Francesco, quel che resta di un Papa e quello che verrà dimenticato

  • Postato il 4 maggio 2025
  • Di Panorama
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«I pastori abbiano l’odore delle pecore». È ciò che resterà innanzitutto di papa Francesco, la sua eredità più immediata e spontanea: il sacerdote che parla ai fedeli e non si limita a catechizzarli. Ma sarà difficile per il successore, in questa operazione verità, evitare le due derive opposte.
Da una parte il ritorno in cattedra della tonaca al servizio del potere; dall’altra il fraintendimento che l’odore delle pecore sia anche quello del prete militante, dell’adepto guevarista, teorico della teologia della liberazione come piacerebbe agli ultrà del gesuitismo d’assalto, inguaribili nostalgici del film Mission.

Per apprezzare a pieno gli insegnamenti di Jorge Mario Bergoglio bisognerà essere un po’ equilibristi come è stato lui. Sempre in bilico fra l’estetica fortemente alternativa (crocifisso d’argento e non d’oro, scarpe da contadino, appartamento in Santa Marta, protocolli mandati al macero) e scritti, parole, metafore dentro la tradizione della dottrina nel segno della contraddizione. Lui che teorizzava il cristianesimo dei popoli ma chiedeva al vicepresidente dell’Inter, l’argentino Xavier Zanetti, di organizzare una partita con calciatori di tutte le confessioni.
Lui che vergava l’enciclica Laudato Si’ per aderire alla transizione ecologica e spingerla oltre l’amore per il Creato di francescana memoria, ma si scandalizzava quando una pellegrina gli si presentava davanti con un cagnolino dentro la carrozzina per neonati. Allora il pontefice commentava: «L’ho rimproverata. Non mi piace chi preferisce cani e gatti ai figli, queste persone da vecchie saranno sole».

Un colpo al cerchio e uno alla botte. Papa Francesco era favorevole alla benedizione alle coppie gay in nome di quell’essere «tutti figli dello stesso Padre» e sottolineava: «Non si benedice l’unione ma semplicemente le persone che insieme ne hanno fatto richiesta». Ma non dimenticava di stigmatizzare una «certa frociaggine» riferendosi alle lobby di potere presenti anche nelle Curie e in Vaticano. E se si trovava davanti al bivio del bianco o nero ne usciva con fatalismo sudamericano: «Chi sono io per giudicare?».
Identico approccio in politica. Era consapevole dell’adesione ai valori occidentali, sublimati nella democrazia e nel superamento delle disuguaglianze, ma non ebbe problemi a frustare «l’abbaiare della Nato alle porte di Mosca» nel soppesare le responsabilità della guerra in Ucraina.

Sarà il prossimo pontefice a decidere se camminare sulle orme di Francesco o allontanarsi. E non sarà facile perché il figlio dell’impiegato delle ferrovie del Barrio Flores di «Baires» è stato tutto e il suo contrario. Oltre ai pastori con l’odore delle pecore, sono destinati a rimanere i capisaldi della Chiesa bimillenaria: la centralità della famiglia tradizionale, la dignità del lavoro, la giustizia sociale, la richiesta imperativa della pace planetaria. In pratica, la continuità forte con chi lo ha preceduto, soprattutto papa Giovanni XXIII e papa Giovanni Paolo II.
Quest’ultimo a lui più volte contrapposto per puro calcolo politico dalla sinistra progressista in odore di ateismo, che ha trascorso 12 anni a scannerizzare le parole di Francesco, a estrapolarle dal contesto, per trovare consonanze dem e allegramente «fluo».

Resteranno i suoi non pochi anatemi. Contro «la filosofia dello scarto» nell’accusare i profeti della società liquida di voler «trasformare peccati mortali contro la vita umana» come l’eutanasia, l’utero in affitto e in definitiva anche l’aborto, in nuovi dogmi imprescindibili. Contro i «sicari della vita», come definì in un discorso in Asia i medici ultra-abortisti.

Contro la pedofilia del clero, che lo ha visto protagonista in continuità (anche qui) con papa Ratzinger di una battaglia purificatrice. Con risultati teoricamente formidabili tipo il «motu proprio» Come una madre amorevole, decalogo della tolleranza zero, nel quale chiama sul banco degli imputati non soltanto i sacerdoti che compiono atti di violenza sessuale ma anche le diocesi e i vescovi omertosi, quindi conniventi. Abbiamo scritto «teoricamente» apposta. Perché sono in pochi, nei meandri nell’amministrazione ecclesiastica, ad applicare in concreto quel grido di dolore.

Teoria e pratica, la differenza è tutta qui. Difficile che la cupola vaticana, composta da 108 cardinali nominati da lui (su 135), si discosti nel Conclave e anche dopo da questi punti fermi che metterebbero in dubbio l’esistenza stessa del Cristianesimo. Nel gioco fra conservatori e progressisti, Francesco è stato vittima della narrazione «mainstream», di quel flusso informativo che lo ha spinto a sinistra anche quando non voleva. Eppure, per difendersi, ha più volte citato la metafora del «crampo».
Riportiamo in diretta: «Fra padre allevatore e figlio ribelle c’erano parecchie differenze ideologiche. Fu chiamato un anziano prete a dirimerle, il quale disse: “Vi siete dimenticati del crampo. Quel crampo che veniva alla schiena di tuo padre, quindi tuo nonno, quando si alzava ogni mattina alle quattro per mungere le vacche”». Perché oltre la narrazione c’è sempre la realtà. E la fatica del vivere, l’armonia della famiglia, il lavoro come innalzamento sociale. Un mondo destinato a rimanere al centro del progetto divino, più forte delle tensioni e delle derive.

