Comunali, Bruzzone: “A Ponente solo servitù a danno dei cittadini, da lì parte il cambiamento”
- Postato il 20 maggio 2025
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- Di Genova24
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Genova. Partire dal Ponente per cambiare la città. Ne è convinta Rita Bruzzone, consigliera comunale uscente del Partito Democratico, negli ultimi mesi anche vicepresidente del Consiglio e ora ricandidata alle imminenti elezioni comunali per un posto a Palazzo Tursi.
Perché si ricandida?
Scelgo di ricandidarmi perché credo che il mio compito non si fosse concluso. Come sanno tutti i genovesi, drammaticamente c’è stata una vicenda giudiziaria che ha interrotto la nostra attività amministrativa. Mi ricandido perché credo nel cambiamento, perché molte delle discussioni che sono state condotte in quell’aula mi hanno visto protagonista insieme ai miei compagni del Partito Democratico e all’opposizione. Credo che la nostra forza sia quella di portare ancora più forti questi temi e credo fortemente nel cambiamento e in Silvia Salis sindaca, per cui credo di poter dare un contributo, il mio contributo, con tutta la passione che possiedo.
La sua zona di riferimento è il Ponente. Cosa secondo lei non ha funzionato in questi anni e quali sono le sue priorità per quei quartieri?
Come spesso abbiamo ribadito, il Ponente è diventato solamente un territorio di servitù dal quale prendere, nel quale porre situazioni che sono a danno dei cittadini e del territorio. Abbiamo dato molto in termini di porto, in termini di ambiente, in termini di salute. La vicenda del cantiere dei cassoni è stata quella più eclatante, che ha visto scendere in piazza 5mila persone. Rivendico territorialmente, non in maniera personale, il fatto che finalmente da ponente la giunta Bucci ha preso il primo scossone. L’impatto del porto, i depositi chimici, le infrastrutture, il terzo valico che non è partito, il fatto che noi dopo il crollo del ponte Morandi non abbiamo visto nessun cambiamento. Noi ogni notte abbiamo l’autostrada chiusa, i cantieri e quindi il traffico dei tir. Passano anche 200 tir per notte dal centro di Voltri e di Pra’ e questo solamente è solamente il quadro più grande. Poi mancano le manutenzioni. I quattro assi di forza non porteranno nulla, se non il cambio di un capolinea a Voltri che tra l’altro è inviso dalle persone perché è nell’unico punto in cui non andrebbe messo. Non arrivano i cassonetti intelligenti perché da noi non riescono a passare i mezzi. Abbiamo perso completamente le manutenzioni, i cimiteri sono devastati, le strade sono nelle condizioni in cui sono. In più nella nostra parte di città impatta il 60% dell’edilizia pubblica residenziale. Mancano completamente i servizi. Al Cep non c’è un supermercato, hanno aperto un ambulatorio che è aperto un giorno alla settimana. E poi c’è tutto il tema della viabilità dell’entroterra. Pensate alla strada di Acquasanta che arriva nel territorio del comune di Mele ma è genovese ed è continuamente sottoposta a frane e interruzioni. Credo che i temi del Ponente, che poi sono replicabili in molte parti della città, siano veramente importanti perché nel nostro territorio c’è un porto petroli, un porto commerciale più grande, i container, le infrastrutture. Credo che a cominciare dal Ponente molte cose debbano cambiare.
Cosa fare per ricucire la relazione tra porto e città che in quella zona è particolarmente difficile?
Naturalmente, essendo una città portuale deve esserci una politica in cui il porto e la città devono trovare un connubio. È evidente, oramai il porto c’è e dovrebbe aumentare il numero degli operatori, perché sul nostro territorio alla fine non c’è stato un impatto lavorativo così grande. Noi ci avviciniamo all’Agenda 2030. Le banchine elettrificate nel porto di Pra’ ci sono, ma non sono funzionanti. Pensiamo all’inquinamento acustico, i fumi che respira il quartiere verso la parte crocieristica. Noi abbiamo lavorazioni continue. Io vivo a Crevari e da lì sento i rumori del porto. Credo che questo debba essere uno dei primi punti da affrontare. Aspettiamo il nuovo piano regolatore portuale perché certamente quello che la cittadinanza non vuole è un’ulteriore espansione del porto. Nel piano del verde, che non è passato perché è mancato il numero legale, a un certo punto c’era l’espansione portuale di Pra’. Ecco come questa amministrazione ha pensato questa parte di città.
Tra i temi che lei segue ci sono anche le politiche di genere. Cosa vorrebbe fare di più?
È un tema che mi sta molto a cuore perché sono femminista, figlia di una femminista e credo fortemente nel valore delle donne. Genova non è una città dimensione di donne. Proporre il bonus perché le donne stiano a casa non credo sia la soluzione per migliorare il welfare e la cura. Le donne sono quelle che non vanno a votare e un motivo c’è: si sono sentite abbandonate. Io ho fatto molte proposte all’ultimo bilancio, ho proposto la costruzione del bilancio di genere che sarebbe un grande passo di democrazia, un grande passo verso i diritti, invece è rimasto carta bianca. Una delle prime cose che ho chiesto a Silva Salis, da donna verso le donne, è la costruzione del bilancio di genere. Credo che debba essere istituito un vero assessorato alle Pari opportunità, che non sia la celebrazione dell’8 marzo, che celebro naturalmente anch’io rivendicando i diritti delle donne. Credo sia quello di cui questa città ha bisogno e le genovesi hanno bisogno.