Gratteri sbugiarda Nordio: “La riforma della Giustizia la vuole la Costituzione? No, la vuole la politica”
- Postato il 25 giugno 2025
- Giustizia
- Di Il Fatto Quotidiano
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“Nordio dice che la riforma della Giustizia è necessaria entro l’anno perché questo vuole la Costituzione? No, la riforma la vuole la politica, non la Costituzione. È una cosa diversa”. È il commento lapidario del procuratore capo di Napoli, Nicola Gratteri, replicando a distanza alle parole del Guardiasigilli Carlo Nordio.
Ospite del Tabouk, il festival di letteratura internazionale di Taormina, Il magistrato risponde alle domande della giornalista dell’AdnKronos Elvira Terranova, che apre l’intervista una gaffe esilarante chiamandolo Francesco Gratteri, presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati della Toscana.
Tornando al tema della riforma, in particolare alla separazione delle carriere, Gratteri osserva: “Non mi sono mai posto il problema se sia punitiva o meno, altrimenti si finisce sul piano personale. La vera domanda è se una riforma serve oppure no. Se si ritiene che la separazione delle carriere sia la madre di tutte le riforme, la facciano pure. È come quando alcuni politici proposero test psicoattitudinali per i magistrati. Io risposi: facciamoli anche ai politici. E già che ci siamo, aggiungiamo narcotest e alcoltest – continua, tra le risate e gli applausi del pubblico – Altri politici chiedono la giornata sugli errori giudiziari. Ok, facciamola. Ma facciamo anche la giornata sugli errori della politica. Per esempio, andiamo a recuperare il ministro della Salute di 10 anni fa (Beatrice Lorenzin, ndr) e chiediamo: ‘Lei sapeva che nel 2025 sarebbero mancati medici, anestesisti e radiologi. Cosa ha fatto per evitarlo?’. Questa è la politica: visione, programmazione, capacità di guidare una comunità verso il futuro. Non slogan”.
“Ognuno è libero di dire che questa è la madre di tutte le riforme — aggiunge — ma la prima cosa che mi devi dimostrare è che la separazione delle carriere sia davvero la panacea di tutti i mali della giustizia. Scomodare la Costituzione per una misura che noi riteniamo inutile, se non dannosa, mi sembra esagerato. Ogni anno solo lo 0,2% dei magistrati cambia funzione tra giudici e pm. Vale davvero la pena di fare una riforma costituzionale per questo 0,2%? Mi sembra una forzatura sospetta. E ho il sospetto, da persona di intelligenza media, che il passo successivo sarà portare la magistratura sotto il controllo dell’esecutivo. Tu invece mi devi dimostrare con esempi concreti quali sono i benefici di questa riforma per la collettività “.
Il procuratore denuncia poi l’incompetenza di chi legifera in materia di giustizia: “Questi discorsi hanno senso solo con chi ha lavorato davvero sul campo. Spesso parlo con persone che non capiscono nemmeno perché siedono dove siedono. Non sono in grado di comprendere le funzioni del loro ruolo. Quando cerco di spiegare perché certe riforme non servono, mi guardano come per dire: ‘La so più di te’. Ma in realtà non capiscono ciò che dico e aspettano che glielo ripeta, sperando di afferrare qualcosa”.
E rifila un’altra bordata a Nordio: “Ha più volte attaccato la magistratura, dicendo cose gravi, come quella secondo cui non esiste solo il caso Palamara. Eppure, da ministro, ha il potere di attivare l’azione disciplinare. Ha a disposizione un ufficio ispettivo con dodici magistrati che possono svolgere indagini. Se davvero conosce altri casi, perché non manda gli ispettori? Perché lancia accuse generiche invece di agire? Queste affermazioni non mi piacciono: non le accetto né da magistrato né da cittadino“.
Durante l’intervista, Gratteri tocca anche altri temi: la riforma Cartabia, inizialmente accolta con favore dall’Anm, i tempi lunghi dei processi civili, il ruolo delle intercettazioni. Rivolge una stoccata anche al ministro dell’Interno Piantedosi, che ha affermato che il decreto sicurezza del governo Meloni non colpisce i colletti bianchi, citando come esempio l’arresto di tre sindaci campani avvenuto un mese fa (Massimo Coppola di Sorrento, Rosalia Masi di San Vitaliano e Giovanni Fortunato di Santa Marina).
“Piantedosi ha detto di avere stima e simpatia per me? – ironizza Gratteri – È sempre questa la premessa. Ma il ministro non può dire certe cose, perché sa bene che quegli arresti sono frutto di indagini iniziate due anni fa, e che si sono basate anche sulle intercettazioni. Sa che un’indagine dura almeno un anno, poi servono altri sei mesi per scrivere la richiesta di misura cautelare, e solo dopo due anni il gip emette l’ordinanza”.
Gratteri cita la riforma Zanettin, in vigore dal 24 aprile 2025, che impone un tetto massimo di 45 giorni alle intercettazioni, prima rinnovabili ogni 15 giorni senza limiti: “Gli effetti reali di questa legge li vedremo solo dal 2026. Per ora campiamo ancora di rendita“.
Veemente è la reazione di Gratteri quando Elvira Terranova gli chiede il motivo per cui l’allora capo dello Stato Giorgio Napolitano bocciò la sua nomina a ministro della Giustizia, proposta nel 2014 da Matteo Renzi in occasione della formazione del suo governo: “Purtroppo il presidente Napolitano è morto, ma prima di lei questa domanda me l’hanno fatta 356 giornalisti. Lei è la 357ª. A tutti ho risposto: ‘Scusate, Napolitano è vivo: andate a chiedergli non perché non mi abbia fatto ministro, ma chi è andato a consigliarlo di non farmi Ministro'”. “Io non lo posso fare perché ormai è morto, quindi mi dispiace”, ribatte la giornalista. E Gratteri aggiunge: “Però era interessante capire se qualcuno è andato a trovarlo. Io una idea ce l’ho, ma non la dico, perché in genere dico sempre quello che posso dimostrare. Quello che non posso dimostrare non lo dico, perché non mi piace fare autogol o far passare degli sporcaccioni per persone perbene o per vittime“.
E alla domanda finale della Terranova, “Lei è un uomo scortatissimo. Ma chi glielo fa fare?”, Gratteri risponde con la consueta fermezza: “Non è che le cose si fanno per convenienza, le cose si fanno perché si è convinti che servano. Se tu sei convinto che quella cosa sia utile, la fai, superando le paure e sopportando qualsiasi rinuncia. Sono 25 anni che non faccio un bagno in mare. Mi piacerebbe farmi un giro in bicicletta o in moto, di cui sono appassionato. Però – conclude – queste cose non sono fondamentali nella vita per essere libero. Io nella mia testa sono una delle persone più libere in Italia, perché mi sono costruito una vita che mi consente di dire esattamente quello che penso. La libertà è questa, non è andare in giro da solo dove vuoi. La libertà è poter guardare negli occhi chiunque hai davanti e dire esattamente quello che pensi“.
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