Garlasco, è caccia alla verità: si riparte con la raccolta delle testimonianze
- Postato il 11 luglio 2025
- Di Panorama
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A diciott’anni dal delitto di Garlasco, l’inchiesta bis sull’omicidio di Chiara Poggi si riaccende con nuovi elementi e vecchi misteri mai del tutto chiariti. La Procura di Pavia non si limita all’incidente probatorio, ma spinge l’acceleratore sulle indagini preliminari, riservate e strategiche, che si stanno concentrando in questi giorni su un fitto calendario di audizioni. I riflettori si riaccendono su testimoni dimenticati, prove mai valorizzate e tracce che potrebbero riscrivere la scena del crimine.
Al centro dell’indagine resta Andrea Sempio, commesso 37enne, unico indagato della nuova inchiesta. Ma mentre le analisi scientifiche proseguono in silenzio nei laboratori, la verità potrebbe riaffiorare dalla voce di chi, nel 2007, vide, sentì o scoprì qualcosa rimasto troppo a lungo nell’ombra.
Le nuove convocazioni
Secondo quanto riportato dall’edizione odierna de La Provincia Pavese, tra i convocati in Procura figura Mustapha Etarazi, muratore egiziano che sarebbe stato il primo a ritrovare alcuni attrezzi nella roggia di Tromello, e Franca Bermani, la vicina di casa della famiglia Poggi che aveva già testimoniato nel 2007.
La vicina di casa
Franca Bermani, oggi 90enne, all’epoca dei fatti ne aveva 72. La donna fu tra le testimoni chiave delle prime ore dell’indagine: raccontò di aver visto una bicicletta nera appoggiata fuori dalla villetta di via Pascoli la mattina del 13 agosto.
Negli ultimi giorni, le autorità avevano nuovamente chiesto la sua disponibilità a fornire ulteriori dichiarazioni. Tuttavia, per motivi legati alla salute e all’età avanzata, i familiari hanno presentato un certificato medico per evitare un nuovo coinvolgimento.
«Non sta bene e non vuole assolutamente parlare di questa vicenda – dice una persona a lei vicina –. Quando sulla tv c’è un programma che parla del caso spegne subito».
Quella bici nera – come quella descritta da Bermani – era nella disponibilità di Alberto Stasi, condannato in via definitiva a 16 anni di carcere. Non venne sequestrata durante le prime indagini, ma fu consegnata solo durante il processo d’appello-bis.
Il muratore egiziano
È invece stato sentito dai carabinieri Mustapha Etarazi, che ha riferito di aver trovato, nel tratto di canale dragato a Tromello, diversi attrezzi metallici: un attizzatoio, un’ascia e la testa di una mazzetta. Ma non solo: ha raccontato anche di aver recuperato un paio di scarpe con suola a pallini.
«Non le ho tenute, non mi andavano bene perché io ho il 42, quelle erano 43 o 44», ha raccontato. Ha però spiegato di aver scattato alcune foto delle scarpe, “senza un motivo”, che ha poi consegnato agli inquirenti.
Queste scarpe ricordano da vicino l’impronta a pallini ritrovata nel sangue di Chiara Poggi, presente in sette punti della casa e considerata dagli investigatori come quella dell’assassino. La suola era stata attribuita ad Alberto Stasi, che calzava il 42. Proprio su questa impronta sarebbe ora in corso una nuova consulenza disposta dalla Procura, che potrebbe rimettere in discussione tale attribuzione.
Il direttore del market
Tra i testimoni ascoltati di recente figura anche Roberto Favalli, ex direttore del supermercato Famila di Garlasco. Favalli avrebbe dichiarato che il giorno dell’omicidio le cugine di Chiara non si recarono a fare la spesa nel suo punto vendita, smentendo quanto riferito all’epoca dalla madre delle gemelle, Stefania e Paola Cappa, zia della vittima.
La donna, infatti, aveva raccontato che le figlie si trovavano al supermercato alle 10 del 13 agosto, testimoniando anche un pagamento tramite bancomat, che risulta effettivamente registrato.
Attesa per l’impronta vicino alla cucina
Intanto, le analisi genetiche effettuate finora sulle tracce repertate nella casa di via Pascoli non hanno rilevato la presenza di soggetti diversi da Chiara Poggi e Alberto Stasi. Restano da esaminare i residui di un’impronta digitale con quattro contatti, ritrovata sulla porta della cucina, che avrebbe rivelato la presenza di materiale genetico.
Tutte le altre analisi – inclusi i tre tamponi dell’autopsia, i resti della spazzatura di casa e il frammento del tappetino del bagno con l’impronta di sangue – hanno invece restituito solo il profilo genetico della vittima.