Dai funghi nei container allo zafferano sostenibile: l’Italia rivoluziona l’agricoltura (con la tecnologia)

  • Postato il 16 aprile 2025
  • Di Panorama
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A una manciata di chilometri da Piazza della Signoria e da Ponte Vecchio, fra i campi che ispirarono Giovanni Boccaccio e Gabriele D’Annunzio, pulsa l’innovazione. È a Scandicci, in una decina di container ben organizzati, vicini a un laghetto idroponico e a degli orti rialzati.  Qui, tra microgreen fresche e fiori edibili, trovano vita insalate naturali da coltura acquaponica e funghi nati dai fondi di caffè. Circular Farm – questo il nome dell’azienda – nasce da un’intuizione di Antonio Di Giovanni, laureato in agraria all’Università di Firenze e specializzato in gestione sostenibile, che ha messo a punto un sistema virtuoso proprio partendo dagli scarti dei bar fiorentini. «Abbiamo battezzato il nostro modello come Funghi Espresso» spiega Di Giovanni accompagnandoci in un container dove sono disposte ordinatamente cascate di funghi. «La stagione» prosegue «inizia a settembre per terminare a giugno dell’anno successivo. Al momento produciamo circa 600 chilogrammi al mese di prodotti fra Pleurotus, Shiitake e Criniera di Leone». Ma qui vengono coltivate anche micro-greens come senape, piselli e rucola, e in orti rialzati delle misticanze asiatiche. «Il fatturato è di circa 100 mila euro l’anno, ma cresce rapidamente. L’idea è sostenere un’agricoltura circolare, grazie alla quale gli scarti vengono recuperati a cascata in nuovi processi di produzione per generare nuovi prodotti» puntualizza Di Giovanni, che sostiene il suo lavoro anche attraverso incontri didattici per scuole e comunità. 

È una filosofia simile a quella di decine di attività che disseminano il nostro Paese dove – stando all’Osservatorio Smart AgriFood del Politecnico di Milano – il mercato dell’Agricoltura 4.0 ha raggiunto un valore di 2,5 miliardi di euro nel 2023, (+19 per cento rispetto all’anno precedente). Si tratta di aziende battezzate come start-up hi-tech e microimprese green, che hanno come parole chiave tecnologie innovative e pratiche sostenibili. In prima linea c’è Planet Farms che, fondata nel 2014, è una delle più grandi fattorie verticali in Europa con impianti in Lombardia che producono basilico, baby leaf e insalate Grazie all’utilizzo di tecnologie avanzate per coltivare in ambienti controllati, riesce a ridurre il consumo d’acqua del 98 per cento rispetto alle coltivazioni tradizionali e ha una produzione stimata di circa 40 mila confezioni al giorno, per un giro di fatturato da centinaia di migliaia di euro. Simile il discorso per Agricola Moderna che, fondata nel 2018 a Milano, ha ricevuto un finanziamento di 10 milioni di euro da Intesa Sanpaolo per implementare un impianto di vertical farming volto a produrre oltre 900 tonnellate di ortaggi a foglia, utilizzando energie rinnovabili e sistemi automatizzati. 

Nonostante gli esempi virtuosi, però, la cultura del tech utile in Italia ha ancora parecchia strada da fare. Secondo un’analisi del centro studi Divulga relativa alla digitalizzazione, le aziende con a capo un under 45 (32 per cento) sono quattro volte più informatizzate rispetto alle aziende con a capo un ultra- 64enne (8 per cento). E, stima Coldiretti, entro il 2030 un’azienda agricola italiana su cinque adotterà strumenti di gestione direttamente basati sull’intelligenza artificiale. «Con Coldiretti Next abbiamo creato un Polo digitale nell’ambito del Pnrr, avviando il primo grande censimento sul livello digitalizzazione delle imprese agricole italiane», ragiona Alessandro Apolito, capo area Innovazione e digitalizzazione di Coldiretti. «L’obiettivo è dare una svolta verso l’alfabetizzazione informatica dell’agricoltura italiana attraverso un orientamento tecnologico innovativo. Un progetto mai realizzato prima in Europa, che prevede il coinvolgimento di circa diecimila aziende agricole».  Di certo per sostenere la digitalizzazione delle nostre campagne occorre raddoppiare gli investimenti sull’innovazione, portandoli a 6 miliardi di euro nei prossimi cinque anni. Al momento i fondi non mancano. Un esempio su tutti i 400 milioni di euro del Pnrr destinati a favorire la transizione digitale delle filiere e delle piccole e medie imprese. 