Resterà l’importanza data alle donne «che fanno bello il mondo» nel nome di Maria Vergine, perché «la Chiesa è donna». Poco prima di incamminarsi verso l’ultimo viaggio, papa Francesco ha nominato suor Simona Brambilla prefetto di un dicastero – quello per gli istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica – della Curia Romana. È la prima volta nella storia.
Fra i capisaldi della politica vaticana avranno un seguito due momenti epocali che nessuno può disconoscere: l’incontro a Cuba (2016) con il patriarca Kirill per un disgelo con la parte più numerosa dell’ortodossia (gesto congelato dalla guerra in Ucraina) e la firma ad Abu Dhabi (2019) della Dichiarazione sulla fratellanza universale, con il grande imam di Al-Azhar, per costruire la pace e la convivenza tra i popoli. Da qui, il prossimo Santo Padre non può che ripartire.

Rimarrà, di quel pontefice dalle mille sfaccettature, il senso di alcune parole chiave imparate da lui. Come «balconeare» che usava all’inizio per criticare quei sacerdoti che invece di immergersi nei problemi rimangono sul terrazzo a impartire benedizioni. Poi l’ha sostituita con clericalismo. Come «resilienza», termine abusato (ormai si appiccica persino al calcio per celebrare uno 0-0 fuori casa) per definire la forza del giunco che si piega ma non si spezza davanti alla tempesta. Come «parresia», il contrario di ipocrisia, il diritto di dire la verità, la franchezza destinata a scardinare certe melliflue circonlocuzioni amate negli ambienti curiali. Come «chiacchiericcio», usato per mettere in guardia dal pettegolezzo che, come brezza, vaga per le sacre stanze. Il chiacchiericcio «è il contrario del Vangelo, perché è sempre una condanna dell’altro», disse alle suore carmelitane. E come «globalizzazione dell’indifferenza», la globalità plasmata dai mercati e dalla tecnologica, che hanno unito il mondo livellandolo nel nome del guadagno e dell’efficienza. E così facendo lo hanno disumanizzato.

Resterà la sensibilità nei confronti delle persone migranti e delle loro sofferenze, quel senso di misericordia che nessun Papa ha mai sottovalutato. Ma molto difficilmente rimarranno a galla le derive indotte dalle infatuazioni di un cerchio magico disinvolto, incline a finanziare con orgoglio personaggi borderline come Luca Casarini, fondatore di Mediterranea Saving Humans, con gli oboli dei fedeli.
Le chiese si svuotano nonostante il pauperismo spinto di Francesco, la «Chiesa povera per i poveri» ha funzionato solo in parte in un mondo secolarizzato e smarrito, nel quale i cattolici sono alla ricerca di pastori che tornino a parlare di Dio, ad affrontare i misteri della spiritualità. E si allontanino dalle mode del momento.
Per questo è pensabile (ma è solo una speranza) che con il nuovo rappresentante di Dio in Terra tornino sullo sfondo anche l’ecolatria, l’ossessione apocalittica del «dio permafrost» che nulla ha a che vedere con «la custodia del Creato», lo scientismo che stride con la fede, le narrazioni transgender, l’adorazione della tecnologia purchessia. E che scompaia l’effetto da brividi delle porte sprangate durante la pandemia.

È possibile che il prossimo Papa valuti anche i danni collaterali dell’ipercomunicazione. Forte del motto «Dobbiamo andare incontro alla gente», Bergoglio si è lasciato travolgere da ogni tentazione mediatica. Si è speso con ogni mezzo, partendo dal rifiuto della pantofola rossa – che peraltro testimonia il sangue dei martiri – e arrivando al poncho da campesino dei suoi ultimi giorni. È stato il primo pontefice a sbarcare su Instagram (un milione di follower in 12 ore); il primo a firmare un editoriale sul New York Times; il primo a rilasciare interviste a tappeto, reali o interpretate (Eugenio Scalfari); il primo a scambiare Fabio Fazio per un teologo di complemento; il primo a inviare un videomessaggio al Festival di Sanremo, il primo a telefonare a casa ai cittadini ma anche a riprendere con uno schiaffetto sulla mano una fedele cinese troppo irruente, in piazza San Pietro nel 2019. Umanissime contraddizione. E ancora, un Discorso della Luna diretto, inflazionato, senza la magia di quello pronunciato da San Giovanni XXIII nella sera dell’11 ottobre 1962, all’apertura del Concilio Vaticano II. La differenza fra ciò che è immortale e ciò che non lo è.

Lo scopo era nobile: avvicinare i giovani, i distratti, gli agnostici al dialogo con Dio. Nel tritacarne dei social «Pronto, sono papa Francesco» è però presto diventato uno scherzo da liceali.
Una cacofonia, un’inflazione che certamente diventava manna per l’audience e per l’immagine di pontefice della porta accanto; meno per la sacralità del ruolo e per la profondità del messaggio a quelli che lui più volte ha definito «cristiani della domenica». Al nuovo Papa, il compito non facile di farli tornare tali anche negli altri giorni.

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Panorama

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