Cibi freschi, farmaci e dignità: così Pina Andrello e i volontari de “La Speranza” aiutano 400 famiglie nel milanese

  • Postato il 1 ottobre 2025
  • Cronaca
  • Di Il Fatto Quotidiano
  • 4 Visualizzazioni

La forza, racconta, probabilmente gliel’ha data sua madre, “donna sola che ha tirato su sei figli, caparbia, non si è mai arresa alle difficoltà”. Anche lei, Pina Andrello, 70 anni e tre figli, di caparbietà ne ha da vendere: da trent’anni, infatti, lotta contro l’ingiustizia e la povertà crescenti intorno sul territorio. Prima dentro la Caritas, poi soprattutto dopo la fondazione, nel 2002, della onlus La Speranza a Corsico, in provincia di Milano, di cui è responsabile e direttrice. Venti volontari – pensionati, ma anche ragazzi – per seguire 400 famiglie e circa 1.000 persone. La prima urgenza, il cibo, anzitutto, e non solo quello “asciutto” – scatolette, biscotti, pasta etc – che arriva all’associazione dal Banco Alimentare della Lombardia, ma soprattutto il cibo fresco, il più richiesto. Come si fa trovarlo? La mattina, alle sette e mezza, con il furgone dell’associazione, i volontari fanno il giro di sette supermercati per raccogliere i prodotti in scadenza – pane, formaggi, yogurt, frutta, prosciutto, che vengono puliti (la verdura), controllati, divisi. “È un lavoro duro e lungo”, spiega la fondatrice, “parliamo di 3-400 chili di altrimenti, però dà la possibilità alle famiglie di avere latte fresco, carne, formaggio”. La consegna avviene il pomeriggio dello stesso giorno.

Volontari che si autotassano

Ma come si suddividono gli alimenti per i nuclei familiari? Per ragioni logistiche, non è possibile avere tutte le 400 famiglie ogni giorno. Se ne invitano quindi ottanta ogni volta, che vengono a prendere ceste già preparate con i prodotti freschi e qualcosa di asciutto. Quando arrivano, viene loro consegnato un bigliettino per il prossimo ritiro. Tutte famiglie straniere? Per nulla. “Il 60% sono famiglie italiane, il resto persone che arrivano da altri Stati e molti rifugiati politici”, risponde Pina Andrello.

Ma c’è un’altra emergenza crescente e nascosta di cui l’associazione si occupa sempre di più: quella dei farmaci. “Prendiamo medicine dal Banco Farmaceutico, poi le raccogliamo anche da una dozzina di farmacie di zona, ma non bastano, infatti ne abbiamo acquistate per 10.000 euro: la gente non riesce a comprare neanche una tachipirina per i bambini, fermenti lattici, sciroppo. L’associazione ha un medico e anche un farmacista volontari, ma “per le emergenze li mando al pronto soccorso, ma lì non ti lasciano i farmaci. Le visite urgenti sono un problema, qui in Lombardia si aspetta un anno per una ecografia”, spiega. Qualche sostegno l’associazione ce l’ha, ma piccolo. “Dal 5% arrivano 1.500 euro, l’attuale giunta del Comune poi ci dà un aiuto, ma noi abbiamo anche un affitto di 11.000 euro, le bollette, l’assicurazione del furgone quindi per rientrare dalle spese ci autotassiamo”.

Non solo distribuzione, anche accoglienza e condivisione

Pina Andrello ci tiene a spiegare che il suo non è solo un punto di raccolta di cibo e farmaci. “Anzitutto, noi ci teniamo a che nessuno perda la sua dignità. Tutti vengono accolti sempre con il sorriso, mentre consegniamo il pacco chiediamo come stanno, prendiamo informazioni. Inoltre, il nostro spazio è anche un luogo di incontro, per vedere, fare feste, ad esempio a Natale. Nel rispetto di tutti. Anche nei nostri confronti, perché qualche volta capita che arrivino stranieri arrabbiati per le loro difficoltà; a volte litigano anche tra di loro, è normale, noi dobbiamo gestire le tensioni”.

Pina Andrello non nasconde, in conclusione la sua rabbia. “Troppi sono i fronti ingiusti. Ai rifugiati politici, ad esempio, danno il permesso con lo status ma poi l’assistenza finisce lì, dovrebbero invece essere accompagnati al lavoro, spesso sono laureati e invece vengono qui perché non hanno da mangiare. Penso anche alle donne con i bambini ucraini, molto coraggiose, ma che dopo un aiuto iniziale sono state abbandonate, trovare casa è impossibile, eppure la guerra continua e continuano ad arrivare. In generale, comunque, pensare che un uomo debba arrivare a chiedere aiuto per mangiare o per far scendere la febbre al proprio figlio è tremendo, non dignitoso, tutti avrebbero diritto a una vita decente e questa non è vita. Si parla tanto di San Francesco, in questi giorni, ma poi i poveri non li aiuta proprio nessuno. Infatti se lo facessero, noi non avremmo ragione di esistere. Invece siamo qui”.

L'articolo Cibi freschi, farmaci e dignità: così Pina Andrello e i volontari de “La Speranza” aiutano 400 famiglie nel milanese proviene da Il Fatto Quotidiano.

Autore
Il Fatto Quotidiano

Potrebbero anche piacerti