Dal sangue al pixel: la nuova faccia della violenza

  • Postato il 2 novembre 2025
  • Di Panorama
  • 5 Visualizzazioni

Nel 1960, Vittorio De Sica portò sullo schermo il romanzo di Alberto Moravia e lo fece attraverso l’interpretazione straordinaria di Sophia Loren nel ruolo di Cesira: il film La Ciociara racconta la fuga da Roma in tempo di guerra, la speranza della liberazione, e poi la ferita violenta dell’assalto alle due protagoniste da parte di truppe — i “goumiers” — durante l’avanzata alleata nel Lazio.

Tra il maggio e il giugno del 1944, in Ciociaria e in altre zone del centro Italia, si stima che tra 2.000 e 12.000 donne, di età compresa tra gli undici e gli ottantasei anni, furono violentate dai soldati coloniali. Alcune fonti parlano anche di oltre 800 uomini uccisi nel tentativo di difendere mogli e figlie.

Una violenza di massa inaudita, che ha generato innumerevoli aborti e spezzato le vite di donne che aspettavano la libertà.

Una violenza non così lontana da quella di oggi, subita nel miraggio di una libertà promessa ma mai davvero assaporata.

Nel 1962 il film ottenne un riconoscimento storico: Sophia Loren vinse l’Oscar come miglior attrice protagonista. La Ciociara non è soltanto una testimonianza di quei fatti: è un monito ancora attuale su cosa significhi violenza sessuale in guerra, perdita di dignità, trauma generazionale. In una sequenza diventata celebre, madre e figlia cercano rifugio e invece trovano una devastazione che nessuna liberazione promessa potrà cancellare.

Oggi quel tema risuona in un contesto totalmente diverso: non più la guerra con i fucili, ma con gli schermi; non più il corpo fisicamente violato in un momento, ma un corpo digitalmente esposto, manipolato, condiviso senza consenso. Le donne diventano immagini open source per algoritmi che generano pornografie, deepfake, corpi che non hanno scelto di essere usati, file che non si cancellano. Ferite che non si cancellano, procurate per dare piacere a chi non può trovarlo senza il sopruso altrui.

Le vittime di questi siti sono molte, e le cifre — dove disponibili — indicano una dimensione di massa che somiglia a una violenza collettiva. In Italia è emerso proprio in questi ultimi giorni,  il caso di un sito con oltre sette milioni di utenti con accesso a immagini generate senza consenso: non solo chi crea, ma anche chi guarda diventa parte del processo. Ogni click è una violenza.

Così il salto diventa tragico: da ciò che accade in La Ciociara — donne violate, abbandonate, silenziate — alla donna contemporanea che si scopre «esposta», «scippata» della propria immagine, senza nemmeno un carnefice da guardare in faccia. La violenza ha cambiato forma, ma non sostanza: è controllo, è negazione del consenso, è uso arbitrario del corpo — oggi in chiave mediatica — come oggetto.

E come nel film, dove Cesira racchiude in sé non soltanto la sua sofferenza ma quella della figlia e di un numero indefinito di donne, colpevoli solo di essere donne, così oggi si aggiunge un ulteriore tessuto collettivo: una società in cui il voyeurismo digitale, l’accesso indistinto, la diffusione in rete generano ferite che non hanno ancora nomi compiuti. Il trauma non si svolge più su pellicola, ma su server.

Il richiamo a “ la Ciociara” diventa dunque doppio: da un lato, un monito storico — non dimenticare gli stupri, non banalizzare la guerra, non lasciare che il silenzio diluisca il crimine; dall’altro, un richiamo all’oggi — non ignorare la devastazione contro corpi femminili non consenzienti, nemmeno consapevoli. Non basta rimuovere, nascondere, cancellare una pagina web. Serve rispetto, cultura del consenso, responsabilità individuale. Serve sdegno.

La vittoria di Sophia Loren all’Oscar — quel riconoscimento mondiale — ricorda che il cinema può dare voce a chi non ne ha avuta, può mostrare ciò che la storia potrebbe dimenticare. Ma ora, essere “meri” spettatori dei video nei quali il volto, noto e non, di una donna viene apposto a un corpo e fatto muovere, parlare, in immagini hard, non è sufficiente per lavarsi la coscienza.

Ogni accesso, ogni immagine vista, è una precisa scelta che viola l’identità di una persona.

E se ieri abbiamo vinto un Oscar contro la violenza, oggi lo abbiamo decisamente perso.

Autore
Panorama

Potrebbero anche piacerti