrifoglio servente il Centro d’accoglienza S. Anna, struttura per migranti fra le più grandi d’Europa sulla quale la cosca Arena aveva allungato i tentacoli. Il provvedimento riguarda 23 unità immobiliari, 24 appezzamenti di terreno, quote societarie e una ditta. Un patrimonio, secondo l’accusa, riconducibile ai tre, accusati di associazione mafiosa e altro.
GRUPPO ECONOMICO
Nel processo d’appello bis la Procura ha chiesto condanne a 17 anni per Antonio Poerio, a 16 anni e 4 mesi per Ferdinando Poerio e a 16 anni per Muraca. Insieme all’imputato chiave, Leonardo Sacco, ex governatore della Misericordia di Isola, figura centrale nell’inchiesta come l’ex parroco Edoardo Scordio, i tre nei precedenti gradi di giudizio erano stati condannati per mafia ma alcune delle accuse dovranno essere rivalutate. Il “gruppo economico” di cui faceva parte anche Sacco come “socio occulto e amministratore di fatto” della società Quadrifoglio, principale azienda di catering servente il Cara, avrebbe, infatti, realizzato un vero e proprio affare sulla pelle dei profughi.
Le somme per la loro assistenza sarebbero state distratte per oltre un decennio. Le indagini avevano rivelato come le cosche crotonesi, un tempo in conflitto tra loro, avessero raggiunto un accordo – una vera e propria “pax mafiosa” – per spartirsi le ingenti risorse pubbliche destinate all’accoglienza, attraverso forniture spesso gonfiate o simulate con fatture false.
L’INCHIESTA LEGATA AL PROCESSO JONNY CHE HA PORTATO AL SEQUESTRO
I tre furono coinvolti nella maxi operazione che, nel maggio 2017, inflisse un duro colpo alla cosca Arena, diretta, nella fase focalizzata dall’inchiesta, da Paolo Lentini, che gestiva la raccolta delle estorsioni agli imprenditori, specie quelli turistici, incamerava i proventi illeciti e li distribuiva a rappresentanti delle varie famiglie che compongono la galassia della ‘ndrangheta isolitana. Lentini, insomma, durante la sua reggenza avrebbe rimpiazzato i fratelli Giuseppe e Pasquale Arena, tornati in carcere. Avrebbe cooptato in seno alla cosca vari imprenditori ai quali, in cambio di una partecipazione agli utili per gli ‘ndranghetisti, avrebbe garantito una sorta di monopolio nel territorio fondato sulla fama di “amici” del clan.
Ma la cosca avrebbe assunto un ruolo dominante anche nel settore delle scommesse on line, mediante accordi con altre fazioni di ‘ndrangheta. I sequestri si basano su approfondite indagini economico-patrimoniali coordinate dalla Dda di Catanzaro e condotte dagli specialisti del Gico del Nucleo di polizia economico-finanziaria di Catanzaro, insieme al Servizio Centrale Ico.
LEGGI ANCHE: “Jonny”, spunta un nuovo pentito di ‘ndrangheta – Il Quotidiano del Sud
LE INDAGINI
Le indagini hanno evidenziato una marcata sproporzione tra il valore dei beni posseduti e i redditi ufficialmente dichiarati. Sequestrati anche immobili ritenuti frutto di attività illecite o utilizzati per reinvestire capitali di provenienza criminale. In alcuni casi intestati fittiziamente per nascondere operazioni di usura.
Si tratta di un nuovo tassello all’interno di un più ampio lavoro di contrasto patrimoniale alla criminalità organizzata. Analoghi provvedimenti avevano già portato, in precedenza, al sequestro di altri beni per un valore complessivo di circa 5 milioni di euro. Nei prossimi mesi, nell’ambito dei procedimenti di prevenzione ancora in corso, si svolgerà il contraddittorio davanti al Tribunale di Catanzaro per accertare la sussistenza dei presupposti per l’eventuale confisca definitiva dei beni.
LE REAZIONI
«Complimenti allo Scico, al Comando provinciale della Guardia di Finanza di Catanzaro e alla Dda di Catanzaro. Nel territorio crotonese hanno appena compiuto un’operazione di grande importanza e inflitto un duro colpo alla rete economica della ’ndrangheta», ha affermato, in una nota, il Pd Calabria, guidato dal senatore Nicola Irto. «Lo Stato deve essere forte nella fase repressiva e anche in quella rigenerativa. Deve allora sostenere le istituzioni e le associazioni che operano in territori difficili. Accanto a queste attività, dobbiamo sforzarci di sviluppare ulteriormente – conclude il senatore Irto – una cultura e una politica antimafiose».
Il Quotidiano del Sud.
Isola Capo Rizzuto, i dettagli del sequestro da 4,3 milioni a 3 imputati del processo Jonny