I talebani provano ad uscire dall’isolamento internazionale aiutando l’Europa a rimpatriare i migranti indesiderati

  • Postato il 7 ottobre 2025
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Da quando i talebani sono tornati al potere, dopo il ritiro delle truppe statunitensi nel 2021, l’Afghanistan è sottoposto ad uno stretto blocco diplomatico, giustificato ufficialmente dalla pesante repressione del dissenso interno e dei diritti civili, in particolare quelli delle donne, messa in atto dalla leadership integralista dopo aver preso il controllo del paese. L’imposizione del blocco, che prevede pesanti sanzioni economiche, ha reso il governo talebano un pariah a livello internazionale ma ha anche acuito la crisi umanitaria causata da decenni di guerra civile e occupazione militare. Il 2025 tuttavia si sta dimostrando un anno di svolta nei tentativi afgani di rompere l’isolamento diplomatico. Facendo leva sull’importanza delle rotte commerciali che legano l’oriente all’Europa e al continente africano e sulla volontà di deportare migliaia di migranti afgani da parte di diversi paesi europei, i talebani sono riusciti a scalfire l’isolamento internazionale allacciando numerose relazioni diplomatiche, sia di natura ufficiosa che ufficiale.

Le tensioni sui migranti aprono porte europee – I paesi europei sono apparentemente fermi nel condannare il regime talebano e la maggior parte delle ambasciate afgane in Europa rimangono fedeli al governo precedente. Tuttavia alcune nazioni europee hanno deciso di aprire relazioni bilaterali di basso livello con i talebani per permettere la deportazione di richiedenti asilo afgani dal loro territorio, anche a causa delle crescenti pressioni esercitate da emergenti partiti di estrema destra sui rispettivi governi. In particolare la Germania ha recentemente accolto due inviati talebani incaricati di seguire le procedure di deportazione, e, secondo il Washington post, ha tagliato fuori diversi diplomatici afgani fedeli al vecchio governo seguendo le indicazioni di Kabul. Anche Svizzera e Austria hanno accolto rappresentanti del governo talebano, il cui compito è di aiutare ad identificare i migranti destinati alla deportazione. “L’Austria sta collaborando con Germania, Svizzera, altri partner in Europa e nella regione (i talebani) per risolvere la questione- ha dichiarato il ministero dell’interno Austriaco al Financial Times – il nostro obiettivo è rimpatriare in particolare criminali che non hanno diritto di soggiornare in Europa”.

La situazione in Asia – La Russia è stata la prima, e per adesso l’unica, nazione a riconoscere ufficialmente la legittimità del governo talebano ma quest’ultimo ha recentemente stretto una serie di importanti accordi commerciali e di sviluppo con le potenze regionali confinanti. Tra questi il più importante è l’accordo stretto con Uzbekistan e Pakistan nel 2023 per la costruzione della ferrovia Trans-Afgana. Il progetto, prevede l’investimento di quasi 5 miliardi di dollari su 640 km di ferrovia che collegheranno la città uzbeka di Temerz al porto pakistano di Karaki, attraversando appunto il territorio controllato dai talebani. Il progetto è particolarmente caldeggiato dalla Cina, che vede il territorio afgano come un fondamentale snodo della Nuova via della Seta (Belt and Road Initiative). L’influenza di Pechino è stata anche fondamentale nel riavvicinare Afghanistan e Pakistan, che lo scorso maggio hanno deciso di scambiarsi ambasciatori, dopo un periodo di tensioni dovuto al supporto di alcune formazioni terroristiche in territorio pachistano da parte del governo afgano. La Cina inoltre sta investendo parecchio nello sfruttamento delle risorse del paese, per esempio chiudendo, sempre nel 2023, un accordo che prevede l’investimento di 150 milioni di dollari all’anno nell’estrazione di petrolio dalle regioni settentrionali del paese. Anche l’Iran ha recentemente deciso di espandere il valore degli scambi commerciali con i talebani, da 3,5 a 10 miliardi di dollari.

Non per caso Cina, Russia, Pakistan e Iran lo scorso 24 settembre hanno firmato una dichiarazione comune in sostegno dell’indipendenza afgana, rispondendo al tentativo di Trump di riaprire la base militare Usa di Bagram, dichiarando di essere pronti ad espandere la cooperazione economica e commerciale con il governo talebano. Una dimostrazione del fatto che il muro diplomatico costruito dagli Usa attorno all’Afghanistan si sta lentamente sgretolando si può dedurre anche dall’accoglienza ufficiale riservata a delegazioni di funzionari talebani da alcuni dei principali partner degli Stati Uniti nel continente asiatico, come gli Emirati Arabi e il Giappone.

L’Afghanistan è tutt’oggi un paese diplomaticamente isolato, ma le cose stanno cambiando rapidamente ed è possibile che una maggiore apertura diplomatica riesca ad indurre il governo fondamentalista a moderare alcune delle politiche interne più repressive come l’ostracizzazione sociale e lavorativa delle donne, la repressione della libertà di espressione e l’imposizione di educazione e leggi basate esclusivamente sulla sharia.

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