Detenuti, nasce la Consulta Carcere-Città. Lodi: “Serve una giustizia riparativa e non marginalizzante”
- Postato il 5 novembre 2025
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- Di Genova24
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Genova. Un organismo istituzionale permanente con un obiettivo principale: promuovere il reinserimento sociale, la responsabilità e l’inclusione della popolazione carceraria nella vita cittadina. Questa è la Consulta Carcere-Città presentata oggi a Tursi su proposta dell’assessora al Welfare Cristina Lodi, di concerto con l’assessora alla Sicurezza urbana Arianna Viscogliosi, con l’assessore alla Partecipazione del cittadino alle scelte dell’Amministrazione Davide Patrone, l’assessora alle Pari opportunità Rita Bruzzone e l’assessore al Diritto di cittadinanza Emilio Robotti.
La consulta, prima nel suo genere nel panorama italiano, ha come scopo principale quello di superare lo stigma e il marginalismo che circondano i detenuti e gli ex-detenuti, provando a garantire loro un percorso di responsabilizzazione e una vita dignitosa durante e soprattutto dopo l’espiazione della pena. Un modo quindi per provare a far si che l’esperienza carceraria non diventi di per sé una condanna a vita.
Per fare ciò il nuovo organismo ha intenzione di proporre e lavorare sui temi che attraversano la realtà carceraria per svolgere un’azione culturale sul tema della detenzione, promuovere la giustizia riparativa e favorire percorsi di reinserimento attraverso l’agevolazione delle misure alternative alla detenzione.
“L’istituzione della Consulta, anzi, la sua ricostituzione, e per la prima volta la sua istituzionalizzazione, è un passo molto importante e sottolinea l’importanza che questa amministrazione dà e vuole continuare a dare a chi sta ai margini – sottolinea l’assessora al Welfare Cristina Lodi – La popolazione carceraria è una fetta marginalizzata della nostra società ed è compito delle istituzioni prendersene cura e promuovere percorsi di responsabilizzazione, inclusione e reinserimento, pensando al loro futuro, ma anche al loro presente durante l’espiazione della pena: non solo garantendo loro una vita dignitosa, ma coinvolgendoli in progetti che possano avere un fine educativo e non meramente punitivo o repressivo. Pensiamo, per esempio, all’importanza dei percorsi di reinserimento sociale attraverso l’occupazione e la formazione. Anche per questo, con la sottoscrizione del protocollo con la Conferenza nazionale sulla giustizia riparativa, vorremmo che questi percorsi coinvolgessero tutte le parti sociali. C’è poi un altro aspetto su cui occorrerà lavorare, ed è quello dello stigma attribuito agli ex detenuti, un ostacolo che pensiamo si possa superare solo attraverso azioni culturali rivolte alla cittadinanza, un lavoro che potrà essere svolto soprattutto lavorando in rete tra istituzioni, associazioni e cittadini”.
Un primo prototipo di consulta era stato istituito nel 2001, attraverso la costituzione di una rete cittadina sui problemi legati alla detenzione carceraria, con l’intento di mettere in risalto il ruolo del Comune, attivo e propositivo, un ruolo che il Comune di Genova intende riprendere insieme alle altre istituzioni interessate: Udepa, Uasm, Università, Provveditorato Regionale dell’Amministrazione penitenziaria, Azienda Sanitaria Locale, Magistratura (rappresentante del Tribunale di Sorveglianza per tutti i detenuti in espiazione pena, Tribunale penale, Tribunale per i Minorenni, direzioni dei due carceri cittadini), Garante regionale della persone private della libertà personale, Garante Comunale delle persone private della Libertà personale, Enti del Terzo Settore gestori di strutture accreditate per recupero ed inclusione.
Tra i tanti temi che saranno portati a questo tavolo, che inizierà le sue riunione entro novembre, anche l’ubicazione stessa delle carceri a Genova, tema salito alla ribalta del dibattito pubblico cittadino durante la scorsa campagna elettorale, con l’idea di trovare una alternativa alla dislocazione a Marassi del carcere cittadino. Una idea, lanciata dalla scorsa amministrazione, che ha aperto un dibattito legato all’opportunità di trovare nuovi spazi in città che però mantengano la peculiarità di essere inseriti nel contesto urbano, presupposto imprescindibile per mantenere viva la rete familiare dei detenuti e quella territoriale dei servizi.