Droghe, il codice della strada rischia l’incostituzionalità

  • Postato il 19 aprile 2025
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Droghe, il codice della strada rischia l’incostituzionalità

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Il nuovo codice della strada targato Matteo Salvini finisce a rischio di incostituzionalità per le norme sulla positività alle droghe, ora dovrà esprimersi la Consulta


Finisce sotto la lente della Consulta la riforma Salvini che ha rivoluzionato il Codice della strada e che in corso di approvazione aveva già sollevato un vespaio di polemiche rispetto alle norme sull’uso di sostanze stupefacenti.
In precedenza, chi veniva trovato alla guida in uno stato di alterazione psicofisica incorreva nella sospensione della patente. Con il nuovo Codice della Strada, invece, è sufficiente un test positivo all’uso di sostanze stupefacenti per sospendere la patente di una persona.

Tali test però possono rilevare tracce di sostanze consumate giorni o settimane prima di mettersi al volante. E proprio questo era il punto su cui ora si sono sollevati dubbi di legittimità’ al vaglio della Corte. A fare da apripista il Tribunale di Pordenone che mandato gli atti alla Corte costituzionale affinché si pronunci sulla correttezza della decisione – operata con la recente riforma del codice della strada (l.n.177/2024) – di eliminare dall’art. 187 («Guida dopo l’assunzione di sostanze stupefacenti») il riferimento allo «stato di alterazione psico-fisica del conducente».
Il caso era relativo ad una signora fermata – alla Vigilia di Natale del 2024 – alla guida di un veicolo dopo aver assunto sostanze oppiacee in un momento precedente alle 24/72 ore rispetto all’incidente stradale.

CODICE DELLA STRADA A RISCHIO INCOSTITUZIONALITÀ

L’avvocato Guido Stampanoni Bassi, direttore della rivista «Giurisprudenza Penale», spiega all’Adnkronos che per il tribunale sembra «manifestamente irragionevole e iniquo ritenere necessaria e sufficiente, ai fini della penale responsabilità, la mera positività del soggetto ad una determinata sostanza stupefacente, senza effettuare alcuna indagine sugli effetti di tale dato sulla capacità di guida». Così facendo, infatti, «è sanzionata penalmente anche la condotta del soggetto che, non riportando alcuna sintomatologia ricollegabile all’avvenuta assunzione, si pone alla guida senza provocare alcun pericolo di lesione all’incolumità stradale e la sicurezza dei suoi utenti».

Tra i vari parametri costituzionali invocati dal Tribunale, spicca quello di «offensività», il quale risulterebbe violato dalla logica punitiva – riscontrabile nella modifica legislativa – del cosiddetto «diritto penale d’autore», teso più a sanzionare la disobbedienza in quanto tale che una condotta che abbia effettivamente creato un pericolo. Un caso che è destinato comunque a chiarire un punto che è stato molto controverso e che potrebbe avere effetti molto importanti sulla riforma voluta dal ministro dei Trasporti Matteo Salvini.

LE PRECEDENTI DECISIONI DELLA CASSAZIONE

Anche la Cassazione con la sentenza depositata a gennaio 2025 trattando un caso del 2021, quindi precedente al nuovo Codice della strada, ha sentenziato che test salivari ed esami delle urine non sarebbero sempre affidabili: al contrario, l’esame del sangue resta il principale metodo da utilizzare per accertare se un individuo sia davvero sotto l’effetto di sostanze stupefacenti nell’esatto momento in cui sta guidando. E le forze dell’ordine sono chiamate per i giudici a indagare sulla effettiva alterazione psicofisica del conducente anche osservandone lo stato emotivo, l’eloquio e la coordinazione dei movimenti.

Insomma, il solo test non basterebbe per accusare qualcuno. Dalla pronuncia della Cassazione non ci sono effetti sulla riforma Salvini ma i casi che stanno scoppiando sono il termometro di una riforma destinata a fare ancora discutere.

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