“Ho visto pezzi di corpi volare ovunque. Intorno solo sangue e urla”: i testimoni dell’attacco all’internet cafè di Gaza

  • Postato il 1 luglio 2025
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  • Di Il Fatto Quotidiano
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“Stavo andando al café per usare internet, a pochi metri di distanza, quando c’è stata una violenta esplosione. Sono corso sul posto. C’erano i miei colleghi, persone che incontro ogni giorno. La scena era orribile: corpi, sangue, urla ovunque”. Aziz Al-Afifi, cameraman di una casa di produzione locale, è uno dei testimoni dell’ennesima deflagrazione che ha sconvolto la Striscia, dove l’esercito israeliano ha bombardato una caffetteria Al-Baqa al porto di Gaza City, provocando la morte di 39 persone. Un locale che finora aveva attraversato indenne oltre 20 mesi di guerra e dove era possibile trovare un po’ di sollievo dal tormento della guerra. Qualche momento di evasione. C’è chi ha detto di aver visto un bambino di quattro anni morto, un anziano con entrambe le gambe amputate e molti altri con gravi ferite. Le immagini mostravano pozze di sangue e brandelli di carne schiantati tra colonne di cemento e tetti distrutti, intorno a un buco profondo provocato dall’esplosione dell’esercito israeliano. Eppure il portavoce delle Idf, che ha spiegato come l’attacco fosse finalizzato a colpire esponenti di Hamas, ha dichiarato che prima di colpire il locale “sono state adottate misure per ridurre il rischio di danneggiare i civili utilizzando la sorveglianza aerea”. Ma fra le 39 vittime accertate c’erano tanti bambini, mamme, papà, anziani. Civili.

Le testimonianze – Sui social sono state diffuse le immagini che sembrano mostrare il momento in un cui un missile, apparentemente lanciato da un caccia israeliano, colpisce la zona della caffetteria, che era diventata uno spazio ben noto per giornalisti, attivisti e lavoratori da remoto, offrendo accesso al web, posti a sedere e spazio di lavoro di fronte al mare. “Dimenticate le linee rosse. Le abbiamo superate. Non c’è più niente da dire. Mi sono guardato intorno e ho visto solo sangue. Uomini, martiri”, ha dichiarato un altro testimone a Sky news. “Incredibile. La gente viene qui per prendersi una pausa da ciò che vede a Gaza. Vengono verso ovest per respirare”. Tra le vittime c’erano Frans Al-Salmi, un importante artista palestinese, e Ismael Abu Khatab, un noto fotoreporter. Abu al-Nour, 60 anni, ha spiegato al Guardian di essere uscito dal bar per pranzare e di essere tornato quando è avvenuto l’attacco. “Proprio mentre ero vicino, è caduto un missile – ha raccontato al giornale britannico-. Le schegge volavano ovunque e il locale si è riempito di fumo e si sentiva odore di polvere da sparo. Non riuscivo a vedere niente. Sono corso verso il bar e ho visto che era stato distrutto. Sono entrato e ho visto corpi a terra. Tutti i dipendenti del bar sono stati uccisi”, ha raccontato. “C’era una famiglia lì con i loro bambini piccoli – continua Adam-: perché sono stati presi di mira? Era un posto dove la gente veniva per trovare un po’ di sollievo dallo stress della vita”. Ahmad al-Nayrab, 26 anni, stava camminando sulla spiaggia vicina quando ha sentito una forte esplosione: “C’era sempre molta gente nel locale, che offre spazi per le famiglie e accesso a Internet“, ha detto ad Afp. “È stato un massacro. Ho visto pezzi di corpi volare ovunque, corpi mutilati e bruciati. È stata una scena raccapricciante; tutti urlavano”. Anche Adam, 21 anni, che lavorava vicino al cafè affittando sedie e tavoli sul piccolo lungomare, ha assistito all’attacco. “Quando è avvenuto, ci siamo buttati a terra mentre le schegge iniziavano a caderci addosso – ha detto al Guardian – . Abbiamo iniziato a correre, cercando di capire cosa fosse successo, e abbiamo aiutato i soccorsi. Quando sono arrivato sul posto, le scene erano al di là di ogni immaginazione. Conoscevo tutti i lavoratori del posto. Era pieno di clienti di tutte le età”.

La guerra – Le bombe a Gaza continuano a cadere, provocando decine di morti, nonostante gli sforzi degli Stati Uniti e del Qatar per mediare una tregua tra Israele e Hamas. Al bombardamento dell’internet cafè ha fatto seguito ad un nuovo ordine di evacuazione dell’Idf per la fascia costiera settentrionale, dove si trova Gaza City. Il segnale che le operazioni militari si sono allargate ulteriormente. E mentre Idf continua ad attaccare, la crisi umanitaria è in continuo peggioramento.

I sempre più massicci ordini di evacuazione dei civili, insieme a i raid, sembrano parte di un piano israeliano per espandere l’offensiva terrestre più in profondità, secondo le intenzioni del governo, per sconfiggere definitivamente Hamas. Allo stesso tempo sui media locali circolano speculazioni sul fatto che alcuni generali sarebbero vicini a concludere le operazioni, mentre molti ex comandanti sarebbero preoccupati che la prosecuzione della campagna di Gaza porti ad una guerra di logoramento dai tempi indefiniti. In questo contesto si moltiplicano le pressioni dell’opposizione a Netanyahu perché si raggiunga un nuovo cessate il fuoco. Venerdì Donald Trump ha assicurato che la tregua fosse vicina e si continua a lavorare per una visita alla Casa Bianca di Netanyahu, che potrebbe avvenire la prossima settimana. Il dialogo tra le parti è effettivamente ripreso da alcuni giorni, ma ancora si attende una svolta.

West Bank – Oltre a Gaza la tensione resta alta anche in Cisgiordania, dove sono proseguiti gli assalti dei coloni ai militari. Nell’ultimo incidente è stato preso di mira il comandante della base della brigata regionale Binyamin, accusato di essere un “traditore”. L’ufficiale faceva parte del gruppo dei soldati aggrediti dai coloni durante un tentativo di entrare in una zona militare chiusa vicino al villaggio palestinese di Kafr Malik. Netanyahu ha condannato anche questi ultimi “atti di violenza e anarchia”, mentre il ministro della Difesa Katz ha convocato una riunione di tutte le agenzie di sicurezza per valutare la situazione, che era iniziata a degenerare subito dopo il 7 ottobre 2023.

Il Medio Oriente – Vista la situazione nei Territori palestinesi, lo Stato ebraico tenta di allentare la tensione con i Paesi vicini. Il governo si è detto “interessato” a stipulare accordi di “pace e normalizzazione” con Libano e Siria, sulla scia degli Accordi di Abramo già sottoscritti con Emirati Arabi Uniti, Bahrein e Marocco. Lo ha fatto sapere il ministro Saar, con la puntualizzazione che le alture del Golan “rimarranno parte di” Israele. Con Damasco il dialogo è già iniziato: secondo Axios, l’amministrazione Trump sta conducendo “colloqui preliminari” con entrambe le parti su questo dossier, mentre alla Casa Bianca sarà firmato un ordine esecutivo per mettere fine alle sanzioni alla nuova Siria di al Jolani, mantenendo quelle su Assad e i suoi collaboratori.

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