Bollani in Calabria, il canale pulito e la curiosità
- Postato il 13 luglio 2025
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Il Quotidiano del Sud
Bollani in Calabria, il canale pulito e la curiosità
L’eclettico musicista suonerà il 18 luglio all’Unical a Cosenza e il 19 a Reggio Calabria: Bollani: «Come diceva Bill Matthews dobbiamo mantenere il canale pulito»
Stefano Bollani non si ferma mai. Ed è un bene per chi ama la musica e non solo. Lo testimoniano gli 8 progetti in piedi, fra cui la formazione di un nuovo quintetto fiammante ed incredibile al debutto, che suonerà il 18 luglio all’Anfiteatro Unical di Cosenza e il 19 luglio in piazza del Popolo a Reggio.
Lo Stefano Bollani Quintet, è una inedita formazione che riunisce cinque straordinari talenti musicali, ciascuno con una visione artistica originale e una carriera d’eccezione. Insieme a Bollani in Calabria ci saranno Jeff Ballard alla batteria, Larry Grenadier al basso, Vincent Peirani alla fisarmonica e Mauro Refosco alle percussioni. Reduce dal successo del programma tv di Via dei Matti numero zero, Bollani torna con una nuova stagione di concerti e oltre 30 date da giugno a settembre nelle principali rassegne musicali italiane, fra cui Umbria Jazz, Festival dei Due Mondi di Spoleto, BOP – Beats of Pompei e Ravenna Festival. Per non parlare del nuovo libro, del ventennale per la Casa del Jazz di Roma, del “duello” con Alessandro Baricco per Novecento e tanto, davvero, tanto altro. Lo abbiamo raggiunto per poter conversare e farci raccontare il suo pensiero.
Otto nuovi progetti e soprattutto un nuovo tour con un nuovo quintetto al debutto e 5 musicisti che hai definito una sorta di dream team. Come è nato questo progetto?
«Tutto è nato dalla voglia di scrivere nuova musica, di avere musicisti favolosi che la suonino e quindi li ho scelti uno ad uno. Con Larry (Grenadier) e Jeff (Ballard), contrabbasso e batteria, suonano insieme da tanto. Per il resto il gruppo è piuttosto inedito, però c’è sezione ritmica che è solidissima. Oltre a loro due c’è Vincent Peirani alla fisarmonica, che è un mostro di bravura impressionante, e poi abbiamo anche Mauro Refosco che è l’unico del gruppo con cui io non ho mai suonato, un batterista brasiliano fantastico».
Tu sei sicuramente un musicista eclettico che percorre progetti e generi diversi tra di loro, da vai dal jazz alla classica, passando per il pop. Qual è la molla che ti spinge in questo percorso?
«Sicuramente la curiosità è la molla che mi spinge a divertirmi sul palco, nei dischi e nelle cose che faccio. Perché se mi diverto io c’è una possibilità che si diverta anche il pubblico, se non mi diverto io invece no»
E che cos’è la curiosità per Bollani?
«Credo quella voglia di fare sempre musica diversa, soprattutto di fare musica che vive nel presente. La curiosità di sapere che cosa succede se io, Jeff, Larry, Mauro e Vincent entriamo in una stanza e cominciamo a suonare. Curiosità dell’ignoto ma anche la curiosità per la bellezza, perché tu nel momento in cui metti in piedi un gruppo del genere, sai già che ci saranno cose molto belle».
Tu sei anche uno scrittore, un conduttore televisivo di uno show molto bello. C’è un fil rouge che lega tutte queste attività?
«Oltre alla mia curiosità, come abbiamo detto, potrei aggiungere che la voglia di comunicare, la gioia che si prova con la musica e con la letteratura e con l’arte, con il bello, con l’amore, penso che sia soprattutto questo. Per cui scrivere un libro, fare un programma TV e radiofonico, andare, fare teatro, eccetera sono tutti mezzi diversi, strumenti diversi per fare la stessa cosa. Io lo trovo molto coerente».
Come è stata l’esperienza della tv?
«Innanzitutto, è stata talmente bella che la rifacciamo e a ottobre ricominciamo e con la quinta edizione. Non ci pensavamo assolutamente. Sembrava adatto per terminare subito, come una chicca diciamo; invece, si è affermato e siamo molto contenti perché è un modo per parlare a tutti quanti della musica. Questo programma parla a tutti perché ci sono le famiglie riunite a tavola che ci guardano e siamo molto contenti di questo. Anche la durata, secondo noi, è perfetta, perché così breve arriva in un colpo e poi ti lascia la voglia di musica».
Noi abbiamo note, parole, immagini. Che differenza c’è tra loro, soprattutto nella scrittura?
«Questo è un domandone! Le differenze ci sono anche nei singoli progetti musicali, quindi figurati fra una musica e un libro. Ti faccio un esempio, io se suono in Piano Solo, sono solo in dialogo col pubblico, me stesso e gli spiriti, ma diciamo, gestisco la materia da solo e la porto dove voglio e sono il responsabile. Se scrivo una colonna sonora sono, nel mio modo di vedere, al servizio della creazione artistica di un altro e io voglio che il regista sia felice perché io lo sto aiutando a mettere in scena una cosa che riguarda lui. Se faccio un programma televisivo siamo in 35 a lavorare in quello studio e lo scriviamo insieme. Io e Valentina (Cenni) prima di tutto che è l’autrice, ma ci sono tante persone che ci lavorano. Scrivere un libro è ancora diverso. Lì sei davvero da solo. Non c’è neanche il pubblico di cui parlavo prima, quando fai concerti. Sono tutte, quindi, esperienze completamente diverse come attitudine che devi avere. E questo a me piace molto perché io così ogni sera, ogni giorno sono coinvolto in un progetto in cui devo dare un apporto di tipo differente. C’è sempre un fortissimo cambiamento».
A questo punto ti devo chiedere cos’è il cambiamento per Stefano Bollani?
«È la possibilità. Di suonare diversamente, perché tu in un locale, in un teatro all’aperto puoi suonare lo stesso pezzo, ma viene completamente diverso. Una questione non solo di suono, ovviamente, ma è una questione ambiente, non è possibile che tu non venga influenzato. Dal prato verde che è sotto il pianoforte o dai palchetti che vedi nei teatri italiani. Non so se riesco a spiegarmi, magari perché noi musicisti non abbiamo il vocabolario giusto per parlare a tutti se non quello delle note. Oppure perché ci sono cose che non si esprimono. Non le ho mai sentite esprimere bene dal musicista perché sono troppo personali e non ne siamo molto consapevoli. Mi viene in mente come quando parlo coi giornalisti che nei miei pezzi si sente l’eco di Bill Evans. A posteriori, da analista me ne rendo conto, ma quando suono no. Credo sia il bello dell’improvvisazione, l’inconscio che esce fuori».
Pensi che la musica abbia ancora la sua spinta propulsiva?
«Guarda Jeff mi ha ricordato una cosa che Bill Matthews, il batterista, diceva, cioè che tutto quello che noi musicisti dobbiamo fare è mantenere il “canale pulito”, perché la musica arriva da Dio. In questo caso Billy parlava di Dio, ma può essere comunque un assoluto superiore. Noi siamo solo dei veicoli e quello che dobbiamo fare è mantenere il canale pulito. Oggi anche i giovani possono ascoltare musica meravigliosa, abbiamo tutte le possibilità, quello che c’è da fare è proprio mantenere il canale pulito».
Il Quotidiano del Sud.
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