In Campania le Regionali saranno il test della politica, in tv la prova che il calcio ha deluso, meglio il tennis
- Postato il 18 novembre 2025
- Politica
- Di Blitz
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Il voto di domenica e lunedì in Campania sta diventando un tormentone. Sembra quasi che in Puglia e in Veneto non ci siano elezioni.
A Roma, i Palazzi che contano pensano soprattutto a questa competizione. In Ucraina la gente continua a morire, i bombardamenti non hanno un attimo di respiro, la gente spira tra mille sofferenze.
Ugualmente a Gaza, le armi non tuonano più, però la tregua è appesa a un filo che si può rompere da un momento all’altro. Sono problemi irrimandabili che dovrebbero essere risolti il più presto possibile.
Non c’è dubbio che in Italia, per molte questioni, non si debba più tergiversare se si vuole che il Paese cresca e sia al passo con l’Europa. Tutto vero, tutto sacrosanto.
Ma fra qualche giorno a Napoli e dintorni si combatterà una guerra che divide in maniera ossessiva le nostre forze politiche.
Oltre le Regionali

Non c’è in ballo soltanto la scelta di un governatore, si va molto più in llà perché si ritiene (sbagliando) che la vittoria o la sconfitta di una delle due parti lascerà strascichi di grande importanza. Per farla breve, se a primeggiare fosse la destra, per Giorgia Meloni e il suo esecutivo non ci sarebbero altri ostacoli non solo fino al 2027, ma anche oltre. Senza contare il fatto che in tal modo i sondaggi andrebbero a farsi friggere con la maggioranza che rivoluziona un pronostico su cui l’opposizione contava molto.
Infatti, se il voto dovesse favorire Roberto Fico, il candidato grillino di Giuseppe Conte, alla sinistra si spianerebbe una strada che potrebbe portare alla famosa spallata contro la premier e il suo governo.
È chiaro che nell’un caso e nell’altro si stia esagerando in maniera eccessiva perché il voto amministrativo, salvo rarissimi casi, non comporta scossoni di questo tipo. Il fatto è evidente: Meloni e la Schlein possono temere conseguenze irreversibili? La risposta è no, ma in politica non c’è nulla di sicuro.
Se infatti la premier dovesse prendere un sonoro ceffone, la sinistra potrebbe cominciare a tessere un futuro diverso con la segretaria di via del Nazareno sempre più forte e intoccabile. Al contrario, i tanti nemici che conta nel Pd alzerebbero la testa pronti a sparare a pallettoni contro di lei.
Conte sulla riva del fiume
Vediamo: Giuseppe Conte (seduto sulla riva del fiume) ha in animo quella che lui stesso ha definito la fase due dei 5Stelle: proposte concrete e volti nuovi che portino un’aria diversa tale da convincere la gente a far brillare come un tempo il Movimento inventato da Beppe Grillo.
Elly Schlein è dovuta invece venire a patti con le tante correnti del Pd: ha difeso a spada tratta il campo largo, ma teme fortemente che il vecchio governatore (Vincenzo De Luca) possa giocarle qualche brutto scherzo: ad esempio votare scheda bianca insieme con i fedelissimi facendo pendere la bilancia verso la parte opposta.
È sempre il voto di scambio a dettar legge. Basta un consistente pacco di pasta a convincere gli assenteisti che spesso se ne fregano della politica perché non ci credono più. O magari la promessa di un posto di lavoro che svanirà cinque minuti dopo il risultato.
Ricordate il comandante Lauro che spezzava in due una banconota? “Oggi la metà, l’altra quando avrà vinto chi voglio”. Non siamo a tanto, però specialmente in regioni dove il posto fisso diventa un sogno può succedere di tutto.
Le acque si intorbidano e si arriva a pensare anche al futuro del Quirinale: se infatti nel 2027 lo scettro sarà sempre nelle mani dell’attuale premier, il pronostico non sarebbe facile e il vento sul Colle potrebbe soffiare in modo diverso.
Come potrebbe svanire la costruzione del ponte sullo stretto di Messina. Ieri la Corte dei Conti, ha detto un secondo no all’opera. Matteo Salvini non deve aver passato una bella giornata, anche se ufficialmente ha confermato che tutto sarà risolto.
Comunque vada il voto in Campania, gli amici- nemici della Schlein non si daranno per vinti, certi come sono che continuando di questo passo, il Pd andrà a sbattere e non sarà facile tornare ai vecchi allori. La folla dei riformisti si allarga e non ha la minima intenzione di mollare la presa. Le chiacchiere non servono più, ci vogliono i fatti e questi, per il momento, tardano ad arrivare.
Proprio come quelli che riguardano il nostro calcio. L’altro giorno a vedere in tv la partita degli azzurri sconfitti clamorosamente dalla Norvegia si contavano sette milioni di tifosi. La stessa cifra ha preferito assistere alla marcia trionfale di Jannik Sinner. Vuol dire che il tennis diventerà presto lo sport più popolare del nostro Paese?
È difficile prevederlo, però nelle stanze della Federcalcio è suonato il campanello d’allarme. O si ferma l’ondata di stranieri che milita nelle nostre squadre di calcio; oppure saremo costretti a vedere in futuro i mondiali tifando per coloro che non indossano la maglia azzurra. È questo che si vuole?
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