Il timore di una “bolla AI” affossa i listini Usa. È in arrivo un crollo?
- Postato il 5 novembre 2025
- Economia
- Di Il Fatto Quotidiano
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Il timore che dietro le abnormi quotazioni dei titoli legati all’intelligenza artificiale ci sia una bolla destinata a scoppiare torna a spaventare i mercati. Martedì Wall Street ha chiuso in deciso calo, zavorrata dalle vendite sui colossi tecnologici che finora avevano trainato il rally dei listini. L’S&P 500 è sceso dell’1,2%, il Nasdaq del 2% e il Dow Jones dello 0,7%. A guidare le perdite è stata Palantir Technologies, crollata fino a -9% nonostante utili superiori alle attese, seguita da Nvidia (-3,8%) e Microsoft (-0,7%). Le tre società, insieme ai giganti dell’AI generativa, hanno un peso talmente rilevante negli indici che ogni segnale di correzione ha un effetto domino. Il che alimenta la sensazione che il mercato stia iniziando a dubitare della sostenibilità della sua stessa scommessa sull’intelligenza artificiale. Anche i mercati asiatici e dell’area Pacifico hanno chiuso in calo, con Tokyo e Seul scese di oltre il 5% rispetto ai massimi toccati appena 24 ore prima. Debole, in scia, l’apertura dei listini europei, mentre i rendimenti dei Treasury americani si sono mossi appena sotto il 4,1%, segnale di un ritorno degli investitori verso i beni rifugio.
Per alcuni analisti l’ultimo crollo è solo una fisiologica presa di profitto dopo mesi di rialzi ininterrotti, per altri i segnali ricordano da vicino la bolla “dot-com” di inizio Duemila. L’indice Nasdaq, dominato dai titoli tech e AI, è ancora in crescita di oltre il 25% da gennaio, ma la volatilità è in aumento. Di sicuro c’è che la corsa all’IA – dai chip di Nvidia alle piattaforme di OpenAI e ai software “AI-ready” come quelli di Palantir – ha gonfiato le valutazioni fino a livelli difficili da giustificare con gli utili attesi, e ogni delusione anche minima viene ora punita con violenza dai mercati.
A innescare la nuova ondata di vendite ha contribuito anche la mossa di Michael Burry, l’investitore diventato celebre per aver previsto la crisi del 2008 e ispirato il film The Big Short. Burry ha scommesso al ribasso proprio contro Palantir e contro il produttore di chip Nvidia, due simboli della rivoluzione dell’intelligenza artificiale. L’annuncio ha provocato una raffica di ordini di vendita e la reazione stizzita del fondatore di Palantir, Alex Karp, che in un’intervista a CNBC ha accusato i fondi ribassisti di “tentare di mettere in discussione la rivoluzione AI”.
Il crescente coro di avvertimenti proveniente da Wall Street non ha aiutato, ricorda il Guardian. I vertici di Morgan Stanley e Goldman Sachs hanno messo in guardia dal rischio di una “correzione imminente”. Per David Solomon, amministratore delegato di Goldman Sachs, “nei prossimi 12-24 mesi è probabile una correzione dei mercati azionari tra il 10 e il 20%”. Jamie Dimon, il potente numero uno di JPMorgan Chase, già in ottobre aveva avvertito di un possibile “crash dei mercati” nei prossimi sei-ventiquattro mesi. Ci si chiede anche se i maxi investimenti in infrastrutture fisiche per l’IA – i datacenter – non rischino di rivelarsi insostenibili.
Ma a pesare è anche il quadro macro, con la Federal Reserve più cauta sui tagli dei tassi dopo i recenti dati sull’inflazione. L’assenza di aggiornamenti statistici per via dello shutdown federale alimenta l’incertezza..
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