Sviluppo iper tecnologico è il mantra anche della bolognese Scalabros, azienda fondata nel 2008 dai fratelli Giovanni e Benedetto Scalabrini e tradizionalmente dedicata alla produzione di componenti per autobus e camper. Con la pandemia, periodo durante il quale si era adattata a produrre mascherine e camici, Scalabors ha scelto di adattare il suo modello di business partendo da una curiosità. «Non sono esperto di funghi, ma mi piace mangiarli» racconta Scalabrini. «Vedendo le serre idroponiche create all’interno di container da trasporto, come accade in Nord Europa e Nord America, ho pensato che sarebbe stato interessante creare un’applicazione che permettesse a chiunque, anche a me, una volta impostati i parametri e la strutturazione, di coltivare funghi in qualsiasi condizione, temperatura e luogo». Nasce così un prototipo che presto diventa il marchio ScalaBox Farm. «Dopo quattro anni di lavoro siamo riusciti a creare un prodotto stabile e affidabile che permette a chiunque di produrre funghi in qualsiasi luogo, con una centralina elettronica che garantisce di controllare anche da remoto tutte le funzioni e i parametri necessari. In questo modo si riduce al massimo il consumo di suolo, acqua, luce. E si può produrre anche in contesto urbano. Sempre però guardando alla sostenibilità». 

I container – che costano da 50 a 80 mila euro, per un giro d’affari aziendale di circa 700 mila euro annui – stanno conquistando gli agricoltori italiani più innovativi: «I tradizionalisti ci guardano con sospetto» dice Scalabrini, «mentre i giovani con entusiasmo. Di certo il futuro per noi sarà raccogliere le opportunità dell’intelligenza artificiale e proseguire le collaborazioni». Come quella con l’emiliana Aquaponic Design, spin-off dell’Università di Bologna specializzata in impianti sostenibili e in spazi naturali d’acqua fruibili rispettando completamente l’ambiente come bio-laghi e bio-piscine. In tutto questo fermento tecnologico c’è poi chi come Bruno Felisa ha deciso di guardare al passato per recuperare un’eccellenza italiana: lo zafferano. 

«Un tempo era tipico del bacino mediterraneo, poi è diventato monopolio dei Paesi mediorientali che offrono un prodotto a basso costo e di bassa qualità. La mia idea è quella di incentivare le piccole aziende agroalimentari che producono zafferano, spesso di proprietà di giovani agricoltori che si sono messi in gioco sfidando il sistema e facendo fatica a trovare uno sbocco sul mercato». In questo modo nasce Percorso Zafferano, una start-up innovativa che commercializza pistilli di qualità esclusivamente italiani. «La nostra azienda ha fatto la scelta di garantire la migliora qualità possibile sul mercato, certificando ogni raccolto secondo i canoni internazionali dettati da Iso. La coltivazione avviene come da tradizione: totalmente a mano dalla semina al raccolto, all’essicazione e confezione del prodotto. Una pratica che è quindi sostenibile al 100 per cento. Va considerato anche come lo zafferano sia una coltivazione idonea al recupero di terreni abbondanti, poveri e con poca disponibilità di acqua. Pertanto non solo è una coltura sostenibile, ma una coltura che aiuta a prevenire e curare il degrado ambientale» precisa Felisa, che ha fatto una scelta controtendenza rispetto ai competitor del campo. «Lo zafferano si utilizza nel settore alimentare, cosmetico e farmaceutico. Per valorizzarne l’identità e i molteplici usi abbiamo deciso di non puntare sulla vendita online, ma sul rapporto diretto fra le persone. Andando direttamente in erboristerie, botteghe e farmacie».  Questo perché – come ripetono tutti gli intervistati – fare l’agricoltore non è solo un lavoro, ma una scelta di vita. «Di sicuro è sempre difficile riuscire ad avere produzioni costanti e di buone quantità» conclude Di Giovanni. «Ma la soddisfazione realizzare un progetto che metta insieme sostenibilità ambientale, sociale ed economica, ripaga».

Autore
Panorama

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