“Corruzione negli appalti per i rifiuti”: arrestato il coordinatore di Forza Italia a Caserta. Altre 16 misure cautelari
- Postato il 9 settembre 2025
- Giustizia
- Di Il Fatto Quotidiano
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Si spalancano di nuovo le parte del carcere per Nicola Ferraro, ex consigliere regionale ed ex plenipotenziario dell’Udeur a Caserta, pregiudicato con sentenza definitiva per concorso esterno nel clan dei Casalesi. Mentre va ai domiciliari il sindaco di Arienzo Giuseppe Guida, coordinatore provinciale di Forza Italia. Sono i nomi di spicco tra le 17 misure cautelari eseguite stamane dai carabinieri, emesse nell’ambito di un’indagine per corruzione e turbativa d’asta intorno ad alcuni appalti del settore rifiuti e sanificazioni. Ci hanno lavorato i pm Maurizio Giordano e Vincenzo Ranieri, in forza alla direzione distrettuale antimafia di Napoli guidata da Nicola Gratteri. Ma il Gip Nicola Marrone ha fatto cadere le aggravanti camorristiche. Per questo, a maggio, dispose gli interrogatori preventivi per gli indagati. Poi la decisione.
Nicola Ferraro ha già scontato 7 anni di carcere. Tra gli indagati anche l’ex direttore generale dell’Asl di Caserta Amedeo Blasotti, per il quale il pm aveva chiesto il divieto di dimora che però il Gip non ha concesso, e l’ex consigliere regionale Luigi Bosco, attuale coordinatore regionale di Azione: anche per quest’ultimo la richiesta di misura è stata rigettata.
Ferraro e Guida dividono un’accusa di corruzione. Secondo il capo di imputazione, l’ex consigliere regionale avrebbe appoggiato Guida nelle elezioni provinciali di Caserta in cambio della revoca dell’appalto per la raccolta dei rifiuti urbani ad Arienzo, indetto nel 2019. Fu poi effettivamente revocato “sulla base di una serie di pretestuosi inadempimenti contrattuali della ditta aggiudicataria”. Secondo i pm ciò avvenne “allo scopo di consentire alla seconda classificata di divenire aggiudicataria dell’incanto”. Questa impresa avrebbe poi versato una percentuale dell’importo a Ferraro.
Complessivamente sono state emesse dal gip tre ordinanze di arresti in carcere, sette ai domiciliari e sette tra divieti di dimora e misure interdittive. Secondo gli investigatori, dunque. Ferraro ha continuato a “operare” nel settore ambientale, infiltrando, come fatto già in passato per conto del clan dei Casalesi (fazione Schiavone-Bidognetti), le amministrazioni pubbliche, tra Comuni e Asl. Ferraro è accusato rimesso in piedi il ‘cartello’ che già operava prima della sua condanna. Stavolta però le indagini condotte dai carabinieri del reparto operativo di Caserta hanno accertato che l’ex consigliere regionale non agiva con aziende proprie – ne avrebbe potuto, per i precedenti penali e le sicure interdittive che lo avrebbero colpito – ma coordinando un gruppo di imprese di imprenditori di sua fiducia che ne ricambiavano con tangenti le intercessioni grazie alle quali ottenevano appalti. Nel 2023 l’esistenza delle indagini fu disvelata da alcune perquisizioni. A casa di un imprenditore del ‘cartello Ferraro’ trovarono due milioni di euro in contanti.
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