Giudice Usa blocca le espulsioni rapide volute da Trump: accolta la richiesta di un gruppo di immigrati

  • Postato il 30 agosto 2025
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Le espulsioni rapide di persone detenute lontano dal confine con Messico, uno dei punti principali della politiche di Donald Trump, non sono legittime. Lo ha deciso la giudice Jia Cobb della Corte distrettuale per la capitale (nominata da Joe Biden), che con un parere di 48 pagine ha vietato all’amministrazione Usa di procedere all’espulsione accelerata fuori dai casi stabiliti dalla normativa. Secondo la legge statunitense, infatti, la procedura sarebbe attuabile per i migranti solo se questi si trovano negli Stati Uniti da meno di 14 giorni e in un raggio di 160 chilometri dal confine messicano.

La giudice federale ha dunque bloccato i tentativi dell’amministrazione Trump di estendere la procedura di espulsione accelerata per gli immigrati irregolari, stabilendo che l’applicazione estesa della norma crea “un rischio significativo” che le persone che potrebbero avere diritto a rimanere negli Stati Uniti, vengano invece espulse dal Paese.

Cobb ha accolto la richiesta di un gruppo di immigrati di sospendere la procedura nota come “rimozione accelerata” che era stata precedentemente utilizzata per espellere rapidamente i migranti trattenuti al confine con il Messico, se erano entrati negli Stati Uniti nelle due settimane precedenti. Tuttavia, da gennaio scorso, l’amministrazione Trump aveva esteso l’applicazione del procedimento a tutto il Paese, per dare una stretta all’immigrazione irregolare attraverso le deportazioni veloci.

Il giudice Cobb ha bloccato questo uso esteso della procedura, affermando che potrebbe portare all’espulsione “erronea” di persone senza un giusto processo. “A differenza di alcuni casi che tradizionalmente sono soggetti a espulsione accelerata, come le trattenute al confine o nelle sue vicinanze subito dopo l’attraversamento, altre persone che il governo sta ora sottoponendo a espulsione accelerata sono entrate nel nostro Paese da tempo”, ha scritto Cobb in un parere di 48 pagine. La giudice ha citato anche la Costituzione, che garantisce che “nessuna persona potrà essere allontanata dagli Stati Uniti senza avere avuto la possibilità, in un momento opportuno, di essere ascoltata”. In questi mesi, sono state centinaia le deportazioni operate negli Stati Uniti dagli agenti dell’Ice, Immigration and Customs Enforcement, alcune poi risultate frutto di “errori amministrativi”.

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Il Fatto Quotidiano

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