Il lato oscuro della Premier: il campionato più ricco prende soldi da siti di scommesse illegali nel Regno Unito
- Postato il 13 settembre 2025
- Calcio
- Di Il Fatto Quotidiano
- 3 Visualizzazioni
.png)
Il campionato più ricco e spettacolare al mondo, quello con più talenti e con la migliore capacità di espansione del proprio brand. Ma esiste anche un lato oscuro della Premier League, un dietro le quinte poco edificante che parla di affari con società dalle radici nella criminalità organizzata, tra riciclaggio di denaro, truffe, schiavitù informatica e violazione dei diritti umani. Tutte cose che però non avvengono in Inghilterra: quindi è sufficiente chiudere le porte e voltare lo sguardo dall’altra parte, continuando nel frattempo a incamerare il denaro proveniente dai menzionati soggetti. The show must go on.
Il fatto che dietro a numerose agenzie di betting non autorizzate si muova la criminalità organizzata è cosa ampiamente nota. Qualche mese fa la Commissione Britannica sul Gioco d’Azzardo (GBGC, Great Britain Gambling Commission) ha bloccato la TGP Europe, un’agenzia con sede sull’Isola di Man che aveva permesso alle società di scommesse illegali di diffondersi nel Regno Unito. Utilizzava un sistema chiamato “white label” (etichetta bianca) attraverso il quale veniva creato per conto dei propri clienti un dominio .co.uk, spartano e talvolta assolutamente fittizio, che garantiva ai marchi la presenza legittima sul mercato britannico richiesto dai regolamenti per poter comparire sulle maglie dei club di Premier. Dopo oltre quattro anni, la GBGC ha costretto la TGP, il cui proprietario Alvin Chau, magnate del gioco d’azzardo a Macao, si trova attualmente in carcere, a rinunciare alla propria licenza con conseguente blocco per tutti i domini dei marchi registrati tramite l’agenzia. Tra questi citiamo FUN88 (all’epoca partner ufficiale per le scommesse del Newcastle United), Kaiyun (Nottingham Forest e Crystal Palace) e 8XBet (Manchester City, Ipswich, Leicester, Bournemouth e Chelsea).
Eppure, questo intervento non ha bloccato il proliferare delle sponsorizzazioni di piattaforme di gioco d’azzardo online senza licenza. Anzi. Guardando all’attuale Premier, troviamo il Burnley con 96[.]com e il loro “partner per l’abbigliamento da allenamento” BK8; il Crystal Palace con NET 88 e Kaiyun quale sponsor di manica; il Wolverhampton Wanderers con DEBET; il Fulham con SBOTOP; il Bournemouth con BJ88, società di scommesse di cui ilfattoquotidiano.it ha già parlato in relazione al Bologna; l’Everton con il gigante del gioco d’azzardo in criptovalute Stake, che a febbraio è stato costretto a abbandonare il mercato inglese; il Sunderland con W88, altro marchio con lo status di inattivo nel registro GBGC. Senza dimenticare Aston Villa e Chelsea, i cui rispettivi partner, Nova88 e 8XBet, non compariranno sui materiali promozionali societari ma continueranno a essere visualizzati sui tabelloni led perimetrali dei loro stadi.
Tutto questo avviene perché, di fatto, la nuova normativa non ha imposto un divieto totale di rapporti commerciali con operatori senza licenza, limitandosi a fissare dei paletti. I quali, come spesso accade, vengono aggirati con facilità e senza più nemmeno la necessità di inventarsi costruzioni come il citato “white label”. In primo luogo, la GBGC ritiene di non avere competenza sulle sponsorizzazioni che non riguardino maglie e abbigliamento sportivo dei club, pertanto le soluzioni creative di Chelsea e Aston Villa sui tabelloni risultano inattaccabili. In secondo luogo, sulla parte anteriore della maglia o sulla manica non possono essere presenti sponsor di operatori di betting senza licenza che accettino scommesse da clienti residenti nel Regno Unito. Quindi è sufficiente che i siti web di tali operatori siano bloccati geograficamente in Gran Bretagna per permettere ai club di sostenere di non stare infrangendo alcuna norma. Perché va pure ricordato che, sempre secondo i dettami della GBGC, spetta agli stessi club la valutazione dell’integrità dei loro partner commerciali. Di fatto, il Chelsea di turno si autovaluta quando entra in affari con 8XBet, marchio che operava da un complesso di cyber-schiavitù in Cambogia; così come il Nottingham Forest ieri e il Crystal Palace oggi hanno sicuramente prodotto ogni sforzo possibile per verificare la reputazione di Kaiyun, gruppo nelle mani dell’organizzazione criminale cinese Yabo.
Il blocco geografico è risibile, dal momento che basta localizzare una VPN in una giurisdizione dell’estremo oriente per accedere ai siti non attivi nel paese. Secondo una recente rilevazione di Forbes, il 49% degli utenti internet nel Regno Unito possiede una rete privata virtuale, una VPN appunto. Quindi anche per la stagione 2025–26, l’ultima in Inghilterra nella quale potranno essere visualizzati sulle maglie dei club sponsor di società di scommesse, legali o meno (il divieto però è solo per la maglia, non per maniche o pubblicità perimetrale), la pratica continuerà senza problemi, e i soldi continueranno a entrare, spesso spezzettati e provenienti da una serie di conti non direttamente riconducibili al partner commerciale. Occhio non vede, cuore non duole, ma il portafoglio rimane gonfio.
L'articolo Il lato oscuro della Premier: il campionato più ricco prende soldi da siti di scommesse illegali nel Regno Unito proviene da Il Fatto Quotidiano.